La notizia che una delle più vecchie associazioni piemontesiste, il “Sol ëd j’Alp”, ha cessato di operare, mi ha profondamente addolorato.
Attivissimo quando era vivo il suo fondatore Gioanin Ross, il sodalizio biellese ha pubblicato per anni un giornale tutto in lingua piemontese che fin dal titolo di “Tron e lòsna” (tuoni e lampi) annunciava una riscossa culturale (“sturm und drang”), aveva per emblema il sole delle Alpi, organizzava corsi nelle scuole e affollate conferenze. Ora è tutto finito.
Qualche settimana fa ha gettato le armi anche un altro gruppo che, nientemeno, proclamava di essere la fortezza indomita della piemontesità, e prima ancora il giornale “Alp” ha cessato le pubblicazioni spiegando di non avere problemi di soldi ma di non ricevere più articoli e collaborazioni. A Torino, le poche e boccheggianti associazioni culturali vengono schiacciate dal predominio dei pagliacci che confondono identità piemontese con sabaudismo, contrabbandando il peggior nostalgismo.
Siamo alla frutta? La responsabilità di questa deriva è ovviamente dei tanti personaggi equivoci che in questi anni hanno abilmente seminato zizzania, sparso a piene mani il seme del dubbio, fomentato litigi e dissidi, impedito con ogni mezzo la formazione (la rinascita) di un movimento politico autonomo e indipendente.
Non meno gravi le colpe delle forze politiche istituzionali.
Fino a qualche anno fa, grazie a una legge regionale fortemente voluta da Anna Sartoris che rappresentava l’“Union Piemontèisa”, venivano finanziati decine e decine di corsi di lingua e cultura piemontese nelle scuole, che oggi non ci sono più. In vista delle elezioni, certi politicanti chiamavano a raccolta i creduloni rappresentanti delle associazioni e promettevano grandiose azioni a sostegno della nostra identità linguistica, raccattavano qualche voto e poi non facevano niente.
Alle ultime votazioni, ha prevalso lo schieramento di Destra, dove la fa da padrone il gruppo politico che sbraita “prima gli italiani” e al contempo si proclama ipocritamente “piemontesista” dopo essere stato per anni “padanista”, creando ad arte confusione e disorientamento. I nuovi governanti si sono spesso esibiti come strenui difensori dell’autonomia regionale e hanno spiegato a noi poveri villici che i previsi accordi di vertice con Roma porteranno a un vero autogoverno e ci sarà benessere e prosperità per tutti.
In realtà, non c’è autonomia se nelle scuole imperversano gli insegnanti venuti da fuori, se i programmi scolastici non sono rispettosi della nostra autentica storia e soprattutto se non si insegna a tutti (anche agli immigrati!) la nostra lingua regionale, indice sintetico della nostra “nazionalità”.
Ë anche perché sanno che nessuno alza la voce a nome del nostro Popolo colonizzato. La “piemontesità” é alla fine ?
Il disastro è ovunque, a Monaco ci sono scritte bilingue, monegasco e francese, in Piemonte nessuna eppure il piemontese è una lingua, riconosciuta come tale (tranne che dallo Stato italiano per ovvi motivi….) più antica dell’italiano. In Liguria c’è una televisione che fa parecchi programmi in genovese, con bambini che lo parlano, insegnamento di parole antiche e desuete. Lo stesso accade in Corsica, con un telegiornale in lingua corsa su France3, e programmi vari di cultura e lingua corsa. In Piemonte c’è il nulla, non viene neppure insegnata la lingua nelle scuole, la stampa di testi in piemontese è in agonia, sembra quasi che la gente si vergogni della sua lingua e della sua cultura, complici e responsabili gli occupanti italiani e la loro propaganda nelle scuole fin dalle materne. Addirittura ci sono gruppi facebook che invitano a scrivere scorrettamente il piemontese e ribadiscono ogni tre per due che è un dialetto (italiano ovviamente) e rimarcano le differenze di vocaboli tra un paese e l’altro senza pensare che sono ben inferiori a quelle che passano tra l’inglese britannico e quello americano….
Quando sparisce una testimonianza d’identità è una perdita secca e un impoverimento per tutti!
Immensa tristezza…