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“napoletano” insopportabile quando cita il “senso dello stato”

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orlandidi MATTEO CORSINI

In prima pagina dell’inserto domenicale del Sole 24 Ore si trova una rubrica, dal titolo “Memorandum” a firma del direttore, Roberto Napoletano. Domenica 31 gennaio Napoletano ha dedicato il suo pezzo ai servitori dello Stato dell’Agenzia delle entrate, dopo aver partecipato a una cena e aver avuto come commensale il direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi.

Napoletano inizia così: “Quasi le scappa una lacrima a Rossella Orlandi, ma quando ripete («le mie donne e i miei uomini») la voce è ferma, gli occhi si muovono come una pallina da flipper, vengono fuori senso dello Stato e caparbietà: «Noi abbiamo la coscienza a posto, direttore, siamo orgogliosi del nostro lavoro, oggi posso affermare con tranquillità che all’agenzia delle Entrate la squadra c’è, tiene botta a tutto, la macchina funziona perché le mie donne e i miei uomini si muovono insieme». Si ferma, quasi di scatto, poi con lo stesso impeto naturale: «Vorrei che si sapesse che quel signore che ha fatto pagare 300 milioni alla Apple per nove mesi ha preso un treno regionale Milano-Torino due volte al giorno perché con 1600 euro di stipendio non poteva pagare il biglietto di un Frecciarossa o di un Italo, questi sono gli uomini della agenzia delle Entrate, la più moderna e dinamica tra quelle europee, che qualcuno si ostina a voler ritenere un pezzo di ministero o a dipingere come una persecutrice di famiglie e di piccoli, indifesi artigiani»”.

A giudicare dalla parole di Orlandi parrebbe che la parte debole, nel rapporto tra Agenzia delle entrate e il cosiddetto contribuente, siano le sue donne e i suoi uomini, come ama definirli. Peccato che non vi siano riscontri fattuali di tutto ciò. E che, in effetti, famiglie e artigiani siano sovente perseguitati dal fisco. O tutti i fatti di cronaca (a volte, ahimè, cronaca nera) che si susseguono di anno in anno sono inventati?

Orlandi sottolinea che il signore che ha fatto pagare 300 milioni alla Apple percepisce uno stipendio di soli 1600 euro. E allora? In primo luogo, non è obbligatorio lavorare all’Agenzia delle entrate. Se uno ritiene che lo stipendio sia troppo basso, può cercare un altro lavoro, per esempio lavorare per uno studio professionale che si occupa di tematiche fiscali, se preferisce rimanere in tema. In secondo luogo, ci sono una moltitudine di persone che, per uno stipendio simile o inferiore, hanno un posto di lavoro molto meno garantito di un signore che lavora all’Agenzia delle entrate. Per di più producendo beni o servizi che qualcuno volontariamente acquista, non imposti dallo Stato (mai come in questo caso la parola imposizione è d’obbligo). Insomma, ci sono persone che vivono grazie ai “mezzi economici” e non ai “mezzi politici”, come avrebbe sostenuto Franz Oppenheimer.

Napoletano, però, evidentemente è rimasto ammaliato dal “senso dello Stato”. Prosegue così: È alla mia sinistra la “direttora” seduta intorno a un tavolo di giornalisti e esperti del Sole riuniti per la consueta cena di Telefisco, saremo una trentina, e mi colpisce perché si ferma di scatto, alza gli occhi al cielo, e butta lì: «Prima ci hanno dato uno status privatistico, poi la Consulta ha annullato tutto, ma in mezzo ci sono storie personali e familiari, il rischio forse scongiurato di un clamoroso passo indietro». È come se ti dicesse: ma in che Paese viviamo? È possibile che si devono sempre bollare e gettare nel panico tutti quelli che fanno bene? Risento la voce e trascrivo a memoria: «Seriamente parlando, vi pare una cosa che abbia un senso? Io sono un dirigente generale dello Stato e sono carrarina, non mollo perché sono di marmo duro, si rassegnino. Anche perché noi, quelli della squadra, siamo i migliori al mondo e non abbiamo accanimento, sappiamo quello che è successo in questi anni e ci guida un forte senso etico, abbiamo fatto il record degli incassi nonostante mille interruzioni obbligate, mai si erano raggiunti risultati simili. C’erano le beghe politiche, ci sono tutte le beghe politiche del mondo, mille intralci di ogni tipo, e noi ci siamo arrangiati, non abbiamo fatto una piega, siamo diventati l’agenzia fiscale che è finita in prima pagina sul Times perché ha fatto quello che nessuno è riuscito a fare e oggi portiamo tutti lo scudetto nel cuore».”

Orlandi si riferisce alla nota vicenda dei dirigenti assunti senza concorso, decaduti a seguito di una sentenza della Corte costituzionale. Credo che quelle siano beghe interne allo Stato, e ditemi pure che sono cinico, ma proprio non riesco a intenerirmi nel leggere lo sfogo della “direttora”. E se loro hanno avuto “mille intralci di ogni tipo”, pensino per un attimo solo a quello che vive mediamente un cosiddetto contribuente, che oltre a dover pagare le tasse deve pure impazzire per farlo. Pensino a quante volte una circolare del’Agenzia che dovrebbe contenere chiarimenti per un adempimento è arrivata a poche ore dalla scadenza fiscale, lasciando peraltro altri punti da chiarire. E questo per fare un solo esempio.

Certamente sarà in primo luogo colpa del legislatore, ma chiunque abbia a che fare con l’Agenzia delle entrate sa benissimo che la vita del pagatore di tasse non è certo resa più semplice dal loro operato. Almeno evitassero di sfoggiare un pessimo mix di orgoglio e vittimismo. Il resto del Memorandum ve lo risparmio.

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2 COMMENTS

  1. C’è anche di peggio. L’Agenzia delle Entrate si scrive pure le norme da sola e cambia le regole del gioco in corso di partita. Il legislatore in materia fiscale da tempo non è più il parlamento, gli onorevoli non hanno la preparazione tecnica per capirci qualcosa. Le norme arrivano direttamente dall’Agenzia delle Entrate e gli yes-men le votano e zitti. Sarà per il senso dello stato …

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