di PAOLO L. BERNARDINI
Anthony Hecht, The Venetian Vespers, 1979 – Vespri veneziani
Lights. I have chosen Venice for its light,
Luci. Venezia, l’ho scelta per le sue luci
Its lightness, buoyancy, its calm suspension
E la leggerezza con cui galleggia, la calma in cui è sospesa
In time and water, its strange quietness.
Nel tempo, sull’acqua, la sua quiete, strana.
I, an expatriate American,
Io, un americano che vive lontano
Living off an annuity, confront
Da casa, in pensione, mi vedo davanti
The lagoon’s waters in mid-morning sun.
Le acque della laguna, nel sole a mezzo del mattino
Palladio’s church floats at its anchored peace
La chiesa di Palladio, ancorata nella sua pace
Across from me, and the great church of Health,
Davanti a me, e, grandiosa, la Salute
Voted in gratitude by the Venetians
Che grati consacrarono, i veneziani
For heavenly deliverance from the plague,
A Dio che infine li liberò dal male
Voluted, levels itself on the canal.
Con le sue volte si adagia pareggiandosi canale
Further away the bevels coil and join
Mentre più lontano gli angoli si fondono, si incontrano
Like spiraled cordon ropes of silk, the lips
Come cordami a spirale, di seta, labbra
Of the crimped water sped by a light breeze.
Di acqua incurvata, mossa appena da una brezza leggera.
Morning has tooled the bay with bright inlays
Il mattino ha cesellato la baia di intarsi luminosi
Of writhing silver, scattered scintillance.
D’argento ritorto, uno scintillio sparso qui e là.
These little crests and ripples promenade,
E queste piccole creste, ondine, passeggiano
Hurried and jocular and never bored,
In fretta, scherzose, non mai annoiate
Ils se promènent like families of some means
Ils se promènent come famiglie borghesi
On Sundays in the Bois. Observing this
Di domenica al Bois. E osservando tutto questa
Easy festivity, hypnotized by
Semplice festa, quasi ipnotizzato da
Tiny sun-signals exchanged across the harbor,
Da piccoli segnali di sole che si alternano, baluginano nel porto
I am for the moment cured of everything,
Per un momento sono libero da ogni male
The future held at bay, the past submerged,
Il futuro trattenuto nel porto, e il passato, sommerso
Even the fact that this Sea of Hadria,
Perfino il fatto che questo Mare di Adria
This consecrated, cool wife of the Doge,
Questa sposa del Doge, fredda ed astuta
Was ploughed by the merchantmen of all the world,
Fu arata e coltivata dai mercanti del mondo, il mondo intiero
And all the silicate fragility
E tutto la fragilità di silicio
They sweat for at the furnaces now seems
Che sudarono nelle fornaci mi pare ora
An admirable and shatterable triumph.
Un trionfo ammirevole, fragilissimo eppure.
They take the first crude bulb of thickened glass,
Prendono il primo bulbo grezzo di vetro addensato
Glowing and taffy-soft on the blow tube,
Bollente, e morbidamente fluente come mou nella canna del soffio
And sink it in a mold, a metal cup
Poi lo immergono nello stampo, una coppa di metallo
Spiked on its inner surface like a pineapple.
Perforato come un ananas nella sua pelle più profonda
Half the glass now is regularly dimpled,
E a mezzo il bicchiere ora è regolarmente incavato
And when these dimples are covered with a glaze
E quando queste cavità sono coperte dallo smalto
Of molten glass they are prisoned air-bubbles,
Del vetro fuso, diventan bolle d’aria, imprigionate,
Breathless, enameled pearly vacancies.
Vuoti smaltati in forma di perla, cui manca il respiro.
——————————————————————
Anthony Hecht (1923-2004) è stato uno dei maggiori poeti statunitensi del Novecento, nato a New York e morto a Washington dopo una vita intensa di viaggi, insegnamento (a Rochester), e soprattutto scrittura. E, nella scrittura, soprattutto poesia.
A Venezia ha dedicato una raccolta di poesie, The Venetian Vespers, nel 1979, che lo ha consacrato come splendido, difficile cantore del mondo lagunare, in una teoria di autori che parte, se non da Shakespeare, da Byron, con il Childe Harold’s Pilgrimage. I versi tradotti sopra fanno parte della poesia più lunga della raccolta, un vero poema intimistico di centinaia di versi. La raccolta è stata tradotto da D. Abeni per L’Obliquo Edizioni di Brescia, nel 2012 (di cui non non ho potuto tenere conto per questa mia traduzione – VEDI QUI.
Si tratta di versi estremamente complessi nella loro apparente semplicità, che ci portano dalla contemplazione della laguna da Piazzetta San Marco, dove lo sguardo spazia da San Giorgio Maggiore alla Salute, fino ad un salto apparentemente illogico nelle vetrerie di Murano, ove viene descritto sommariamente il processo di creazione del vetro artistico. Forse il senso di soffocamento della bolla d’aria – come una perla, un vuoto “di perla” più che semplicemente “perlato” – catturata per sempre dentro il vetro, così claustrofobico, racchiude il destino di Venezia, nel contrasto con quell’infinita apertura dei suoi mari arati come campi dai mercanti di tutto il mondo.