di GIANLUCA MARCHI
Ho scritto di recente che l’Italietta è un paese senza futuro, destinato, così com’è, alla serie C nel consesso internazionale e sotto il commissariamento della Troika o di chi per essa. Ho concluso che bisognerebbe buttare per aria tutto per sperare di dare uno spiraglio alle comunità territoriali che ancora sperano in un futuro decente, ma quando la maggioranza dei cittadini si renderà conto di ciò probabilmente sarà troppo tardi.
Troppo pessimista? Per alcuni magari sì, ma sono più di trent’anni che per professione mi occupo di politica, con annessi e connessi, e sinceramente in questi tre decenni ho constatato solo una progressiva deriva del Paese. La salita alla ribalta di Bossi e della Lega ci avevano dato qualche speranza che il sistema italico potesse essere scardinato, ma dopo quella fiammata le cose sono continuate come prima, peggio di prima. Oggi come oggi, se devo dire fino in fondo quello che penso, non riesco a individuare un soggetto politico capace di ribaltare il tavolo. Ripongo solo qualche speranza sul fatto che il referendum per l’indipendenza del Veneto, se si riuscirà a celebrarlo, possa innescare un effetto domino capace di disgregare progressivamente uno Stato ladro e marcio. Staremo a vedere. Noi del MiglioVerde tifiamo perché si produca uno scenario del genere.
Nel frattempo, a conferma che la condizione italica – come ha scritto su queste colonne Costantino de Blasi – appare prigioniera di un tunnel infinito del quale non si riesce mai a vedere la fine, tempestata com’è da dati quotidiani che certificano il perdurare della crisi e del declino inarrestabile. E ciò nonostante l’ottimismo elettoralistico profuso a piene mani dal pifferaio florentino che, bisogna ammetterlo, è riuscito a incantare un sacco di gente. E mentre la nave affonda – che da un certo punto di vista non sarebbe forse nemmeno un male – il pifferaio e i suoi sodali (non parlo solo del Pd, ovviamente, ma di una classe politica disperata) si accapigliano intorno alla “fondamentale questione” del nuovo Senato. Ci raccontano – e in molti sembrano crederci o forse vogliono solo crederci perché anche loro in preda all’angoscia e alla disperazione – che una volta fatto dimagrire Palazzo Madama, e trasformato in assemblea non elettiva o a elezione indiretta – l’Italia sarà pronta a ripartire con tutte le sue forze. Sì, ripartire a grandi passi verso il pozzo finale…
E’ una situazione persino ridicola, se non fosse tragica. E sotto questa pantomima, si consuma un ritorno in forza al centralismo statale, unica strada per garantire alla classe politica e burocratica centralista una sopravvivenza dorata alla faccia di tutti gli altri. Volete l’ultima? Nel 2013 la Camera dei deputati ha tagliato 4 milioni di euro su un bilancio di un miliardo: una presa per il culo!
IL PRODOTTO INTERNO LORDO DEI PAESI DEL G8
in questo giochino ridicolo si inserisce a pieno titolo anche grillo, che ha sintetizzato tutti i mali dell’italia nei costi della politica: se anche riuscisse nel suo scopo, mandarli a casa tutti, e se anche da domani tutta la politica in italia costasse ZERO, si risparmierebbero qualche miliardo di euro, credo 4, mentra la Padania a statuto ordinario se ne vede rubare 100 ogni anno: per me il problema dove vanno a finire gli altri 96?
All’ingresso del nuovo senato campeggerà il motto : “Hasta la miseria, siempre”!