Che con un’enfasi e una retorica che si credeva ormai sorpassata non passa giorno che ci si appelli all’unità nazionale, alla “nazione italiana”; e proprio in questi giorni si deve registrare l’ultimo appello del presidente del Consiglio Gentiloni.
Ma è davvero esistita ed esiste una nazione chiamata Italia? Dobbiamo accettare come dogma di fede tale definizione?
La mia domanda è sicuramente provocatoria, anche perché il dibattito, il confronto su questi temi e sulla differenza fra il concetto di Stato e quello di Nazione è pressoché nullo. Vediamo allora di cercare di razionalizzare il ragionamento. Aldo Gabrielli nel suo dizionario definisce la nazione come “complesso di individui avente una origine comune, spesso comuni la lingua, la storia, la religione, i costumi, sia esso o non politicamente unito”. E già qui nascono le prime perplessità…
Che cosa io, io veneto, in comune con un tirolese di Sterzing/Vipiteno, con un valdostano di Courmayer, con un sardo di Decimomannu, con un siciliano di Canicattì? L’origine? Non mi pare. La storia? Non se ne parla nemmeno, i costumi lo stesso, la lingua? Ecco, da un po’ di tempo parliamo la stessa lingua veicolare, l’italiano (io comunque penso sempre in veneto e, quasi sempre, parlo in veneto).
Ma anche qui fa pensare che nel 1861, quando fu compiuto il primo censimento nel Regno d’Italia (il Veneto non era ancora stato annesso) , “gli italofoni (cioè coloro in grado di esprimersi in italiano) erano, fatta eccezione di Roma e della Toscana, l’8 per mille della popolazione, vale a dire 160 mila individui dispersi in una massa di 20 milioni di abitanti” (Tullio de Mauro – Storia linguistica dell’Italia unita). E questo la dice lunga sul processo forzato di italianizzazione, di standardizzazione, di massificazione che è stato portato avanti dall’unità d’Italia, distruggendo un patrimonio di lingue, costumi, tradizioni forse unico in Europa.
Queste considerazioni portano ad una conclusione molto semplice (molto modesta e molto personale, se si vuole): l’Italia non è una Nazione ed è invece uno Stato sovranazionale, all’interno del quale vivono vari popoli (veneto, sardo, siciliano, sudtirolese ecc.). Stato sovranazionale come la Gran Bretagna, dove troviamo inglesi, scozzesi, gallesi, nordirlandesi), Spagna (catalani, baschi, castigliani) ecc.
E quanto sta accadendo in Catalunya ci dimostra quanto sia in crisi lo “stato-nazione”: un concetto equivoco sul quale, soprattutto in Italia, c’è stata da parte della cultura dominante la volontà di non uscire da questo equivoco.
Un concetto che ha trovato soprattutto nel periodo fascista l’attuazione più dura e sistematica che si riassumeva e si riassume con “un popolo, una lingua, una storia”, un motto che dopo mezzo secolo è stato fatto proprio dalla cultura di sinistra con la nascita di un “nazionalismo di sinistra” del quale avremmo fatto volentieri a meno.
E’ tempo di superare tale pensiero sostituendolo con “più popoli, più lingue, più storie, più identità all’interno dello stato italiano” ed è emblematico come la prima delega che la Regione del Veneto chieda a Roma sia proprio quella della pubblica istruzione: da qui potrà nascere un Veneto più orgoglioso della propria storia e della propria identità, più moderno, più europeo.
Si fa confusione e si continua nell’equivoco, il nazionalismo è una fede e ci crede chi vuole crederci.
La Nazione italiana esiste per chi ci crede. Questa fede è iniziata nel 1800 a seguito del giacobinismo ed è iniziata nel triangolo Torino, Genova, Milano.
NON esistevano nazionalisti italiani a sud di Firenze.
Oggi esistono tanti nazionalisti italiani, sono quelli che credono nella Italia, e sono tanti.
Il POPOLO italiano NON è mai esistito e più tempo passa e meno esiste. Nella penisola italiana si potrebbero definire tre popoli, i padani, i tosco.marchigiani.umbri e i meridionali, poi siciliani e sardi per conto loro
Questo paese è una assurdità e il catto-comunismo terronico sta distruggendo una unità fatta col sangue e mantenuta con i sacrifici degli idioti che ci credono.
l’unica cosa intelligente sarebbe stata una confederazione, ma nessuno ne vuol sapere nulla. AMEN
Terronico???
Si. La nazione italiana NON E’ MAI ESISTITA, tutt’ora non esiste, anche se fanno di tutto per farla partire dal momento del BIGBANG.
Mi sono sempre meravigliato che l’intellighenzia veneta e non solo, permetta la confu attuale sul termina nazione italiana.
Le bugie passano in verita’ a forza di dirle.
Se pensiamo in che mani mettiamo i nostri BAMBINI…
Dalle materne in poi giu’ bugie per far gli italiani.
Cosi’ basteranno altre due generazioni ed e’ fatta la nazione italiana.
Colpa sempre della testa. (Intellighenzia veneta e non solo).
Auguri…
Poi basta leggere i fatti per capire che stiamo SOCCOMBENDO senza saperlo.
Amen
Cavour sul decentramento regonale ad un autonomista siciliano :
« Il Prof. Emerico Amari, dottissimo giureconsulto com’egli è, riconoscerà, io lo spero, che noi siamo non meno di lui amanti della discentralizzazione, che le nostre teorie sullo Stato non comportano la tirannia d’una Capitale sulle province, né la creazione d’una casta burocratica che soggioghi tutte le membra e le frazioni nel Regno, all’impero d’un centro artificiale, contro cui lotterebbero sempre le tradizioni e le abitudini dell’Italia, non meno che la sua conformazione geografica.
Io ebbi più volte ad esprimere le mie idee su questo argomento al Conte Michele Amari, fratello del Professore Emerico, ed io non ho il menomo dubbio che, quando siano sedati i commuovimenti che alcuni mestatori
s’ingegnano di suscitare rinfocolando le ire personali, sarà facilissimo di mettersi d’accordo sopra uno schema d’organizzazione, che lasci al potere centrale la forza necessaria per dar termine alla grande opera del riscatto nazionale, e conceda un vero auto-governo alle regioni ed alle province» (CC, Liberazione del Mezz., IV, p. 220).
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L’ex Primo ministro delle 2 Sicilie Giustino Fortunato:
« Perché se lo tolgano bene dalla mente i fautori del reclutamento territoriale, i partigiani del decentramento regionale: l’unione spirituale della patria, che è quanto dire la stessa
vita della nazione, resta ancora da fare.
L’unità politica fu una magnifica sorpresa, dovuta, non alla identità etnografica che non esiste, non alla geografia cosi diversa da un estremo all’altro del Regno, non alla storia sempre divisa in due da
quando Roma non signoreggiò più, ossia, dacché la sua posizione topografica non le giovò più a signoreggiare su tutte le terre italiche, — ma alla sola tarda comunanza della lingua, al solo vincolo di una religione rifatta dell’antico ingènito paganesimo; e, quindi, per molti anni ancora la maggior questione d’Italia — io temo — sarà sempre l’Italia stessa, moralmente ed economicamente una.
Troppa distanza di civiltà e di ricchezza corre fra una parte e l’altra del nostro paese… Le idee, che dico ! ,
le bestemmie separatiste non hanno mai avuto come ora terreno più propizio: non mai come ora è stato con maggiore impudenza proclamato insuperabile il dissidio fra l’alta Italia, conglomerato di antichi comuni, di antiche diocesi, di antiche province già annesse o all’impero austriaco od al reame di Francia, e l’Italia meridionale, che è stata bensì signoreggiata da dinastie straniere, ma ha sempre costituito un grande Stato
e italianizzato tutti i suoi dominatori.»
https://archive.org/stream/ilmezzogiornoelo02fortuoft#page/34/mode/2up
Concordo.
E ricordo il bel libro di Salvi.
Il Prof.Miglio ha indicato una strada che nessuno ha avuto il coraggio e la lungimiranza di percorrere.
E temo che per il futuro non cambieranno le cose.
La Lega non conta più un tubo.
E gli altri indipendentisti sono suddivisi e divisi in troppi gruppi.
Infine, non esiste alcun vero liberale originario che possa perorare una causa indipendentista o anche solo autonomista.