Ha del meraviglioso il ministero della propaganda politica italiano. Nell’ultimo lustro, ha raccontato ad ogni fine anno questa storiella: “L’anno prossimo ci sarà la ripresa”. Lo ha raccontato qualche scherano del governo Berlusconi, ma la stessa cosa han fatto gli “Appelius” dei governi successivi.
Quest’anno, hanno leggermente cambiato il ritornello, raggiungendo l’apice del sofisma economico. A volte la raccontano così: “Istat: recessione verso frenata ma la disoccupazione continua a salire in Italia”. Altre volte così: “Timida ripresa nel 2015, ma la disoccupazione ma la disoccupazione non scenderà”. Infatti, il tasso di disoccupazione ha continuato a salire: in ottobre, i dati destagionalizzati hanno evidenziato una crescita di tre decimi di punto rispetto a settembre, raggiungendo il valore massimo di 13,2%, sensibilmente più elevato rispetto alla media europea (11,5%). Tra gli inattivi, inoltre, sono cresciuti coloro che non hanno cercato attivamente lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo (lavoratori scoraggiati, +6,5%).
Tranquilli, di buono c’è che non licenzieranno nemmeno un dipendente pubblico, men che meno i vigili assenteisti del Comune di Roma. Se proprio, vedranno di assumere qualche forestale. Oh, mica me lo sono inventato, nella legge di stabilità sono stati “stanziati 4,5 milioni di euro nel triennio 2014-2016 (1,5 milioni l’anno) per l’assunzione presso il Corpo forestale dello Stato di personale operaio a tempo determinato”. Urrà!!!
Nel frattempo, leggetevi quel che scrive UNIMPRESA:
“Se si pensa che la crisi economica italiana dilaga in Italia ormai dal 2009, le aziende continuano a chiudere, quasi la metà dei giovani non riesce a trovare lavoro dopo aver terminato gli studi, e che i tassi di disoccupazione sono ben più in alto della media europea, non stupiscono affatto i dati diffusi oggi da Unimpresa.
Secondo i calcoli del Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, il totale del’area di disagio sociale comprendeva 9,21 milioni di persone nel terzo trimestre del 2014, rispetto al terzo trimestre del 2013, con un aumento del 5,3%.
Per arrivare agli oltre 9 milioni di coloro che si trovano in una situazione di disagio, si sono sommati i 3 milioni di disoccupati ai lavoratori con contratti a tempo determinato, sia quelli part time (677mila persone) sia quelli a orario pieno (1,74 milioni), ai lavoratori autonomi part time (813mila), ai collaboratori (375mila) e a quelli con contratti a tempo indeterminato part time (2,5 milioni).
Quello che fa molto pensare è che a versare in condizioni di difficoltà non sono solo quelli senza lavoro, ma anche e soprattutto quelli che hanno un lavoro precario, a tempo determinato, senza sicurezza di rinnovo e coloro che pur lavorando, hanno stipendi che non gli permettono di condurre una vita dignitosa”.