di DAPHNE POSADAS
Nell’agosto del 1945, per l’esattezza il 17 agosto, il leggendario autore britannico George Orwell, autore anche di 1984, pubblicò “La fattoria degli animali”, una satira della Russia sovietica in cui gli animali si ribellano al signor Jones e finiscono in una dittatura comunista guidata dai maiali.
La controversa rappresentazione di Orwell della leadership sovietica generò preoccupazione tra gli editori sia nel Regno Unito che in Russia. Nel Regno Unito, la preoccupazione si basava sul fatto che l’URSS e il Regno Unito erano stati alleati durante la guerra e i funzionari britannici non volevano pubblicare alcun testo che potesse turbare le relazioni tra i due Paesi.
Per l’Unione Sovietica, il romanzo aveva diffamato il suo leader supremo raffigurandolo come un maiale. Per proteggere la reputazione di Stalin e preservare il comunismo, il libro fu vietato in Unione Sovietica dopo la sua prima pubblicazione e il divieto continuò fino alla fine degli anni ’80, quando l’URSS crollò.
“La fattoria degli animali” è stato censurato anche a Cuba (dove il governo è arrivato a bruciare copie del libro), in Corea del Nord, negli Emirati Arabi Uniti e in diversi Paesi africani. In Malawi, il ministro del governo Albert Muwalo fu accusato di tradimento e giustiziato nel 1977; una delle presunte prove contro di lui era il possesso di una copia del libro proibito.
L’iconica frase “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri” ha superato le generazioni ed esplica magistralmente le fallacie di qualsiasi governo totalitario che si presenta come opzione politica per il cambiamento.
Se non avete ancora avuto modo di leggerlo, è sicuramente una lettura obbligata.