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Neolingua, cambiano anche il significato del termine “mercato”

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ORWELLdi MATTEO CORSINI

“Il 2016 deve ancora iniziare ed è adesso che si può fare il grande salto a Pechino, passare dal QE alla cinese messo in atto dopo la crisi estiva a un QE come quello di Bce, Federal Reserve, Banca del Giappone. Questo significa passare da un QE con acquisti indiretti a un QE con acquisti diretti di asset più vari e al tempo stesso un QE più trasparente, più vicino alle pratiche standard internazionali, più in sintonia con le regole dei mercati, e quindi più democratico”. Dopo anni di politiche monetarie iperattive in senso espansivo, capita di leggere commenti a quanto accade in giro per il mondo che hanno un che di surreale, per chi cerca di non vedere le cose con le lenti deformanti che sembra indossare la maggior parte dei commentatori. Si prendano a esempio le parole di cui sopra, che ho tratto da un articolo di Isabella Bufacchi sul Sole 24 Ore.

Commentando le (maldestre) mosse delle autorità cinesi nel cercare di sorreggere il mercato azionario, alle prese con la resa dei conti dopo anni di stimoli fiscali e monetari che hanno rigonfiato i prezzi di immobili e attività finanziarie, Bufacchi invoca un Qe più in linea con quello di Bce, Federal Reserve, Banca del Giappone, che, a suo dire, sarebbe “più in sintonia con le regole dei mercati, e quindi più democratico”. In un altro punto dell’articolo, Bufacchi aggiunge: “La Cina inoltre ha avviato una serie di riforme strutturali molto impegnative (le ultime snocciolate dal People’s Daily il 4 gennaio) tali da preoccupare gli investitori in Borsa sul rischio di un contenimento degli stimoli da parte dello Stato per lasciare spazio a un maggior ruolo dei mercati e delle logiche di mercato.”

Per concludere così: “La Cina dichiara di essere seriamente intenzionata a riformare il suo sistema economico e finanziario applicando via via le regole dei mercati e ispirandosi alle best practices. Poi però quando arrivano le forti turbolenze e la Borsa crolla e quando le riforme strutturali destabilizzano il sistema sul breve termine, contraccolpi immancabili in tempi di grandi trasformazioni come sappiamo bene noi nell’Eurozona, le autorità cinesi intervengono con la mano forte pubblica, che genera aspettative distorte e impatti distorsivi (come lo stop alle vendite di partecipazioni azionarie). Meglio allora il QE.”

Ora, la sostanziale differenza tra quanto accade in Cina rispetto a Stati Uniti, Europa e Giappone, consiste nella minore prevedibilità di quanto fanno le autorità fiscali e monetarie. Si tratta solo di un sistema meno trasparente, ovviamente in netto contrasto con le logiche di mercato. Ma ciò non significa che l’operato delle altre banche centrali sia in linea con le logiche di mercato. Il concetto stesso di intervento è antitetico a quello di mercato, proprio perché ogni intervento è diretto a modificare in modo più o meno consistente le dinamiche della domanda e/o dell’offerta.

Ormai è evidente che dopo “liberalismo” e “inflazione” (per fare un paio di esempi), anche il termine “mercato” si sta allontanando dal suo significato originale e autentico. Pare non esserci limite al peggio.

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1 COMMENT

  1. D’altronde ho letto anche da esperti libertari la definizione (in un contesto elogiativo) di capitalismo di stato, applicata sempre alla Cina.

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