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No all’adesione all’ue e alle sue norme, anche in ticino si organizzano

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ticinodi REDAZIONE

“No alla strisciante adesione all’Ue”. È questo il nome dell’associazione apartitica che si prefigge di difendere la sovranità e l’indipendenza della Svizzera, presentata oggi all’hotel Seegarten di Lugano.

L’associazione, che da oggi ufficialmente è presente anche nel nostro cantone, si oppone all’accordo quadro tra la Svizzera e l’Unione Europea che include l’introduzione del vincolo del diritto europeo nelle leggi adottate nel nostro Paese. “La Svizzera non avrebbe più influenza su alcune decisioni”, ha sottolineato Roberto Badaracco, che ha messo in guardia sul riconoscimento da parte della Svizzera della Corte di giustizia europea quale massima rappresentanza giudiziaria. “Di fatto, con questo accordo quadro, entreremmo nell’Ue e nel caso di decisioni non compatibili all’Unione Europea andremmo incontro a delle sanzioni”, ha continuato Badaracco. “La nostra autodeterminazione non sarebbe più tale”, ha detto il copresidente del comitato ticinese.

Orlando Del Don ha parlato della forte esposizione del Ticino al “pericolo” di questa omologazione al diritto europeo da parte della Svizzera. Dopo l’esito del 9 febbraio, Del Don ha osservato come a livello istituzionale e politico, da parte delle forze contrarie all’iniziativa contro l’immigrazione di massa, stiano tergiversando sull’applicazione. Del Don ha ricordato l’impegno dell’UDC affinché nella Costituzione ticinese venga ancorato il principio della tutela del lavoro per i residenti.

Iris Canonica, portavoce della neocostituita associazione a livello ticinese, ha parlato di “un cambiamento di società”, qualora la Svizzera dovesse aderire all’accordo quadro. Un Paese che rischia “l’omologazione a livello istituzione e a un cambiamento interno delle nostre istituzioni”. “Vi immaginate se una votazione popolare dovesse dare un esito diverso da quanto si auspica l’Ue cosa succederebbe?”, ha continuato Canonica, sostenendo che la Svizzera è un paese aperto, contrariamente a quanto viene detto da molti: “Qual è il paese in Europa che ha il 25% di popolazione straniera?”.

“Il cittadino non avrebbe più il diritto di parola”, ha aggiunto Christoph Blocher, presente in qualità di presidente del comitato nazionale. “Gli svizzeri devono rifiutare questo accordo. Sanno che la votazione andrebbe persa, per questo a Berna non ne parlano”, ha continuato l’ex consigliere federale, che ha aggiunto: “Non vogliono il referendum obbligatorio perché hanno paura di perdere”. Blocher ha espresso soddisfazione per la costituzione del comitato ticinese dell’associazione e ha ricordato il risultato nel nostro cantone della votazione del 9 febbraio, che ha permesso di fare la differenza.

Blocher ha sottolineato l’importanza per la Svizzera di rifiutare tutti i contratti internazionali che prevedano un’adesione politica ad organizzazioni sovranazionali come l’Unione Europea. “Noi non siamo sulla luna”, ha detto Blocher, facendo intendere che la Svizzera è a favore agli accordi internazionali di scambio economico, ma l’importante è che non mettano in discussione la sovranità e l’indipendenza politica della Svizzera.

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