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Riletture: non dobbiamo risolvere i casini dell’italia. il problema è l’italia

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di GILBERTO ONETO*

PROblema italiaSbaglia chi sostiene che i problemi dell’Italia si possano affrontare e risolvere tutti assieme. Sbaglia perché non esistono problemi comuni da affrontare, perché il problema è l’Italia.

Il problema è avere messo assieme e insistere nel tenere assieme realtà diverse, incompatibili e spesso conflittuali. L’unità politica dello Stato italiano è frutto di violenza e inganno e ha richiesto 150 di violenze e inganni per essere preservata. È una operazione che è costata alle comunità della penisola un prezzo elevatissimo in vite umane, disagio economico, massacro sociale, privazione di libertà, degrado culturale e annientamento identitario. L’unità forzata e mantenuta è costata due disastrose guerre mondiali, una decina di guerre minori, sconfitte umilianti, un paio di guerre civili, l’emigrazione di massa di popoli autoctoni, l’immigrazione di massa di milioni di foresti invasori, la distruzione dell’economia, la tassazione più odiosa del mondo, decine di stati d’assedio e di repressioni interne, venti anni di dittatura, il degrado ambientale e la devastazione del territorio, e il soffocamento di identità e culture.

Oggi lo Stato ha creato una incrostazione parassitaria che coinvolge milioni di persone: ci sono i mantenuti di lusso e quelli che vivacchiano di welfare e prebende pubbliche, ci sono milioni di piccoli e grandi burocrati che campano di Italia, organizzazioni criminali che campano di Italia, una moltitudine brulicante di parassiti e di pidocchi che sopravvivono aggrappati allo Stato, tutta gente per cui fare il patriota è sempre meglio che lavorare. Purtroppo è una massa che conta elettoralmente e che ha in mano tutti gli strumenti di informazione, di condizionamento (la scuola) e le leve del potere politico, giudiziario e amministrativo.

Tutto questo spiegamento di forze potrebbe non bastare se “gli altri”, quelli che vivono del proprio lavoro e pagano le tasse, quelli che vivrebbero mille volte meglio senza lo Stato italiano, non si fossero fatti convincere, in un caso sciagurato di Sindrome di Stoccolma di massa, che non ci sono alternative, che tutto questo è necessario e patriottico, che si deve lavorare tutti assieme perché i problemi si risolvono tutti assieme. È l’antica menata dell’apologo di Menenio Agrippa, originariamente  inventato per ciulare i plebei, e oggi cantilenato per fregare i ceti produttivi e soprattutto i padani. Questi hanno anche avuto (e ancora hanno) la possibilità di ribellarsi e di sfondare le sbarre della prigione tricolore che li contiene, ma difettano di strumenti culturali e politici e – alla fine – rischiano di essere fregati proprio da alcuni di quelli che si erano proposti come liberatori.  Sostenere oggi di accantonare ogni divisione geo-identitaria e lavorare per risolvere i problemi tutti assieme significa condannare le vittime alla perennità senza speranza del loro ruolo di vittime.

È l’Italia il problema e se non ci si libera delle sue muraglie si morirà italiani, cioè poveri e oppressi. Ma tutti uguali, tutti davanti a una pizza Margherita e guardare il Festival di San Remo o a tifare per la nazionale. Eja, eja, alalà!

Se oggi c’è il problema dell’Euro non è per colpa di quei cattivoni di tedeschi, ma dell’Italia che impedisce alla Padania di competere in maniera efficace sul mercato: alla Padania indipendente l’Euro farebbe un baffo, forse farebbe addirittura del bene.

Se oggi c’è il problema dell’immigrazione non è per colpa di ineluttabili  flussi planetari ma perché il fenomeno è gestito dalla politica, dalla burocrazia e dalla magistratura italiane. È perché essa è addirittura favorita per stemperare le differenze interne, è per “fare gli italiani” in contrapposizione con “diversi più diversi”. È la sciagurata riedizione genocida delle guerre del passato, dell’invenzione di nemici esterni.

Non dobbiamo farci convincere a risolvere i problemi dell’Italia perché l’Italia è il problema.

*Pubblicato il 15 gennaio 2015

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11 COMMENTS

  1. Il nemico esterno esiste e c’è sempre stato, come dire che potremmo decidere autonomamente una volta ottenuta l’indipendenza.

  2. Sono un “sudista” incazzato. Perché da ragazzino mi hanno rifilato guerre di annessione (e di spoliazione) per guerre di liberazione, chiamandole “guerre d’indipendenza”; perché da giovane sono stato turlupinato con la “questione meridionale” in tutte le salse da politici e velinai di basso bordo che alla fine la risolvevano col pannicelli del clientelismo; perché ancora nel 3° millennio sono governato da imbecilli che vogliono “sconfiggere la povertà” per decreto, col reddito di cittadinanza; perché NON VOGLIO ESSERE AIUTATO, MA SOLO LASCIATO IN PACE, mentre la gente attorno a me baratta ogni giorno un pezzo di libertà per il brodino di un effimero “aiutino”. Mi terrorizza la ricorrente promessa del generoso politico di turno: “Non vi lasceremo soli”. Per il breve periodo sono pessimista (si salvi chi può); quanto al lungo periodo,”saremo tutti morti” (magari sepolti dai debiti).

  3. Invito i padani ad uniformarsi a comportamenti, atteggiamenti e usi che i meridionali hanno nei confronti dello stato , del governo, del fisco italiani.
    E’ autolesivo voler fare le persone per bene in un mondo di parassiti e furbi.
    O ci si adegua, o si emigra, i si crepa.

    Io spero, lo ripeto per l’ennesima volta, in un default proditorio e incontrollato, del tutto inatteso e profondo.
    Lo spero perché , concordando con Oneto, l’italia non si aggiusta.
    E’ marcia dalle fondamenta.
    Quindi mi attendo e spero che in seguito ad uno sconvolgimento importante, riguardante anche gran parte dell’europa, si possa ricostruire su basi più solide, basi costruite da sudditi liberati e incazzati che siano finalmente consapevoli di sé stessi e del significato di libertà ed autodeterminazione.

    Tanto possono fare i ceti produttivi, se determinati e impavidi.
    La sostanza è semplice.
    Fate e vivete da meridionali.
    Piangete e fottete.
    Chiedete , sempre, anche se nulla è dovuto.
    Accampate diritti, piangete miseria.
    Non pagate tasse regolarmente e rimandate a data da destinarsi.

    Un anno di ferma opposizione del genere e l’italia non sarà più un problema.

    Io ho già attuato misure individuali.
    E quindi non parlo a vanvera.

    Gli altri che sono là fuori e protestano a parole, che aspettano a passare ai fatti?

    Deve esser chiaro che da un debito, certamente taroccato nei numeri, di circa ufficialmente 2300-2500 miliardi di euro non se ne esce.
    Con una spesa pubblica corrente incoercibile, numeri anch’essi certamente taroccati, di circa 800 miliardi non si va da alcuna parte.

    Si attende di crepare d’inedia progressiva.
    Allora, molto meglio un potente default che faccia tabula rasa.
    Qualunque sia la crescita programmata, invocata, e mai ottenuta.

    • Un debito di quasi 2500 miliardi di euro ( per trascriverlo in £. ci vorrebbero 16 cifre ) sarebbe pagabile con fatica in non meno di cento anni . Evidente che a questo livello il debito non verrà mai ripagato nella sua forma , ma bensì con una inflazione gigantesca che metterà alla fame il paese.
      Se una soluzione va trovata , sarebbe bene si trovi rapidamente , in modo che fosse possibile ripartire economicamente.
      In realtà con il fardello sulla groppa di uno stato pletorico e fancazzista non ci risolleveremo mai più.
      Il sogno di una nazione del nord sembra fin troppo bello per essere vero !
      Cordiali saluti da Aldo

  4. L’articolo rappresenta una corretta fotografia della nostra situazione e dei relativi problemi.
    E dopo?
    La linea delle palme sta salendo sempre più, e i presunti boscaioli che dovevano creare delle linee tagliafuoco (a parole) si stanno ora impegnando a impiantare e concimare nuovi vivai di palme al sud per poi interrare e innestare al nord, e i risultati li conosciamo bene visto i precedenti 150 anni.
    Sono i nuovi mercanti che promettono datteri a breve termine dopo la semina.

    • Gio ma ti è venuto il pollice verde? comunque per le palme basta una bella motosega come dice ‘l Bepi!!!!!!!!!!!!!!!

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