di MATTEO CORSINI
Sono ormai tre lustri che si assiste ogni volta che il prezzo di Bitcoin sale verso nuovi massimi si moltiplicano gli allarmi bolla, mentre quando le quotazioni scendono vertiginosamente i necrologi abbondano. In molti casi non si riconosce (per ignoranza o malafede) il grande tratto distintivo di questa criptovaluta rispetto alle altre, ossia che la quantità massima che potrà essere “minata” è endogenamente limitata dal suo protocollo.
Peraltro anche nel campo degli entusiasti credo che coloro che sanno cosa sia (o dovrebbe essere) una moneta siano una minoranza. Per lo più chi compra Bitcoin lo fa come lo farebbe con qualsiasi asset finanziario, ossia con lo scopo di ottenere un guadagno dalla salita del suo prezzo.
Non credo che finora Bitcoin possa essere definito moneta, dato che non possiede, tra tutte, la caratteristica principale per esserlo, ossia non è generalmente accettata come mezzo di scambio. Ciò non preclude che potrà diventarlo in futuro, però. Circostanza invece del tutto esclusa a priori dai detrattori, che spesso mescolano argomenti corretti (come il fatto che non sia generalmente accettata come mezzo di scambio) ad altri discutibili. Per esempio che non ha valore intrinseco.
Lo pensa, tra gli altri, Donato Masciandaro, secondo il quale, Bitcoin, non essendo “
né un bene – come l’oro – né uno strumento finanziario – non ha un valore intrinseco. Vale zero. E’ uno strumento molto utilizzato negli scambi? No, se si escludono quelli legati ad i traffici illeciti ed al riciclaggio dei capitali criminali. Mantiene il suo valore nel tempo? Assolutamente no, visto che il suo andamento assomiglia a quello di un vagone sulle montagne russe. Anche l’anonimato non è assoluto, ogni qualvolta si voglia trasformare Bitcoin nelle tradizionali monete di scambio.”
Il concetto di “valore intrinseco” è a mio parere fuorviante. Il valore è sempre soggettivo; l’unica cosa a essere oggettiva è il prezzo di una determinata transazione che riguarda quel bene. Da qui la tendenza, soprattutto nel caso di beni molto scambiati a un medesimo prezzo, a ritenere che quel prezzo rappresenti il suo valore intrinseco (oggettivo).
Il fatto è che quello che oggi è considerato un valore intrinseco positivo, un domani potrebbe diventare zero, per quanto le cicrostanze storiche e attuali portino a considerare l’evento improbabile.
Il richiamo al valore intrinseco è poi a maggior ragione insensato se si ritiene che abbia valore intrinseco diverso da zero il denaro fiat. E questo pare essere il pensiero di Masciandaro, secondo il quale, nel caso di una banconota, “c’è la banca centrale europea che ne garantisce la distribuzione e l’affidabilità, ed il suo potere d’acquisto.” Soprattutto il potere d’acquisto…