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Non esistono bacchette magiche, spiegatelo ai tonti a 5 stelle

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di MATTEO CORSINI

Emiliano Fenu e Sabrina Ricciardi, parlamentari del M5S, hanno predisposto una proposta di legge per agevolare la negoziabilità dei crediti di imposta.

Fenu e Ricciardi ritengono che “considerato che il nostro debito pubblico si avvicina al 160% del Pil, dobbiamo obbligatoriamente porci la domanda se sia possibile reperire ulteriori risorse senza generare altro debito, evitando gli effetti di eventuali, futuri scricchiolii dei mercati.”

Lodevole intento, quello di non fare ulteriormente aumentare il rapporto tra debito e Pil. Ma ecco l’ideona:

Come MoVimento 5 Stelle siamo convinti che l’utilizzo dei crediti d’imposta sia una grande opportunità per aumentare le risorse disponibili all’interno della nostra economia senza alimentare il debito. Partendo dall’introduzione del Superbonus al 110%, che poggia sul principio della libera circolazione e cessione dei crediti d’imposta, la nostra proposta, ufficializzata sul Blog delle Stelle, punta a estendere questa circolazione a tutti gli altri crediti d’imposta di precedente e nuova introduzione…

Anche se Fenu e Ricciardi si affrettano a scrivere che non hanno l’intenzione di creare una moneta parallela all’euro, credo che non sia da escludere che questo sogno di vecchia data farebbe capolino una volta che la circolazione dei crediti d’imposta prendesse piede. Ma poco importa in questo momento.

Non ho nessuna obiezione alla negoziabilità dei crediti fiscali, anche se in primo luogo sarebbe meglio che non si formassero, mediante una riduzione vera delle tasse. Il problema essenziale della proposta è che non raggiungerebbe lo scopo dichiarato, ossia evitare l’aumento ulteriore del rapporto tra debito pubblico e Pil.

Infatti, chi vende un credito d’imposta generalmente lo fa per anticipare la liquidità e tipicamente non riuscirebbe a usare per intero quel credito. Al contrario, chi lo compra lo fa per ridurre il carico fiscale. Questo significa che, con la negoziabilità dei crediti d’imposta, il gettito fiscale diminuisce, a parità di altre condizioni.

Immagino già la replica: l’aumento del Pil determinato dall’emersione delle attività produttive in vista del crediti d’imposta ottenibili finirebbe per aumentare anche il gettito. Storicamente la cosa non ha trovato grandi riscontri empirici.

La via maestra per una sacrosanta, effettiva e duratura riduzione delle tasse resta una sola: la riduzione strutturale della spesa pubblica, che è però incompatibile con i sogni statalizzatori di quasi tutti coloro che chiedono di essere votati dagli italiani, a partire dal M5S. Non esistono bacchette magiche, per quanto siano in molti in Italia a volerlo (far) credere.

 

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