“Anche per quanto riguarda l’inflazione, non ci sono motivi per cambiare. L’Europa ha bisogno di ridurre il suo eccesso di debiti e può farlo attraverso la crescita del reddito nominale (che include l’aumento dei prezzi) oppure attraverso processi di contrazione dei bilanci degli operatori economici. La prima forma di deleveraging è “buona”, l’altra è l’anticamera della deflazione e della recessione”. Quando parla Mario Draghi, solitamente il giorno dopo uno o più economisti italiani ne tessono le lodi sui principali quotidiani.
Nel suo ultimo discorso in pubblico Draghi ha sostenuto che la politica monetaria della Bce va bene così com’è e che non c’è fretta di ridurre lo stimolo, aggiungendo che sarebbe utile una crescita dei redditi nominali. Marco Onado evidenzia che la crescita del reddito nominale contribuisce a ridurre il peso del debito. Onado ricorda che l’eccesso di debito può essere ridotto o mediante la crescita del reddito nominale, oppure mediante la contrazione del bilancio. Se si stesse parlando di un operatore privato, si direbbe che il risanamento può avvenire o aumentando i ricavi, o diminuendo i costi. Nel caso dei debitori pubblici, si possono aumentare le tasse o ridurre le spese. Quasi sempre, però, un privato oberato di debiti si trova in quella situazione perché non è riuscito a far aumentare i ricavi a un ritmo non inferiore a quello dei costi. Nel caso di un debitore pubblico, l’accumulazione di debito è dovuta a un aumento delle spese superiore a quello delle entrate stratificatosi anno dopo anno. In entrambi i casi, ripagare debiti è più semplice se l’aumento dei prezzi ne erode nel tempo il valore reale.
Secondo quanto scritto da Onado (che peraltro è in folta compagnia) il delaveraging mediante inflazione è “buono”, mentre quello mediante una riduzione dei costi non lo è. Il fatto è che nessuna delle due forme è indolore. Semplicemente cambia chi deve sopportare l’onere. Con l’inflazione l’onere è a carico di una moltitudine di soggetti che “non si vedono”, come avrebbe detto Bastiat, mentre con il delaveraging “cattivo” chi sostiene l’onere è maggiormente visibile.
Ma non esistono vie indolori, anche prescindendo da considerazioni di tipo etico.
I numeri sono talmente colossali che ogni rimedio proposto lascia il tempo che trova.
Ormai da questa china non si risale più.
Come dicevano gli operatori di borsa una volta , al peggio non c’è limite.