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Non serve essere libertari per capire l’importanza del decentramento

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di BÁLINT TÁBORSZKI

Lo stato ed i suoi mali sono solo l’ombra proiettata dall’opinione pubblica; è per questo che chi sostiene la libertà ed i liberi mercati pone così tanta enfasi sull’istruzione. Ci concentriamo sulla diffusione di tematiche come il funzionamento del profitto vs. la gestione burocratica, i monopoli di stato vs. la libera competizione, il commercio internazionale vs. protezionismo e così via.

Tuttavia sappiamo anche che un libertario non diventa tale da un giorno all’altro. Se chiedi a chiunque, essi diventano libertari di solito leggendo diversi libri e spesso dopo lunghe conversazioni con chi è già convinto del valore della libertà. In breve, fanno un percorso di conversione lungo mesi ed anni tramite l’apprendimento, la lettura ed il ribaltamento graduale delle loro precedenti convinzioni. Quindi, in quanto “venditori di libertà”, il nostro processo di conversione potrebbe richiedere letteralmente molti anni prima di concretizzarsi. Questo dovrebbe concederci una pausa. Questo perché non possiamo fare passi avanti verso una società libera facendo affidamento esclusivamente sulla guerra ideologica attraverso le argomentazioni.

Ribadisco, queste argomentazioni sono indispensabili per la distruzione ideologica di qualunque tesi statalista, ma non sono sufficienti per un programma positivo per la libertà, specialmente uno che abbia il potenziale per conquistare la maggioranza in una qualsiasi elezione democratica. La soluzione per questo credo che sia porre molta più enfasi nella causa del decentramento. In breve, non stiamo spingendo abbastanza forte sul tema del decentramento politico.

Per ribadire l’argomentazione per il decentramento nel modo più breve possibile: più grande è il livello di decentramento politico in un dato territorio, più facile sarà per la popolazione spostarsi se un governo diventa sempre più tirannico. E dato che i governi cercano di mantenere la propria base imponibile, il decentramento impone un limite naturale al potere dello stato.

Spesso, la premessa di base può essere formulata in questo modo: io e te abbiamo diverse idee su come organizzare la società per raggiungere le condizioni migliori per tutti i membri. Se tu credi che le tue idee porteranno al migliore e più vivibile sistema e se io credo lo stesso riguardo le mie idee, perché non metterle entrambe alla prova? Invece di un sistema politico dall’alto verso il basso, perché non avere una competizione fra libere città, comunità, distretti, stati e contee?

Ognuna di esse sarebbe libera di portare avanti le politiche che ritiene le migliori. Gli altri, vedendo come risultato la crescita degli standard di vita, saranno incentivati da quelli che sceglieranno di seguirli.

Per attuare il programma politico del decentramento serve solo un semplice passo, un semplice emendamento costituzionale che può essere effettuato in ogni paese del mondo: se la maggioranza degli abitanti di un villaggio, cittadina, distretto o città esprimono tramite un libero referendum che si oppongono ad una qualunque legge ratificata dal governo locale, statale o federale, essi devono essere considerati esenti dalla giurisdizione di quella legge.

Non serve essere un libertario per comprendere il valore di un tale programma decentralista. Infatti, questo è probabilmente l’unico programma che ha il potenziale per unire praticamente tutti a livello globale; chi è di destra o di sinistra, capitalista, socialista o qualunque altra cosa in mezzo; tutti in un singolo movimento mondiale decentralista di autodeterminazione, per liberare tutte le comunità, in modo che esse possano modellare la loro società secondo i propri valori invece di vederseli imporre dalla potenza di un leviatano / stato centralizzato.

TRATTO DA QUI

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