“Dobbiamo riconoscere che la ricetta dell’austerità dell’Europa era sbagliata e quella della crescita degli Usa di Obama era ed è giusta”. Non è la prima volta che Renzi sostiene quanto ho riportato. Anzi, lo ripete più o meno tutti i giorni. Ovviamente a lui serve come argomento per ottenere “flessibilità”, ossia la possibilità di fare più deficit, rimandando di volta in volta gli impegni precedentemente assunti in termini di miglioramento dei conti pubblici.
Negli Stati Uniti la ricetta di Obama ha aggiunto circa 9.7 trilioni di dollari di debito federale a fronte di 3.4 trilioni di Pil. Il debito federale è così passato dal 64 al 105.8 per cento del Pil. Nell’area euro, nello stesso periodo (2008 – 2015) il debito è passato dal 64.8 al 91.6 per cento del Pil, a fronte di una crescita nominale del Pil di poco più di un trilione di euro. Numero peraltro zavorrato dalla lunga recessione italiana.
Sarebbe stato meglio fare più debito pur di gonfiare maggiormente il Pil? Un keynesiano risponderebbe affermativamente, senza tenere conto né della storia, né preoccupandosi del futuro. Considerando che, nella sostanza, sia in Europa sia negli Stati Uniti vi è un’economia mista tipica delle socialdemocrazie, credo non ci si allontani dal vero concentrandosi sul differente stadio in cui si trovano le due aree quanto a distanza da un lato dal libero mercato, e dall’altro dal socialismo.
In Europa la socialdemocrazia è stata storicamente più vicina al socialismo di quanto lo sia stata in America, ancorché dall’altra parte dell’oceano si stiano dando parecchio da fare per recuperare il terreno perduto (se così si vuol dire). Non a caso l’economia statunitense era più dinamica prima dell’ultima grande crisi e lo è ancora oggi. Ma sta ponendo le basi per tutti i problemi tipici delle socialdemocrazie con welfare state, ossia sta accumulando passività non contabilizzate che prima o poi diverranno insostenibili nonostante la “generosità” della Fed nel monetizzarle.
Quanto all’area euro, il problema non è stata l’austerità, che peraltro ha riguardato i cittadini ma non lo Stato, non essendo calata da nessuna parte la spesa pubblica. Semmai è stato il tira e molla che ha preceduto gli interventi di salvataggio che ha peggiorato le cose.
Il caso della Grecia è emblematico. Si tratta di uno Stato in bancarotta da anni, che nel 2009 non è stato salvato per non alimentare (almeno a parole) l’azzardo morale, salvo poi intervenire a più riprese finendo con il moltiplicare il costo a carico del resto d’Europa, senza peraltro risolvere alcun problema.
Venendo all’Italia, essendo finora mancata una vera riduzione della spesa pubblica, la pressione fiscale è aumentata e rimane su livelli enormi, checché ne dica Renzi. Nonostante il recente calo della spesa per interessi, schiacciati dal QE, il debito continua ad aumentare e l’economia non riparte. Fare più deficit avrebbe risolto il problema? Uno sguardo indietro lungo i decenni dovrebbe lasciare più di un dubbio. A meno che uno non creda che con Renzi sarebbe stato diverso rispetto al passato.
Ovviamente lo si può credere. Io non lo credo.
Sono i COSTI DI STRUTTURA che vanno ridotti che sono anche , e sopratutto, i costi dovuti allo scarsissimo rendimento del sistema Stato.
Purtroppo penso che chi ci governa non sia politicamente , ma sopratutto tecnicamente, capace di una simile operazione.
In ogni caso i debiti, anche pubblici, vanno pagati prima o poi.
Siccome lo stato non produce ricchezza è evidente quanto sia dannoso che uno stato contragga debito o faccia debito, pur con la complicità delle banche centrali.
Dannoso per chi produce ricchezza e risparmio.
Cioè, per le aziende private e la gente comune.
E poi , non mi pare che più debito pubblico corrisponda a maggiore Pil.
Il Giappone non lo dimostra abbondantemente?
La sostanza è diversa, per me.
Pur di non esser costretti ad ammettere gli errori delle politiche economiche e monetarie , errori che risalgono a molti decenni fa, gli stati alzano la posta con le medesime politiche perniciose , come se si trattasse di una cura omeopatica.
Azzardano perennemente, e non ottengono alcun effetto benefico.
Per quanto riguarda gli Usa , sono avviati verso grandi problemi se perseverano in queste politiche keynesiane.
Leggo gli articoli di Stockman e il sito Lew Rockwell, e mi pare che le premesse per un disastro futuro si stiano assommando.
Magari passeranno anni ma ,in base al buon senso ed alle esperienze precedenti, la strada è imboccata senza possibilità di ritorno.