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Nord, somari che continueranno a pagare (tacendo). grazie al capitano!

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di MATTEO CORSINI

Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti (purtroppo pare di no) che le promesse elettorali non siano credibili. Altrettanto chiaro per me è che nella classifica della non credibilità la riduzione di imposte vinca (sciaguratamente) per distacco rispetto agli incrementi di spesa.

Anche questa ultima manovra di bilancio conferma tutto ciò. Il signor Matteo Salvini, che ha passato la campagna elettorale a promettere flat tax al 15% per tutti quanti e abbassamento dell’età pensionabile, alla fine ha partecipato attivamente alla predisposizione di una manovra assistenziale che butta via decine di miliardi ipotecando ulteriormente un futuro già plumbeo.

Nonostante abbia blaterato in continuazione “non metteremo alcuna nuova tassa”, la fredda realtà dei numeri dice il contrario. E sarà pur vero che anche gli impegni di spesa per pensioni e reddito di cittadinanza risultano ridimensionati rispetto alle promesse iniziali (il che per me è un bene), ma si tratta pur sempre di spesa pubblica aggiuntiva, alla quale si accompagna complessivamente un incremento di entrate che si prospetta ancora peggiore per gli anni a venire.

La conclusione è quindi che la promessa di riduzione delle tasse è meno credibile di quella di aumento di spesa. Che le due cose non potessero coesistere in un bilancio scassato come quello della Repubblica italiana avrebbe dovuto essere chiaro anche a priori, ma ora è fuori discussione che, dovendo scegliere, ogni governante rinuncia alla riduzione delle tasse a favore dell’aumento di spesa.

Almeno lo tenessero presente coloro che una volta votavano per un partito tra i cui slogan antistatalisti c’era: “paga e taci somaro del nord”. Somari che, in gran parte, continueranno a pagare e che pagheranno ancora di più quando questo governo sarà rimpiazzato da chi dovrà cercare di tappare i nuovi buchi prodotti dal “cambiamento”.

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