di MATTEO CORSINI
Anche se in Italia tanti politici si dicono liberali, le linee programmatiche di chi chiede di essere votato sono tante varianti di socialismo.
Da una parte, quella che si autodefinisce centrodestra, per lo più si promettono soldi senza aumentare le tasse, quindi facendo nuovo deficit e caricandolo sulle spalle dei pagatori di tasse in un futuro più o meno prossimo.
Dall’altra, quella che si autodefinisce centrosinistra, si promettono soldi tassando i cosiddetti ricchi. Purtroppo, però, ogni qualvolta una norma fiscale di centrosinistra è stata approvata, pagatori di tasse che non navigano nell’oro hanno loro malgrado scoperto che, per il fisco, erano ricchi.
Per questo l’ennesimo rilancio di Enrico Letta sull’inasprimento dell’imposta di successione ha un suono realmente sinistro.
- “È giusto che chi possiede un patrimonio plurimilionario lasci qualcosa alla società: se viene ridato ai giovani attanagliati dalla precarietà questo è il senso di generazioni che si aiutano.”
Va detto che già oggi l’imposta di successione non è pari a zero, ancorché vi siano soglie di esenzione, soprattutto per i parenti di primo grado, piuttosto elevate. Pare che Letta vorrebbe colpire progressivamente i patrimoni superiori a un milione di euro, con un’aliquota che arriverebbe al 20% superati i 5 milioni. Posto che chiunque abbia patrimoni del genere li impiegherebbe in strumenti esenti da imposta di successione, come già avviene oggi, il gettito sarebbe comunque instabile, a fronte di uscite per i neo diciottenni molto meno volatili. I conti, insomma, difficilmente tornerebbero.
I sinistrorsi a sud delle Alpi insistono sul fatto che l’imposta di successione in Italia sia inferiore che altrove. Peccato, però, che il confronto non sia fatto su tanti altri balzelli, che in molti Paesi sono molto meno esosi o del tutto inesistenti. Quanto all’aiuto tra generazioni, a chi destinare quanto accumulato in vita legittimamente da una persona dovrebbe essere una decisione spettante a costui. Nel caso in cui non lo facesse, i beni resterebbero comunque ai discendenti, che generalmente appartengono a una o più generazioni successive.
Il problema non è di avere generazioni che si aiutino, bensì nel volere stabilire a chi deve andare l’aiuto a prescindere dalla volontà dei legittimi proprietari delle risorse. Il che è poi il vizio genetico del socialismo.