di GILBERTO ONETO
Quando è nella cacca (e cioè quasi sempre), il patriottismo italiano si inventa qualche nemico esterno, qualche fellone che vuole invadere, derubare, vilipendere l’amato Stivale. La parte è toccata in 150 anni a molti: Francia, Jugoslavia, la Grecia cui spezzare le reni, il povero Negus. E come dimenticare la “perfida Albione”?
Il “cattivo” più gettonato però parla tedesco. Da Cecco Beppe in poi, per solida tradizione risorgimentale, i crucchi sono il più feroce e duraturo nemico della patria: per loro qualche pistola si è addirittura inventato la figura del “nemico tradizionale”, all’interno della quale ha infilato di volta in volta austriaci, tedeschi, sudtirolesi e anche qualche svizzero, in pittoresca ma patriottica confusione. É una gigantesca balossata perché nella nostra lunga storia i pericoli più costanti ci sono venuti da sud (romani, saraceni, turchi...) e i vicini che sono venuti a svuotarci il frigorifero sono altri (spagn
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