Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando il barone De Coubertin aveva voluto ripristinare le Olimpiadi sulla base di aspirazioni alla purezza, di onesta competizione e di spirito ludico: per questo erano stati chiamati giochi.
Per un po’ la cosa ha funzionato e alle gare hanno partecipato volonterosi giovanotti, entusiasti dilettanti, in un mondo in cui le attività sportive erano intese come salutare distrazione del corpo e dell’anima: gioie da dopolavoro insomma. Poi qualcuno ha cominciato a vedervi prima un palcoscenico per esibizioni nazionalistiche e ideologiche, e poi un gigantesco business. Le regole sul dilettantismo sono state piano piano aggirate e hanno preso il sopravvento veri professionisti dello sport. All’inizio l’inganno si è pudicamente nascosto dietro l’ipocrita paravento delle società sportive collegate a corpi militari o paramilitari. Sempre meno gente faceva dello sport finito il turno di servizio, ma il servizio era rappresentato proprio dagli allenamenti sportivi. L’apice di questo sistema si è avuto con i regimi comunisti dell’Europa orientale ma nessun paese ne era esente: frotte di capitani, sergenti e colonnelli hanno cominciato a gareggiare in uniforme (a cavallo) o in calzoncini (a piedi). E per vincere non si è più guardato in faccia a nessuno: tutti ricordano certe strane soldatesse della DDR che avevano l’allure delicata dei granatieri di Pomerania. La cosa per i paesi comunisti aveva anche una sua giustificazione nel fatto che lì tutti erano dipendenti dello Stato, militari e non, e che quindi il confine fra dopolavoro e professionismo era piuttosto labile. Anche per concorrere con questo professionismo di Stato, in Occidente si è impiegato l’escamotage delle associazioni sportive militari: sorta di welfare agonistico mascherato.
Poi si è finalmente deciso di lasciare perdere con l’illusione romantica e ingenua del dilettantismo e – complice anche la fine del comunismo – la legge di mercato ha invaso lo sport con griffe, marchi, sponsorizzazioni, pubblicità eccetera.
C’è rimasta una eccezione: l’Italia, l’ultimo paese di socialismo reale in Occidente e fra un po’ nel mondo intero. Mentre le altre squadre olimpiche vivono di mercato, da noi domina la partecipazione statale: è lo Stato che si occupa di sport, medaglie e connesse aspirazioni alla vittoria, e quando capita, esaltazione delle stesse. Tutti i paesi devono avere un comitato olimpico e quindi in qualche modo sovvenzionano la loro partecipazione olimpica ma è rimasta quasi solo l’Italia a dare uno stipendio a una bella fetta dei suoi atleti, prima, durante e dopo le Olimpiadi.
Guardiamo un po’ di numeri.
Quest’anno a Londra sono andati 290 atleti, di questi 183 (il 63%) sono militari, poliziotti o assimilati. Essi sono la totalità delle squadre di badminton, judo, lotta, nuoto di fondo, nuoto sincronizzato, pentathlon, pesi, pugilato, scherma, equitazione, taekwondo, tiro a segno e a volo, triathlon e tuffi. Sono l’87% nell’atletica (il gruppo più numeroso), l’83% nel tiro con l’arco, il 78% nella ginnastica, il 70% nel nuoto, il 68% nel canottaggio, il 64% nella vela, il 50% nel beach volley e nel ping-pong, il 29% nel ciclismo, il 25% nella canoa, e lo 0% in pallavolo, pallanuoto e tennis, che sono i tre sport che non hanno atleti statali. In realtà anche tutto il ciclismo maschile è “privato”. Senza queste ultime quattro discipline “liberiste”, la percentuale di statali salirebbe all’82%: sappiamo per chi fare o non fare il tifo. Di tutti, 136 sono nati in Padania, 129 nel resto d’Italia e 25 sono stranieri o nati all’estero. I meridionali sono più numerosi nel judo, pugilato, scherma, tiro a segno e a volo, e vela. La percentuale di “statali” è molto più alta fra gli atleti meridionali e neppure questa è una novità.
Circa due terzi degli atleti inviati alle Olimpiadi sono perciò pubblici dipendenti che fanno sport per mestiere e che vengono retribuiti dai contribuenti e che lo saranno anche quando avranno smesso da tempo di gareggiare. Gli statali sono così suddivisi: 42 delle Fiamme Gialle (Guardia di Finanza), 30 delle Fiamme Oro (Polizia), 28 dell’Aeronautica, 25 dell’Esercito, 20 dei Carabinieri, 18 delle Fiamme Azzurre (Polizia carceraria), 15 Della Forestale e 5 della Marina. Insomma non si ha a che fare con pubblici dipendenti che dopo l’orario di servizio vanno in palestra o che ottengono permessi speciali per farlo, ma con gente che è pagata per fare solo questo (stipendi, trasferte, extra vari) e che quando avrà finito di gareggiare, avrà uno stipendio a vita: c’è da scommettere che nessuno di loro andrà mai a dirigere il traffico.
É difficile quantificare quanto Pantalone spenda per le paturnie sportive dello Stato italiano perché questi olimpionici sono solo la punta di un costosissimo iceberg che comprende migliaia di atleti, dirigenti, funzionari, oltre che decine di strutture e tutto il resto. Un rapido giro sui siti delle varie organizzazioni sportive apre scenari divertenti e inquietanti su questo strano mondo di atleti in uniforme. Non c’è neppure il più vago tentativo di salvare qualche apparenza, tipo i marinai che fanno vela o i poliziotti la corsa a ostacoli. Anzi si trovano stravaganze come quella delle guardie carcerarie che vincono medaglie in pattinaggio artistico su ghiaccio e su rotelle.
Tutto questo fervore non può che spiegarsi con l’importanza che lo Stato italiano annette al solo vero tipo di patriottismo su cui può contare: quello sportivo, che non è fatto solo di calcio e Ferrari ma anche di Olimpiadi e giochi vari. Questo consente di suscitare slanci nazionalistici e sventolii di bandiere, ma anche di dirottare e distrarre l’interesse della gente in una moderna visione del panem et circenses, dove il panem è sempre più scarso di companatico, e perciò ci si impegna con crescente fervore nei circenses, facendoli ovviamente pagare ai contribuenti sia tifosi che indifferenti. Qualcuno – soprattutto fra questi ultimi – potrebbe farsi prendere dalla voglia di estendere la spending review anche a questa voce di bilancio che si ciuccia un bel mucchietto di milioni ogni anno. Qualcuno potrebbe obiettare che – vista l’aria che tira – i poliziotti starebbero meglio sulle volanti o nelle questure. Il fatto poi che l’Italia abbia il più alto numero di agenti rapportati alla popolazione nel mondo occidentale e un rapporto paritario fra galeotti e secondini non aiuta certo nell’alimentare passioni sportive in chi deve lavorare per mantenere l’intero ambaradan.
Ma sono argomenti egoistici e poco solidali.
Lo Stato non funziona, l’economia va a rotoli e i colori della democrazia stanno sbiadendo? Nessuna paura: quando qualcuno di questi burocrati in tuta vince qualcosa (non capita quanto ci si potrebbe aspettare dall’investimento, ma capita), ci si riunisce tutti commossi e trepidi “a coorte” per sentire l’Inno della Repubblica Sociale e per vedere qualche ragazzotto che esulta avviluppato nel vessillo mazziniano (magari col motto “Benvenuti al Sud”, che equivale al più classico “E sempre sia lodato quel fesso che ha pagato”). E fa bene ad esultare se ha vinto, ma fa bene a farlo anche se ha perso perché intanto prende uno stipendio (cui si aggiungono numerosi altri gadgets e benefit), si diverte ed è sistemato a vita. E poi queste cerimonie commuovono Napolitano, che è un vero professionista del patriottismo. Non come quel dilettante di De Coubertin!
Non ho letto tutto ma posso solo dirvi che i nostri sportivi vestono una divisa solo perchè dovendo allenarsi molte ore tutti i giorni non hanno la possibilità di lavorare e mantenersi!!
Molti di loro avevano un lavoro, ma sono stati convinti a lasciarlo per dedicarsi a tempo pieno alla loro disciplina, logico che di aria non vivono e una pensione dovranno averla pure loro!!!
parlo di sport minori quelli che non prendono i milioni per giocare!!!
Lo stato da la possibilità di avere uno stipendio a gli sportivi che lo meritano è una specie di sovvenzione data alle federazioni di sport meno ricchi quelli, dove lo sportivo, pratica la disciplina perché gli piace e ci crede.
Di fatti quelli che sono militari, sono tutti in sport minori, i quali non portano tanti soldi di ingaggi e sponsor a casa!!
Campriani ad esempio la carabina se l’è dovuta comperare e non costa poco!!!
pensate a quanto guadagna uno, con tiro con l’arco ed ora pensate quanto si deve allenare per arrivare ai livelli di medaglia olimpica!!
Ora invece pensate quanto prendono le società di calcio, in sovvenzioni statali (delle quali non si dice nulla), sono molti di più di 200 stipendi da sergenti!!!
ringraziamo lo stato piuttosto che criticarlo, visto che tiene in vita sport che ci portano tanto lustro e che sarebbero morti senza di lui!!
penso che fare articoli così disfattisti e scrivere le cose a metà sia poco corretto, sopratutto ora che stiamo tirando tutti la cinghia e cerchiamo gli sprechi!!
andiamo a cercare quelli veri e non queste cose facili da colpire che non hanno nemmeno la possibilità di difendersi!!!
Mi sembra il solito articolo che fa denunce assurde solo per distogliere la gente dai veri problemi!!!
Michele
sarebbe bene conoscere con quale pecunia i famigli dei vari atleti pagano il soggiorno a londra , città notoriamente costosa . Tutti assieme appassionatamente sull ‘ aereo andata stanzialità e ritorno gratuito di certo.
ho sentito la jessica ( nome tutto un programma) rossi dire che dedicava la sua vittoria ai terremotati dell emilia. Frase retorica, inconsistente, vuota, inflazionata da parte di una ragazzina che nel cervello ha in rimbombo continuo della polvere da sparo . Pensate come sarà lenitiva questa dedica ai suoi compatrioti.
invece è l’unika ke ha fatto dikiarazioni kondivisibili, alla sua Terra e sua Gente …
lo stato, guardia di finanza carabinieri, guardie forestali possono assumere questi semianalfabeti di atleti che poco sanno della lingua italiana e meno della sintassi, ma mantenerli in carico solo se ottengono evidenti risultati, almeno la medaglia di bronzo nel tempo massimo di sue olimpiadi. In caso contrario a casa in cerca di un posto di lavoro come tutti gli altri cittadini. Voglio vedere quanto varrà un curriculum di un podista o di un tiratore a concorrere per un posto che nulla a che vedere con la loro precedente attività.
Tra l’altro hai citato una disciplina, il podismo, dove in un certo senso si realizza “un’eccezione che conferma la regola” visto che, nonostante lo stato italiano investa molto in questa disciplina, non è riuscito a schierare nessuno dei suoi militari alla partenza della maratona londinese: l’unico atleta che gareggerà per ‘Italia è infatti Ruggero Pertile, atleta veneto che corre per l’Assindustria Sport Padova.
http://www.assindustriasport.it/chi_siamo.php
http://www.assindustriasport.it/sogno_olimpico_minisito/ruggero_pertile.html
Specifico, per chi non seguisse l’atletica, che nel mio precedente intervento mi riferivo alla maratona maschile.
La maratona femminile si è corsa stamattina e ha visto partecipare 3 “azzurre”:
1) Valeria Straneo, piemontese, Runner Team 99, giunta ottava;
http://www.runnerteam99.it/index.asp?P=S&T=Chi%20siamo
2) Anna Incerti, siciliana, Fiamme Azzurre, ventinovesima;
3) Rosalba Console, pugliese, Fiamme Gialle, trentesima.
a me che da fastidio non è tanto sapere che sono pagati per gareggiare, quanto vederli fare i patriottici sul podio e rispondere al telefono a napolitano… che immancabile come la sabbia nel sahara si fa sentire.
che mi disgusta è sfruttare l’evento sportivo per propagandare il concetto di italia, con i miei soldi.
peccato solo che non ci sia mai uno dei nostri che manda a quel paese napolitano, che si rifiuta di prendere il tricolore, di cantare l’ìnno…
per questo Armin Zoeggler è il mio mito, quando gli chiesero perchè non cantasse l’inno italiano rispose con un marcato accetto tedesco “Io non conosco questa canzone!”
L’articolo è molto interessante, ma manca un vero vonfronto con le situazioni di altri paesi, come ad esempio Germania, francia Svizzrea…ecc
Lo stato italia si basa sul principio comunista.
I nomi e i kognomi dei partiti sono da dimentikare, Ignorare sicuramente perche’ servono solo a distrarre.
L’articolo rispecchia la verita’ dato che essa e’ nei fatti.
Replico questa:
Impariamo a leggere i fatti per non soccombere.
Non per avere ragione, ma solo per non soccombere.
AMEN
un pò di statistica grezza : 290 parassiti mandati a londra con la probabilità inferiore al 2% di conquistare una medaglia d’ oro che tutti sappiamo è quella solo che conta , il resto è paccottiglia storica( 5 /290 comporta il 1.7% , sic) Quindi quanto verrà a costare alla comunità una singola medaglia d’oro. Nessuno mai lo dirà dei responsabili nazionali e quei lacchè dell’ apparato che da anni ci vivono parlando di scarpette, medaglie, e altre sciocchezze simili ( piccola droga per un popolo che non si è ancora svegliato). Un vincitore ad olimpia veniva celebrato da pindaro che di poesia se ne intendeva e come compenso veniva incoronato con un diadema di allora. Capiamo la differenza. anche tu stupido stalinista napolitano?
innanzitutto grazie ad Oneto ke ha fatto un eccellente lavoro di ricerka (ke rikiede kapacità ed impegno) fornendoci dati e x%tuali sul barakkone atletiko itagliamolo … inverekondo…
ma non solo kontano i numeri se non anke kome ci si arriva a kuesti numeri e x%tuali, e sopratutto kuelli ke non kompaiono e ke riguardano le diskriminazioni italiane nei konfronti di noi cisalpini.-
Diciamo ke la scelta e selezione degli atleti da inviare alle manifestazioni olimpike è la + cervellotika ke si possa fare e non tiene konto dei valori tradizionali e naturalmente vokazionali delle nostre popolazioni, sakrifikate sull’altare del merd,ionalismo becero razzista italiko ke, al solito motto del Kiagni&Fotti, pretende ekuilibrare l’esito del medagliere (favorevole logikamente a noi cisalpini) inserendo loro atleti, (kol pretesto di ekuilibrare il numero di partecipanti tra nord e sud) spesso mediokri, nella “truppa selekta”, a skapito di molti nostri giovani ke, nell’agone olimpiko, propriamente, potrebbero regalarci ulteriori e migliori soddisfazioni… svilendo kosì l’esito finale del medagliere ke ben diverso potrebbe essere.
In atletika, kome nel volontariato, lo spikkato senso civiko e sportivo cisalpino sovrasta e sbaraglia kuello italiko ke, se non inesistente, è assai ridotto, non sentito nè pratikato …
nello sport akkade la stessa kosa, solo ke, anke kuà, abbiamo l’organizzazione, dal coni a tutte le altre strutture sportive (ministeri, enti e kommissioni inkluse), okkupate e fortemente inkuinate dai soliti parassiti burokrati levantini
(negli uffici ma anke kome addetti allenatori, massaggiatori, parakulati vari di kontorno –giornalisti e kronisti inklusi- … ke assobono kompetenze e sostanze mal riposte e spese)
ke poko spazio danno allo sviluppo, koordinamento organizzativo e kompetitivo giovanile e studentesko ke, karente in italia, potrebbe essere potenziato adeguatamente in Padania, vista la partecipazione massiccia e regolare della nostra gioventù ad ogni tipo di sport e pratika agonistika, karente kuando non inesistente (x karattere e formazione sociale e kulturale) in borbonia…
è notorio ke lo sport amatoriale è di larga diffusione da noi e pressokè inesistente in italia, salvo la Toskana ed alkune poke altre cirkoskritte zone peninsulari…
Tipika la mentalità dei selezionatori borbonici levantini ke hanno inserito la skuadra pugilistika scegliendola tra i napoletani, solo ke kuesti pugili (alkuni judòka, karatisti e lottatori in genere), + ke disciplinati atleti sono dei kapaci gazzarristi, baruffanti e kome si è visto anke nella skuadra degli “spadaccini” maskili, polemisti x vokazione ma di poko strutto e molta dispersione d’energia e risorse ke, altrimenti impiegate (usando altri modi kompetitivi di selezione sportiva ed ampliamento del bacino di pratikanti… specialmente in padania… di grande tradizione), darebbero miglior risultato…
Kapisko ke da noi, oggi, non ci sia grande pratika di pugilato, ma konfondere kuesto sport/disciplina kon la pratika della rissa e violenza spesso gratuita, della komunità italika, x rikavarne, da kuesto karattere e kostume sociale, risorse da immettere nell’arte del pugilato kon pretese d’esito favorevole finale, mi pare arriskiato ed anke sfrontatamente idiota, oltrekè offensivo proprio verso noi, in disistima della nostra gente, ritenuta inetta (seh ! …)
Sulla propaganda TV e strumentalizzazione delle vittorie in senso patriottardo e merdionalista, fatta dalla rai borbonika (sovvenzionata da noi), ostile ai cisalpini, ne parlerò in un successivo msg. dove analizzerò le strumentalizzazioni kui sono sottoposti i nostri atleti vincitori, kuando intervistati (da gronisdi zembre iddaliani, nabboledani e rommani …)
utilizzati, strumentalizzati, indotti kuando non forzati e/o rikattati (prima e dopo la loro selezione alla partecipazione olimpika) nelle loro esternazioni patriottarde spesso lesive proprio, della loro stessa appartenenza komunitaria regionale x non offendere l’orgoglio borboniko_italiko sempre annaspante e “sempre & komunkue vantone in esproprio”…
PS – kosa ha MAI fatto la lega, in kuest’ambito ed a roma, x la nostra gente cisalpina !? … grandi teoremi federalisti, alte strategie strampalate, politike funambolike e bla bla bla ingannevoli ed inutili… nessuna azione… tutti seduti, solo kareghe … xsino la farsa dei ministeri/sukkursale aperti a Monza sono stati solo un’operazione di skrivanie e sedie, emblematika di kuesti “poltronieri” vokazionali 😀
http://www.ondadelsud.it/?p=8114#more-8114
Kiagni&Fotti spa
Il personale non le basta mai!
purtroppo hanno depenalizzato il falso in bilancio 😀
🙂 🙂 🙂
Io sono libertatrio e Venetista: rivoglio la SERENISSIMA!!!!!! E’ condivisibile che anche il sud ricerchi la propria indipendenza originaria; finalmente!!!
E’ notorio che i Savoia hanno decimato la popolazione al sud (ci sono studi storici al riguardo), come è notorio che hanno fatto TUTTE le loro guerre di ESPANSIONISMO + le 2 mondiali nella MIA terra. Anche da noi ci sono stati eccidi: non solo dei Savoia (Io NON li chiamo MAI italiani, nè piemontesi), ma anche degli Austriaci e sopratutto dei ladri e porci francesi. A causa dei Savoia, caro LUCANO, oltre 4.5 milioni di Veneti-Friulani-Istriani sono espatriati in circa 30/40 anni e fonte di questo Stato dicono che siamo stati noi i più numerosi ad aver lasciato la ns. terra. Quindi, se volete capire, abbiamo un bagaglio storico in comune: volenti o nolenti!
Ho visto il vs. sito e sinceramente, da appassionato storico, molte cose posso anche condividerle. Quello che invece evidenzia in maniera lampante è il perchè NON potremo MAI condividere un destino comune.
In breve, avete scritto la vostra presunta SUPERIORITA’ in tutte le maniere e, aggravante, offendendo in maniera razzista! Voi si razzisti!!!
Vi auguro una buona separazione da noi. E’ reciproca sarà la soddisfazione. Saluti e WSM
Quella della superiorita e solo una stronzata
Ma tutte queste K perche’ non te le ficchi in quel posto? Se non sai scrivere in italiano scrivi in altra lingua, anche in un cosiddetto dialetto, che e’ meglio. la lettura e’ motlo fastidiosa.
è un K
Se avessi scritto in italiano, anziché farcire di “K” il tuo commento rendendolo illeggibile, forse sarei riuscita a terminarne la lettura e apprendere le nozioni interessanti che sicuramente hai tentanto di trascrivere.
Peccato.
Bravo Oneto! 10 e lode. Viviamo nella “Repubblica sovietica italiana”. Faccio subito un tagòoa e incolla e faccio girare questo bell’articolo sulla mia mailing list
Certo sarebbe meglio vivere nella Repubblica Croata di Skipper, con il Credieuronord a regalarci quattrini e le vacche a regalarci quote latte!
Mimmo, sei rimasto in Lega fino al 2007 per poi passare a “La Destra” di Storace, che cacchio vuoi ancora ???
ma “Mimmo” è stato anche ministro dell’economia!! Ahh Mimmo Mimmo!!!!
Lo sport non mi ha mai appassionato particolarmente (non mi trasmette nessuna emozione guardare altre persone giocare, perchè in fondo di questo si parla) ma lo stato italiano me l’ha fatto odiare: è scandaloso l’uso propagandistico che ne viene fatto in questo paese. Soprattutto quando le cose vanno male (cioè quasi sempre) i telegiornali aprono con le notizie delle imprese sportive di qualche atleta e i relativi commenti pieni d’orgoglio di qualche politico.
“Maestà, il popolo ha fame e manca il pane!”
“Che mangino medaglie!”
Condivido al 100%.
All’esercito dei parassiti “sportivi” c’è poi da aggiungere quello dei patriottici inviati Rai: anche lì immagino che l’Italia riesca a stabilire una sorta di record del mondo.
Leonardo, quindi pensi veramente che quanto da me scritto non sia la realtà? E nel tuo ingenuo tentativo di far polemica perchè non scrivi come funziona all’estero? Potevi dirlo che all’estero lo Stato paga (mantiene) le società sportive o direttamente gli atleti…
c’è un bell’articlolo di Boccalatte, pubblicato su questo giornale, che è la riprova di quanto scrive Oneto. Al netto del patetico patriottismo sportivo. Cercalo e leggilo
Chi ha scritto l’articolo chiaramente nulla sa della realtà sportiva in Italia e di quanto per un giovane con capacità sia impossibile praticare il suo sport da professionista se questo non sia il calcio… Siccome nessuna società privata pagherebbe atleti in assenza di sponsor (o quasi totale assenza, visto che solo dopo aver vinto una medaglia si ottengono dei contratti pubblicitari -pochi e poco pagati-), giustamente lo Stato investe in questi giovani permettendo loro di allenarsi avendo uno stipendio (base). Le vittorie sono il rimborso per l’investimento, visto che i proventi delle olimpiadi (sponsor) vengono divise dal comitato olimpico tra gli Stati membri, e sono previsti premi per le vittorie. Il rientro più grande è comunque lo spirito di imitazione che si crea nei giovani che iniziano a praticare sport, cosa giusta e salutare, che in Italia è sempre troppo poco praticato a scuola (da noi 2 ore a settimana, all’estero si arriva anche ad 1 ora al giorno e oltre) ed infatti sempre più bambini sono grassi, hanno problemi respiratori e sono destinati a diventare un peso (questo sì vero) per la società una volta cresciuti, attingendo cure al sistema sanitario nazionale per problemi circolatori etc.
Gli atleti vincenti percepiscono un premio in denaro che gli verrà consegnato una volta ultimata la carriera sportiva (una sorta di tfr) che sicuramente non permette di vivere, ma di comprarsi un’utilitaria al massimo. Per percepire una pensione devono, come tutti, arrivare all’età pensionabile continuando la carriera militare, o trovando un altro lavoro.
Spero di aver acculturato qualcuno…
nessuno penso…
sì,nessuno
TU pensi che sia cosa giusta pagare qualcuno perché faccia sport?? fallo coi TUOI soldi!!
ricorrere allo stato vuol dire togliere soldi con le tasse a quella minoranza dissenziente che non gliene frega nulla. E’ questa democrazia? o dittatura della maggioranza?
‘cosa giusta e salutare’ sarebbe la voglia di cercare d’ottenere stipendio a vita per fare qualcosa legato allo sport??? ma ci sarebbero molti più motivi per affermare lo stesso per far lavorare in competizione mondiale gli intelletti con la cultura lavorativa, ingegneria elettronica, idraulica, ambiti medici d’ogni tipo….altro che combattere con fioretto o correre o lanciare pesi e giavellotti, mera forza bruta derivati da combattimenti in guerra prima ed al colosseo poi.
E comunque, in finale, ti piacciono? PAGATELI da solo, non rubare soldi agli altri perché secondo te è giusto (secondo la logica arbitraria applicata da ogni ladro)
Articolo bellissimo, molto ben documentato e centratissimo..Secondo noi, però, l’Italia e un
paese para-comunista.
Sono totalmente d’accordo e ritengo poco corretto che certe persone che militano nei vari corpi militari, anzichè fare il lavoro per il quale sono stati assunti, si dedichino agli sport. vari….
Il redattore di quest’articolo ha scritto cose molto giuste. Ma posso assicurare che l’atleta, sopratutto quello vincente, ci vive molto poco con lo stipendio da statale. Sono gli extra che contano (publicità, ecc.), come del resto tutti gli altri atleti del mondo….
Preferisco, comunque uno sportivo pagato per farlo da statale, piuttosto che lo schifo che c’è nel calcio dove è il business la cosa più importante.
Ecco perchè il record di tiro al volo conta 99 piattelli su 100 invece di 999 politici su 1000 -_-