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Omaggio a miglio (2): la coerenza del federalismo, con diritto di secessione

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di GIANFRANCESCO RUGGERI

miglioMiglio era un convinto assertore del federalismo che riteneva l’ultima residua opzione istituzionale in grado di riformare lo stato italiano e in ciò ha dimostrato una coerenza ammirevole e la coerenza è quella famosa dote che manca a molti nostri politici. Miglio era federalista nel 1945 quando scriveva sul Cisalpino, era federalista nel 1975 quando sul Corriere appoggiava l’idea di Padania promossa da Guido Fanti ed era coerentemente federalista all’inizio degli anni ’90 quando si è avvicinato alla Lega. La necessità di un ordinamento federale nasceva per lui dalla assoluta convinzione che la cosiddetta unità nazionale fosse inesistente ed impossibile, tanto che Miglio ha definito lo stato unitario nazionale un “reperto storico”. Diciamo che è stato federalista per più di 50 anni, posizione mostruosamente coerente rispetto a certi ondivaghi soggetti federalisti, autonomisti, secessionisti, devoluzionisti, macroregionalisti e chi più ne ha più ne metta!

Il suo progetto federale prevedeva però chiaramente il diritto di secessione, che assieme al diritto di disobbedienza e al diritto di resistenza sono per lui diritti naturali, che non necessitano di una norma specifica che li sancisca, tanto che chi contesta il diritto di secessione “è costretto a invocare principi opposti a quelli “democratici”: il diritto di conquista (cioè il diritto della forza) o la indissolubilità del patto originario di incorporazione nello Stato nazionale: un patto che nessuno ha mai sottoscritto, ed è perciò una pura finzione, finalizzata a mascherare ancora una volta il diritto della forza”. Già, in effetti chi mai ci ha chiesto se vogliamo essere parte dello stato italiano? Chi mai ci ha chiesto il permesso per scrivere “cittadinanza italiana” sulla nostra carta d’identità? Ma soprattutto dove sta scritto che questo eventuale patto debba essere eterno?

Per Miglio si doveva ricorre alla secessione dopo l’ultimo tentativo di riformare lo stato, ovvero se anche la proposta di una costituzione federale alla quale aveva a lungo lavorato fosse caduta nel vuoto, allora non restava che la secessione e Miglio lo dichiara apertamente in un’intervista del 7 maggio 1996 al Giornale: “e avremo il federalismo. Se non sentono ragioni: secessione!”

Lui stesso era però conscio che non vi erano molte possibilità di veder attuata la sua riforma federalista, dato che nel luglio 1998 dichiarava: “io credo che abbia fatto molta strada la parola “federalismo”, ma non la sostanza. Pochissimi hanno un’idea concreta di che cosa significa il passaggio da uno stato unitario centralizzato, com’è l’Italia di oggi, a uno stato pluralista e federalista”. In effetti per 2 decenni abbiamo sentito tutti i politici italiani professarsi federalisti, anzi c’è chi ci sostiene persino che l’italia sia ormai uno stato federale, per anni hanno spacciato per federalismo la possibilità data ai comuni di aumentare le tasse locali e ultimamente sono persino arrivati a dire che i mali dell’italia sono dovuti proprio al federalismo, di conseguenza la soluzione prevista è un ritorno al peggior centralismo, la porcata di ferragosto come l’ha chiamata Oneto pochi giorni fa. Potrebbero dare la colpa ai marziani che sarebbe lo stesso!

In realtà Miglio pensava che allo stato centrale si dovesse lasciare solo la difesa, la giustizia e parte della politica estera, tutte le altre competenze spettavano alle tre macroregioni, ovviamente con la precisazione che il centro non poteva più riprendersi le competenze assegnate alle macroregioni, semmai era la periferia che poteva rivendicare le residue competenze rimaste allo stato centrale invocando la secessione. A governare l’unione federale avrebbe dovuto esserci un direttorio di 5 persone, il presidente d’italia, i tre presidenti delle macroregioni e un rappresentante delle 5 regioni a statuto speciale. A distanza di 20 anni nulla di tutto ciò è accaduto nonostante ci dicano che in italia c’è il federalismo, così credo proprio che il professore avrebbe oggi abbandonato da tempo le residue speranze e starebbe invocando più forte di tutti noi la secessione: “se non sentono ragioni: secessione!”

QUI LA PRIMA PARTE

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