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Omaggio a miglio (3): la secessione richiede coraggio e di fare sul serio

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di GIANFRANCESCO RUGGERI

miglio 2Il professore aveva poi ben chiaro quale era l’entità che doveva secedere, ovvero aveva ben chiara l’unità di fondo che caratterizza la Padania, che non solo concepiva nei fatti quando proponeva l’istituzione della “macroregione del nord”, ma che chiamava proprio col nome di Padania già a metà degli anni ’70 come dimostrano le interviste al Corriere della Sera. A tal proposito Miglio ci offre una splendida testimonianza di cosa si intenda per unità di fondo della Padania, quando in un’intervista del maggio 1992, affonda Saverio Vertone che cercava di metterlo in difficoltà con una domanda maligna:

Vertone: “Rimane un problema tutt’altro che facile da risolvere. Come si ritagliano le macroregioni? In Germania le ha ritagliate la storia politica di qualche secolo. Ma in Italia, che facciamo? Rimettiamo insieme il Piemonte, la Liguria e la Sardegna nello Stato sabaudo oppure lo Stato pontificio tra il Lazio e la Romagna?”

Miglio: “Macché, macché. Qui bisogna fare un’altra cosa: attenersi a quel tanto di storia che è suggerito dalla geografia. Nel Medioevo la Lombardia andava dall’Adriatico al Piemonte. E sebbene questa regione non sia mai stata in senso stretto uno Stato, una formazione politica, ha tuttavia sviluppato caratteri culturali, ambientali e umani molto simili e facilmente assimilabili.”

Ripetiamo: attenersi a quel tanto di storia, a quei caratteri culturali, ambientali e umani molto simili e facilmente assimilabili. Dovrebbero attenervisi anche certi indipendentisti o presunti tali che spesso sento blaterale: “veneti e lombardi non hanno nulla in comune”, “lombardi e piemontesi non hanno nulla in comune” e via di scemenza in scemenza.

Sia chiaro che sfruttare l’esistenza della Regione, quale ente amministrativo riconosciuto, per cercare l’indipendenza è sacrosanto, ben venga il referendum in Veneto, ma anche altrove. Al contrario è fuorviante ritenere che le attuali regioni abbiano un significato storico, culturale, identitario e, peggio ancora, è da folli pensare che i loro confini siano “sacri” come quelli della “patria italica”! Purtroppo però in Padania c’è qualche pirla che definisce “straniero” chi sta sull’altro lato del confine regionale. Miglio già nel 1945 precisava che “in realtà la ripartizione dell’Italia nelle attuali 18 regioni venne proposta da Pietro Maestri – l’ostaggio delle cinque giornate – e fu accolta per la prima volta nelle pubblicazioni ufficiali del regno solo nel 1863: conta meno di un secolo: un’inezia per un popolo che vanta millenni di storia”. Per capire quale senso abbiano le regioni italiane, senza ricorrere ad un’analisi così circostanziata, basti sapere che Novi Ligure è in Piemonte!

Ovviamente era conscio che per giungere alla secessione non era sufficiente alzarsi una mattina, buttarla li e vedere come andava a finire, aveva chiaro in testa che per raggiungere un tale obiettivo bisogna fare sul serio, bisogna avere coraggio. Ma vediamo più nel dettaglio i suggerimenti del professore sul come giungere alla secessione.

1) Bisogna sapere cogliere l’occasione. In modo ossessivo Miglio ha infatti sostenuto che l’elemento “crisi” sarebbe stato un fattore determinante per raggiungere lo scopo. Auspicando la secessione il professore spera “però che aiutino i fatti. Che cioè una crisi finanziaria della Repubblica produca l’ineluttabilità del distacco” e ancora “Io conto su quella grande crisi perché è quello il momento di disfare e rifare l’Italia.” E allora cosa fanno oggi certi nostri politici che parlavano di Miglio? Quanto dormono oggi questi nostri politici che parlavano di Miglio, ma non l’hanno mai letto? Perché se solo l’avessero letto, dopo 6 anni di crisi, forse avrebbero trovato il modo di fare qualcosa, c’era il tempo di disfare l’italia 2 o 3 volte!!!!!

2) In assenza di crisi il nocciolo della discordia sul come giungere alla secessione è sempre stato quello delle alleanze: correre da soli o allearsi con altri partiti? Il dubbio ha attanagliato i leghisti per anni e curiosamente si affaccia ora anche nel campo grillino, anche se per loro, che non sono secessionisti nemmeno a parole, trovare un alleato dovrebbe essere più facile. Secondo Miglio l’alleanza è possibile, però specifica chiaramente che in un’alleanza si deve essere gli azionisti di maggioranza, secondo lui “la Lega potrà diventare determinante quando avrà il 40 per cento dei consensi: prima di allora potrà tenersi fuori” e più in generale l’alleanza andrà fatta “alle nostre condizioni si intende e non certo all’interno di una Grosse koalition dove non si combina nulla”. Sembra la storia dei governi cui la Lega ha poi partecipato negli anni, grosse koalition con i peggiori democristi e i peggiori finto fascisti.

3 – CONTINUA

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1 COMMENT

  1. Le regioni amministrative attuali sono un punto di partenza. Il punto di arrivo lo decideranno a maggioranza, consensualmente e DAL BASSO (concetto sgradito a troppi padanisti) le popolazioni dei territori che vorranno o non vorranno federarsi o separarsi. So che lei reputa questa una scemenza, non fa che ripeterlo con scarsissimo garbo, ma il non accettare questo principio fondamentale denota una matrice culturale totalitaria, che Miglio, allievo di Schmitt, seppe superare, diversamente da troppi suoi epigoni. La storia contemporanea è costellata di disastri combinati da stati assoluti che invocano storia, araldica o geografia per dare la stura a guerre di conquista.

    Infine spero che per unirsi o dividersi, i cittadini sovrani tengano in considerazione l’ordinamento che i singoli territori vorranno darsi. Io spero che la Lombardia si dia un ordinamento ispirato a quello svizzero, a partire dalla struttura federale che conferisce un primato alle comunità locali sul governo centrale, per arrivare ai fortissimi strumenti di democrazia diretta, in grado di sovvertire qualunque decisione presa dai governanti a qualunque livello di governo. Spero anche che la Lombardia libera non debba mai più subire un ordinamento ispirato a quello napoleonico o suoi surrogati post-sabaudi.

    Giacomo Consalez
    Pro Lombardia Indipendenza

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