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Omaggio a miglio (5). il prof: il mezzogiorno trascinerà il nord nel baratro

Da leggere

di GIANFRANCESCO RUGGERI

miglio 2Vale infine la pena di sottolineare la “cattiveria” che contraddistingueva Gianfranco Miglio, ovviamente cattiveria dialettica, cattiveria del pensiero, tanto che lui stesso sosteneva di essere “nato carogna”, una cattiveria che personalmente considero una dote. Il suo discorrere ere libero da patemi, diceva quello pensava, in libertà, senza sofismi, senza mezze parole e soprattutto senza odiosi perbenismi e nauseabondi buonismi che appestano la nostra vita.

Celebre la sua suddivisione in due dell’Europa: “non è colpa di nessuno se il confine fra l’Europa di Carlomagno e quella di Maometto passa proprio sull’Appennino tosco-emiliano, tagliando in due la penisola italiana”. Altrettanto celebri le sue considerazioni antropologiche subito tacciate di razzismo: “quando ho costruito il modello di una repubblica mediterranea, cercando di vedere cosa differenzia l’antropologia delle stirpi mediterranee da quella delle stirpi europee, ho fatto un lavoro scientifico, che non è piaciuto. Hanno gridato al razzista. Ma gli uomini sono diversi e hanno ideali diversi. La razza non c’entra”. Al giornalista che gli ricordava di aver detto “già in Toscana io sono a disagio, non mi ci trovo. Figuriamoci al Sud” Miglio rispondeva tranquillo: “è un fatto antropologico”. Grande professore! 

Che bella la libertà di dire ciò che si pensa, che bello il coraggio di dire ciò che si crede giusto senza paura del bailamme politically correct che impera (lo sapevate che bailamme si scrive con due emme?). Viviamo in un paese in cui un tale di nome Tavecchio è stato massacrato per un mese solo per un infelice battuta, così come tal Angelino Alfano, pessimo ministro degli interni, è finito in un ciclone mediatico non per come governa, ma per aver chiamato vù cumprà… i vù cumprà! In un mondo simile leggere Miglio è musica per le orecchie, anche perché la sua è una cattiveria intelligente, che non scade nell’insulto fine a se stesso, ma che mette il dito nella piaga, una cattiveria che in realtà è onestà di giudizio e che di conseguenza genera ammirazione, come ricordava lo stesso professore: “i miei studenti mi adoravano. Il rettore dell’università di Pavia un giorno si sentì dire da marito e moglie: “Ah, il professar Miglio! Che uomo! Noi siamo suoi allievi. Pensi che io sono stato bocciato quattro volte e lei cinque”, erano raggianti. Tanto che il rettore, tornato a Pavia, ordinò ai suoi docenti: “Dovete bocciare di più”.

Chiudo con altre due previsioni di Gianfranco Miglio. Il 31 luglio 1995 dichiarava: “se il Mezzogiorno continua a pretendere aiuti ai consumi, praticamente finanziamenti a fondo perduto, finirà per trascinare anche l’economia del Nord nel baratro” e il 6 maggio dell’anno seguente aggiungeva: “per un arco di tempo limitato il Nord potrà ancora aiutare il Sud, poi basta. Tanto, a un certo punto il sistema si autodistruggerà”.

Una previsione attualissima, che probabilmente si sarebbe già concretizzata se nel frattempo non ci avesse messo una pezza, l’ennesima, Mario Monti che ha “salvato” l’italia a spese nostre, ma potrebbe essere l’ultima volta, dovrebbe essere l’ultimo inutile sacrificio che possiamo reggere, è evidente che il sistema è prossimo all’autodistruzione, probabilmente ha già iniziato ad autodistruggersi ed è altrettanto evidente che la Padania sta finendo nel baratro, nella più totale rassegnazione dei nostri conterranei.

Anche Gianfranco Miglio non si faceva molte illusioni sulla capacità di reazione dei padani, ciononostante nel maggio 1996 dichiarava in due distinte interviste: “io ho l’impressione che i lombardo-veneti non vogliano farsi trascinare nel baratro” ed anche “e allora vedrà i miei cari polentoni come andranno all’assalto”.

Speriamo che anche in questo caso Gianfranco Miglio abbia visto giusto, così da dover presto mostrare il passaporto, proprio come voleva fare il professore che dichiarava: “sarei proprio felice di dover presentare il passaporto a Salorno per entrare in Alto Adige”. Vero professore, sarei felice anch’io di farlo, anche se sarei ancor più felice di mostrarlo valicando l’Appennino! Padania libera!

 PARTE PRIMA

PARTE SECONDA

PARTE TERZA

PARTE QUARTA

5 – FINE

 

 

 

 

 

 

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