di ALINA MESTRINER BENASSI
In un tempo assai lontano, quando la denominazione “Emilia” non era ancora usata (la regione era parte di quella ben più grande, detta Gallia Cisalpina dai Romani, e poi Longobardia dalla nobile gente che la resse), Modena conobbe il dominio dei re Franchi.
Nell’anno 753, S. Anselmo, già duca del Friuli e cognato di Astolfo, Re dei Longobardi, fonda il grandioso monastero di Nonantola, ma una decina d’anni dopo, il Re Desiderio, sospettando in lui un fautore del franco Carlo Magno, lo accusa di aver istigato Rachis a riprendersi il trono, cui aveva rinunciato per il chiostro. Il Santo è così relegato, in esilio, a Montecassino fino al 774, anno in cui Carlo, sconfitti i Longobardi, lo richiama per affidargli una nuova, importante missione. L’abile S. Anselmo, con l’autorità della sua parola, riduce alla obbedienza la fiera Brescia, ancora fedele al Duca Potone, nipote di Desiderio.
Il "tradimento" di Anselmo, questa volta, è ben re