di GEORGE ORWELL
- “C’è una minoranza di intellettuali pacifisti le cui reali e tacite motivazioni sono il disprezzo della democrazia occidentale e l’ammirazione del totalitarismo.
- L’abituale propaganda pacifista afferma in sostanza che gli opposti schieramenti sono ugualmente cattivi, ma se si leggono più attentamente gli scritti degli intellettuali pacifisti più giovani, si scopre che non esprimono affatto una condanna imparziale, ma rivolta quasi interamente contro l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Inoltre, non condannano per principio la violenza in quanto tale, ma solo quella esercitata in difesa dei paesi occidentali.
- I russi, al contrario dei britannici, non vengono biasimati per essersi difesi combattendo, e a ben vedere tutta la propaganda di questa specie evita ogni riferimento alla Russia o alla Cina. Non viene mai sostenuto, ancora, che gli indiani dovrebbero
abiurare la violenza nella loro lotta contro gli inglesi.
- La letteratura pacifista è piena di osservazioni equivoche che, se vogliono dire qualcosa, sembrano voler dire che gli statisti del genere di Hitler siano preferibili a quelli del genere di Churchill, e che la violenza sia giustificabile se sufficientemente violenta.
- In seguito alla caduta della Francia, i pacifisti francesi, posti di fronte a una vera scelta che i loro colleghi inglesi non hanno dovuto compiere, sono perlopiù passati al nemico nazista, e anche in Inghilterra sembra essere avvenuta una qualche pur minima sovrapposizione fra membri della Peace Pledge Union e Camicie Nere.
- Autori pacifisti hanno scritto elogi di Carlyle, uno dei padri intellettuali del fascismo. Tutto considerato, è difficile non sospettare che il pacifismo, per come si manifesta presso una certa fetta di intellettuali, sia tacitamente ispirato da un’ammirazione del potere e della crudeltà finalizzata. L’errore è stato commesso nell’allacciare questo sentimento a Hitler, ma può sempre essere facilmente ritrasposto”. (Tratto da qui)
NOTA A MARGINE: Queste parole di George Orwell provengono dal suo saggio Notes on Nationalism (Note sul nazionalismo), scritto nel maggio 1945 e pubblicato nel mese di ottobre dello stesso anno sulla rivista Polemic.
Nel saggio, Orwell analizza le forme di pensiero totalitario e settario, tra cui il pacifismo ideologico, che egli critica per la sua presunta ipocrisia e per il suo atteggiamento anti-occidentale. Sostiene che alcuni intellettuali pacifisti non condannino la violenza in sé, ma solo quella esercitata dalle democrazie occidentali, mentre sono indulgenti verso regimi totalitari come l’Unione Sovietica o la Cina.
Il contesto storico è quello della fine della Seconda guerra mondiale, con il crollo della Germania nazista e la crescente influenza dell’Unione Sovietica in Europa. Orwell, da socialista democratico, era fortemente critico sia del fascismo sia del totalitarismo comunista e denunciava il modo in cui alcuni intellettuali occidentali giustificavano, o addirittura ammiravano, regimi autoritari.