Di sicuro avrete sentito del duplice omicidio avvenuto a Brescia, dove due stranieri, un pakistano ed un indiano, hanno ucciso i gestori di una pizzeria. Forse vi è sfuggito che l’arresto è stato eseguito a Casazza, in provincia di Bergamo, di sicuro la maggior parte di voi non conosce il modo in cui l’Eco di Bergamo ha dato la notizia dell’arresto: Delitto di Brescia. Bergamaschi i killer.
Il 17 agosto del 2015 questo titolo ha fatto bella mostra di sé fuori da tutte le edicole della provincia con grande rabbia di buona parte dei miei conterranei, tanto che il direttore de L’Eco sembra abbia giustificato l’accaduto, dichiarando che il titolo era stato mandato in stampa prima che si conoscesse l’effettiva nazionalità degli arrestati. Peccato però che già alle 19.00 della sera precedente il Tg4 annunciava sia l’arresto che la nazionalità dei killer (VEDI QUI) e non serve essere giornalisti professionisti per sapere che alle 19.00 di sera un quotidiano non è certo già chiuso e in stampa: lascio quindi a voi il compito di valutare la bontà di questa giustificazione o in alternativa la bontà del lavoro di chi buca una notizia in un modo tanto grave. Accortisi dell’errore potevano per lo meno ritirare le locandine, ma non si sono degnati neppure di correre ai ripari, dato che la locandina che vedete è stata fotografata alle 18.45, quindi ha fatto bella mostra di sé tutto il giorno, per di più è stata fotografata proprio davanti alla sede de l’Eco di Bergamo.
Mi rendo conto che molti di voi possano ritenere questo spiacevole episodio solo una bega locale, qualcosa che può interessare giusto me e Leo Facco, ma non è così, in realtà riguarda tutti voi, per lo meno tutti quelli che tra voi hanno a cuore l’identità. Credo infatti che alla base di questo titolo vi sia una ben precisa logica buonista e terzomondista secondo la quale si tende a definir bergamasco chiunque risieda nella bergamasca. In sostanza si tratta di una forma di svilimento delle nostre identità, una globalizzazione dell’identità: non esistono più i bergamaschi per nascita, cultura, lingua, tradizione, storia, mentalità, ecc, ecc, basta avere la residenza e si è magicamente bergamaschi, se poi il giorno dopo si prende la residenza a Verona eccoci diventati veronesi e se il mese prima si stava di casa ad Asti vuol dire che eravamo astigiani. Col cavolo!
Che non si tratti di un titolo episodico, ma tradisca una logica di pensiero è confermato dal fatto che giusto qualche giorno prima l’Eco ha titolato: Festa di Ferragosto con rapina. Due bergamaschi arrestati a Fano (VEDI QUI). Peccato poi che leggendo l’articolo si scopra che almeno uno dei due presunti “bergamaschi” è in realtà marocchino, mentre l’altro è genericamente definito italiano.
Essere bergamasco per me è un vanto, così come di sicuro lo è per voi essere padovani, savonesi, parmigiani, ecc., ma è anche qualcosa di profondo, di intrinseco, qualcosa che non si acquisisce certo con una banale richiesta in comune, qualcosa di cui dobbiamo essere gelosi e che purtroppo dobbiamo sempre più spesso difendere con i denti e con le unghie. In i-taglia ci stanno derubando di tutto, non contenti della rapina fiscale, ci stanno anche derubando delle nostre identità, ovvero ci stanno togliendo assieme a ciò che abbiamo, anche quel che siamo.
In questo gioco di svilimento delle identità ovviamente trovano posto anche quanti giustificano l’immigrazione extracomunitaria con il suo corollario di crimini e nefandezze dicendo che anche gli italiani sono emigrati e che anche gli italiani hanno portato il crimine in giro per il mondo. Ovviamente i dirigenti leghisti di oggi non sanno più cosa controbattere ad una simile argomentazione, infatti, svilita la loro identità padana e aderito al progetto nazional italico del loro capitano cui il sud e la Sicilia stanno tanto a cuore, non possono più permettersi di ribattere che la mafia e le altre forme di crimine organizzato non sono per nulla prodotti padani. Chi invece difende ancora e strenuamente la propria identità può facilmente rispondere facendo presente che i bergamaschi e più in generale tutti i padani sono andati in giro per il mondo senza creare problemi, lasciando anzi un bel ricordo di sé:bergamaschi gran lavoratori, come ci riconoscono ancora oggi gli stessi stranieri dove un tempo siamo emigrati (VEDI QUI).
Padania libera… anche da l’Eco di Bergamo, ma non dalla nostra identità!