di VITTORIA AGANOOR
Sono almeno tre anni che l’assessore alla cultura, dottor Andrea Colasio, democratico di culto renziano, propina, a padovani e turisti, un cartellone di mostre ed eventi estivi dedicati alla Padova Carrarese… vai tu a capire se per nostalgia della gloriosa Signoria che per poco meno di 100 anni resse la città del Santo, o per eludere la memoria marciana, quindi veneziana, quindi pan-veneta, giacché, da quando la Serenissima è caduta, a Padova non è stato più tirato su un chiodo.
Colpa degli italiani ovviamente, che hanno sacrificato una porta del ‘500 per una statua di Mazzini e qualche marciapiede, vie di comunicazione fluviali per palazzine “moderne”, campi coltivati per torri pendenti e condomini vuoti o "umidi", come nella Ciellopoli di via Forcellini.
Fatto sta che a quel carro, che oramai ostendevano volentieri solo gli abitanti di Cittadella, già roccaforte Carrarese, i padovani si erano lentamente riabituati, trascorso l’ultimo b