Non ho letto l’editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 28 agosto scorso, ma ho letto, su suggerimento di alcuni amici, le reazione della senatrice del PD, Lucrezia Ricchiuti, alle parole del professore. La parassita democratica ha mal digerito le affermazioni dell’editorialista bolognese, rispondendo sul Fatto quotidiano in questo modo: “Un conato di vomito. E’ l’unica sensazione che posso provare leggendo Angelo Panebianco sul Corriere della sera del 28 agosto sulle tasse. Ho letto e riletto il suo pezzo per essere sicura di non avere le traveggole. No, non sono io che ce le ho, è lui che forse ha preso un colpo di sole agostano, ma di brutto proprio. L’assunto di Panebianco è che le tasse fanno schifo, sono un cancro da debellare e che quindi se la vecchia sinistra non lo capisce è destinata a perdere”.
La Ricchiuti, beandosi del lavoro che fa in Commissione Finanze (visti i risultati di questi anni di inferno fiscale italiano dovrebbe vergognarsi di farne parte) insiste: “Non ho mai creduto come ha detto Tommaso Padoa Schioppa che le tasse sono bellissime, ma le tasse sono brutte ma necessarie e soprattutto è terribile doverle pagare anche per chi non le paga”.
Insomma, cercando di prendere le distanze dal fu ministro di Prodi, dice la solita stupidaggine, secondo cui le tasse aumenterebbero per colpa degli evasori, idiozia assoluta smentita migliaia di volte dalle teorie e dai fatti. Levando poi il ditino accusatore contro Panebianco, insiste: “Panebianco fa finta di non sapere che le strade su cui viaggiano anche lui e suoi amici facoltosi sono pagate e mantenute con le tasse richieste a tutti noi; fa finta di non sapere che se subisce un furto in casa, chiamerà la polizia pagata (troppo poco) con le tasse di tutti noi; fa finta di non sapere che se la mafia non è arrivata a chiedere il pizzo perfino a lui, è perché ci sono magistrati e carabinieri che lavorano bene con le tasse pagate da tutti noi; fa finta di non sapere che se c’è un terremoto interverrà la protezione civile per interventi che sono pagati con le tasse richieste a tutti noi; fa finta di non sapere che l’assegno di disoccupazione previsto dal Jobs Act e gli incentivi fiscali previsti per i contratti a tempo indeterminato sono a carico della fiscalità generale cioè di tutti noi. Non parliamo di pensioni e sanità, asili nido e assistenza a domicilio e milioni di altre cose che lo Stato fa con le tasse”.
Commovente! Probabilmente è convinta di vivere in una specie di Disneyland keynesiana, dove gli alberi hanno i tronchi fatti di bastoncini di liquirizia, le chiome di zucchero filato e i forestali che se ne prendono cura sono dei filantropi. Invece vive (a spese di chi produce ricchezza ovviamente) in Fallitaglia, dove le dichiarazioni teoriche di cui sopra si trasformano in incubi quotidiani per i suoi concittadini, visto che quelli del suo partito, alleati compresi, trasformano i terremoti in business, gli assegni di disoccupazione in clientelismo prima e povertà diffusa poi, i furti in casa in cronache quotidiane e reati senza colpevoli, i magistrati in braccio armato della politica, i carabinieri in operatori della sicurezza che non acciuffano il 90 e passa per cento di chi commetti crimini, lo Stato in fornitore di “milioni di altre cose” che nessuno gli ha richiesto, ma che si è visto imporre per legge da quelli come lei ed i suoi compagni di merende. Sorvolo sulle citazioni relative alla mafia, visto che “Mafia e Capitale” sono un marchio distintivo del partito di cui la Ricchiuti fa orgogliosamente parte.
Non ho motivo alcuno per difendere Panebianco, sia chiaro! Semmai difendo i principi a cui – forse involontariamente – Panebianco ha fatto accenno quando ha scritto che “le tasse fanno schifo e sono un cancro da debellare”. Beh, chi mi conosce sa che da circa vent’anni il mio motto è “Le tasse sono un furto e non pagarle è legittima difesa”. Trovo comunque esilarante che questa signora si infervori nel tentativo di salvare la faccia ad uno Stato ladro e criminale che ti obbliga a lavorare 8-9 mesi per lui al fine di mantenere nugoli di zecche e sciami di locuste che vivono di politica, costringendoti peraltro a sottostare ad una tassazione infame e regolamentazione e burocrazia peggiori di quella degli scribi egizi. Come ha scritto qualcuno, ahimè non ricordo chi, va spiegato con dovizia di particolari alla Ricchiuti che “il reato è sempre la tassa non l’evasione”!.
Per chiudere, lasciatemi sottolineare un siparietto divertente. Nel suo pezzo pubblicato sul Fatto Quotidiano la senatrice piddina verga quanto segue: “Ah, dimenticavo, professor Panebianco, chi lo paga il suo stipendio all’Università di Bologna? I contribuenti con le tasse”? Che figata, da applausi! Se il bue statalista dice cornuto all’asino statalista abbiamo solo la conferma che qualcosa non quadra più. L’Italia è aldilà di ogni umana sopportazione per chi ha ancora idea di cosa sia il buon senso. E a quelli come me non va di vivere, come viceversa piace a certi italiani, da “Ricchiuti e mazziati”! Chi non evade è complice!.
Brillante articolo, Leo.
L’aspetto più esilarante dell’articolo della Ricchiuti è che questa mantenuta crede – o fa finta di credere – di pagare veramente le tasse.
Forse non si rende conto (ma non credo sia così stupida) che tutti coloro che vivono di spesa pubblica, a partire dalla casta dei politici, le tasse non le pagano ma le intascano.
Un vero dramma Guglielmo!
Il mondo politico è popolato di ladri e opportunisti.
Ma ci sono anche molti cretini ed ignoranti in malafede.
Se una legge è ingiusta un uomo non ha solo il diritto di disobbedire, è suo dovere farlo.
Mi pare lo dicesse Jefferson.
Abbiamo dei campioni politici che vorrebbero imporci non solo tasse espropriative, ma vorrebbero anche la nostra felice solidarietà collaborativa.
Io mi difendo in ogni modo.
Ben fatto, chi non evade è complice
Purtroppo paghiamo anche lei. Hai ragione Leo: “Ricchiuti e mazziati”.
Grazie