di MATTEO CORSINI
Attesa da tempo, è arrivata nei giorni scorsi l’autorizzazione della SEC, la CONSOB statunitense, al lancio di ETP con sottostante il bitcoin cash. Da tempo erano disponibili strumenti analoghi in Europa, mentre negli Stati Uniti erano stati autorizzati solo quelli con sottostanti i futures su bitcoin.
Come prevedibile la stessa SEC ha detto peste e corna del sottostante dei nuovi ETP, e lo stesso hanno continuato a fare le autorità di ogni dove. Non volendo sembrare da meno, Paolo Savona, presidente della CONSOB, ha voluto ribadire ciò che pensa in merito:
- “Le cripto, compresi i bitcoin anche se di importo limitato, quando nascono sono il nulla creato su un computer facendo uso di un metodo matematico e assumono un valore “di mercato” se qualcuno le acquista, versando moneta legale che, come noto e come ci ha ricordato Keynes, quando nasce ha sempre un debitore (Stato, banca centrale o istituto di emissione, o banche di deposito). L’assenza di un debitore per le cripto legittima la posizione delle autorità monetarie che esse non sono moneta legale, ossia mezzo di scambio liberatorio dei pagamenti/debiti, ma le autorità finanziarie e i legislatori non riescono a collocare le cripto nell’assetto istituzionale oggi vigente per le attività tradizionali.”
Il fatto che una criptovaluta sia o meno di importo limitato non è un dettaglio indifferente, perché per definizione ciò che può essere emesso senza limiti e senza alcuno sforzo manca di un elemento fondamentale utilizzato dagli opertori per determinare il valore di un bene, ossia la sua scarsità.
Ciò detto, il valore di mercato di un bene è determinato dalla domanda e dall’offerta e, in ultima analisi, ogni transazione per un qualsiasi bene o servizio a un determinato prezzo avviene perché
entrambe le parti attribuiscono a ciò che ricevono nello scambio un valore superiore a ciò che cedono. Valore che è quinbdi sempre soggettivo, ancorché all’aumentare del numero di transazioni sullo stesso bene a un determinato prezzo, quel prezzo possa essere ritenuto, appunto, il valore di mercato del bene in questione.
Ed è certamente vero che le monete fiat hanno un debitore, ma qui Savona mette sullo stesso piano la moneta di banca centrale e quella di banca commerciale, che però non sono esattamente la stessa cosa. Solo la banca centrale, infatti, può far fronte alle proprie passività (la moneta emessa), creando altre passività dello stesso tipo. Teoricamente senza limiti, ancorché, contrariamente a quanto sostenuto dai fautori della Modern Monetary Theory, un uso troppo intenso e prolungato della stampante monetaria generi un fallimento di quella moneta, che non viene più voluta pur avendo corso legale.
Il che porta sul mercato a stipulare contratti che prevedano il pagamento in altre monete, comprese quelle cripto. In sostanza, avere corso legale aiuta sicuramente una moneta a essere accettata, ma non è di per sé garanzia che funga sempre da mezzo per pagare i debiti. Così come, al contrario, le parti possono concordare di regolare una transazione con una moneta non avente corso legale.
Non che le criptovalute (molte della quali, a differenza di bitcoin, possono effettivamente essere emesse senza limiti) abbiano a oggi le caratteristiche per essere considerate monete, non essendo usate, se non in minima parte, come mezzo per regolare scambi e interessando più come strumento di trading o investimento. Ma non è detto che non lo saranno in futuro.
Bisognerebbe lasciare decidere al mercato, ossia a chi compra e vende beni e servizi, cosa utilizzare come mezzo di pagamento. Proprio quello che le autorità intendono evitare e che le inducono a essere così solerti nel fare di tutta l’erba cripto un fascio.