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Papalia nel 1996 indago’ le camicie verdi per banda armata. il processo deve ricominciare da zero

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di G.L.M.

papaliaQuando la giustizia diventa – anzi pretende di diventare – un’arma politica, poi i processi fanno la fine che vi sto per raccontare. Ma nel momento in cui le inchieste si mettono in moto, con gran strombazzamento di trombe e tamburi, ottengono comunque il loro effetto mediatico. Ricordate il blitz della Procura di Brescia del 2 aprile scorso – operativamente condotto dai Ros dei Carabinieri – in seguito al quale furono messi in galera 24 presunti secessionisti accusati di “associazione a delinquere con finalità di terrorismo” e indagate per lo stesso reato altre decine di persone, fra cui il sottoscritto? Ebbene, quell’inchiesta, in seguito derubricata a qualcosa di simile a manomissione di veicolo agricolo per trasformarlo in mezzo militare, venne trasferita alla Procura di Padova e successivamente a quella di Rovigo. A oggi, praticamente non se ne sa più nulla e nemmeno io, che pure formalmente sono tutt’ora indagato per terrorismo o quasi ne ho più saputo nulla dopo il dissequestro del mio povero computer (povero perché non conteneva proprio nulla utile a quell’indagine). Ma per giorni e giorni, almeno fino alla liberazione dei carcerati, giornali e televisioni strologarono su chissà quale tentativo di sovvertire l’ordine democratico.

guardie_padane-300x226Ebbene, ieri, addì 19 settembre 2014, ‘è celebrato un altro evento della giustizia italica a finalità politiche. A Verona si è tenuta una udienza del processo a 36 Camicie Verdi della Guardia Nazionale Padana, accusate di associazione di carattere militare a fini politici. E’ una delle inchieste messe in piedi dal mitico procuratore Guido Papalia la bellezza di 18 anni fa. E sapete cosa è successo ieri? Che il Tribunale di Verona ha dichiarato l’incompetenza territoriale della Procura veronese, rinviando il processo a Bergamo. Fra gli indagati vi sono esponenti storici del leghismo d’altri tempi, a cominciare dalle figure di spicco delle Camicie Verdi, Corinto Marchini ed Enzo Flego. E poi ancora Marco Formentini, Gianpaolo Gobbo, e poi ancora Mazzonetto, Bragantini, Cavallin (Stefano e Sergio). L’incompetenza territoriale, che era già stata sollevata in precedenza dagli avvocati Esposito Fontana e Foroni, ieri è stata riproposta dai legali di Mazzonetto, Fontana e  Fogliata (appoggiata anche da Luigi Pisoni, legale di Marchini e Formentini) ed è stata accolta dal Tribunale. A Bergamo dovrà ricominciare un processo che si perderà nella notte dei tempi…

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4 COMMENTS

  1. Prescindiamo, per un momento, dalla questione politica.
    E’ ammissibile che un individuo che ha dimostrato in pieno di essere incapace di esercitare la professione di giudice, continui a ricevere per intero la pensione ridendosene di tutta la giustissima protesta ?
    Altro che italia di m…….!

  2. Non è più accettabile vivere in un paese così ridotto, con un sistema giudiziario così ridotto… qui non esiste la certezza del diritto..

  3. Da quanto leggo su Facebook, con i “veneti” che si sbracciano in favore di secondini e magistrati mi sa che di quel blitz se ne ricordano solo quelli come me e lei, che i mitra li hanno sì avuti in casa, ma imbracciati dai CC. Per la cronaca a me hanno “trattenuto” nonostante il dissequestro dei computer, un Hard disk (casualmente l’unico nuovo su 4 installati) e le pericolosissime bandiere del mio popolo.

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