di G.L.M.
Quando la giustizia diventa – anzi pretende di diventare – un’arma politica, poi i processi fanno la fine che vi sto per raccontare. Ma nel momento in cui le inchieste si mettono in moto, con gran strombazzamento di trombe e tamburi, ottengono comunque il loro effetto mediatico. Ricordate il blitz della Procura di Brescia del 2 aprile scorso – operativamente condotto dai Ros dei Carabinieri – in seguito al quale furono messi in galera 24 presunti secessionisti accusati di “associazione a delinquere con finalità di terrorismo” e indagate per lo stesso reato altre decine di persone, fra cui il sottoscritto? Ebbene, quell’inchiesta, in seguito derubricata a qualcosa di simile a manomissione di veicolo agricolo per trasformarlo in mezzo militare, venne trasferita alla Procura di Padova e successivamente a quella di Rovigo. A oggi, praticamente non se ne sa più nulla e nemmeno io, che pure formalmente sono tutt’ora indagato per terrorismo o quasi ne ho più saputo nulla dopo il dissequestro del mio povero computer (povero perché non conteneva proprio nulla utile a quell’indagine). Ma per giorni e giorni, almeno fino alla liberazione dei carcerati, giornali e televisioni strologarono su chissà quale tentativo di sovvertire l’ordine democratico.
Ebbene, ieri, addì 19 settembre 2014, ‘è celebrato un altro evento della giustizia italica a finalità politiche. A Verona si è tenuta una udienza del processo a 36 Camicie Verdi della Guardia Nazionale Padana, accusate di associazione di carattere militare a fini politici. E’ una delle inchieste messe in piedi dal mitico procuratore Guido Papalia la bellezza di 18 anni fa. E sapete cosa è successo ieri? Che il Tribunale di Verona ha dichiarato l’incompetenza territoriale della Procura veronese, rinviando il processo a Bergamo. Fra gli indagati vi sono esponenti storici del leghismo d’altri tempi, a cominciare dalle figure di spicco delle Camicie Verdi, Corinto Marchini ed Enzo Flego. E poi ancora Marco Formentini, Gianpaolo Gobbo, e poi ancora Mazzonetto, Bragantini, Cavallin (Stefano e Sergio). L’incompetenza territoriale, che era già stata sollevata in precedenza dagli avvocati Esposito Fontana e Foroni, ieri è stata riproposta dai legali di Mazzonetto, Fontana e Fogliata (appoggiata anche da Luigi Pisoni, legale di Marchini e Formentini) ed è stata accolta dal Tribunale. A Bergamo dovrà ricominciare un processo che si perderà nella notte dei tempi…
Prescindiamo, per un momento, dalla questione politica.
E’ ammissibile che un individuo che ha dimostrato in pieno di essere incapace di esercitare la professione di giudice, continui a ricevere per intero la pensione ridendosene di tutta la giustissima protesta ?
Altro che italia di m…….!
Non è più accettabile vivere in un paese così ridotto, con un sistema giudiziario così ridotto… qui non esiste la certezza del diritto..
C’è però la garanzia del (mal)rovescio…
Da quanto leggo su Facebook, con i “veneti” che si sbracciano in favore di secondini e magistrati mi sa che di quel blitz se ne ricordano solo quelli come me e lei, che i mitra li hanno sì avuti in casa, ma imbracciati dai CC. Per la cronaca a me hanno “trattenuto” nonostante il dissequestro dei computer, un Hard disk (casualmente l’unico nuovo su 4 installati) e le pericolosissime bandiere del mio popolo.