“La patrimoniale non è mai un’esperienza positiva, ma quando si applica in un’economia dove l’evasione fiscale è un elemento strutturale, può anche essere considerata come una forma di giustizia redistributiva. Riduce il debito pubblico, dà slancio al Pil futuro e redistribuisce il carico fiscale”. Periodicamente torna in voga l’idea di ridurre il debito pubblico italiano mediante il ricorso a un’imposta patrimoniale. Edoardo Narduzzi sostiene che il continuo rinvio di una riduzione sostanziale della spesa pubblica renda sempre più probabile il ricorso a una patrimoniale.
A parte il fatto che ci sarebbero anche altri strumenti, per esempio la dismissione di attività reali e partecipazioni detenute dal settore pubblico, una ulteriore imposizione patrimoniale sarebbe una sciagura, e non solo perché non sarebbe strumento di “giustizia redistributiva”.
Nessuna imposta è strumento di giustizia, perché non è un crimine disporre di un patrimonio e/o di un reddito di una determinata entità. Se il patrimonio e/o il reddito sono il frutto di attività criminali, allora giustizia vuole che siano confiscati per intero e utilizzati per risarcire le vittime di quei crimini. Viceversa, se il patrimonio e/o il reddito sono il frutto di scambi volontari, tassandolo si commette ingiustizia verso chi è obbligato al pagamento dell’imposta. Ciò premesso, anche per chi ritiene legittima l’imposizione fiscale quella scritta da Narduzzi dovrebbe essere considerata una grossolana stupidaggine. Non è vero che, siccome c’è evasione strutturale, con una patrimoniale si farebbe giustizia redistributiva, per il semplice fatto che si colpirebbe indistintamente l’evasore e chi le tasse già le paga e in modo anche salato.
Per di più, credo sia bene ragionare un po’ sui numeri. Non so quale riduzione abbia in mente Narduzzi, ma se l’intenzione è quella di allontanare i pericoli di un aumento dello spread, quanto meno si dovrebbe avere come obiettivo un rapporto debito/Pil in linea con la media dell’area Euro, ossia tra il 90 e il 95 per cento del Pil.
Si tratterebbe di ridurre il debito di circa 600 miliardi, a parità di Pil. Secondo le stime della Banca d’Italia, la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane ammontava a 3.897,2 miliardi a fine 2014, mentre le attività reali avevano un valore di circa 5.848 miliardi a fine 2013. A seconda che si decidesse di assoggettare a imposta solo la ricchezza finanziaria (teoricamente più liquida) o anche quella reale, l’imposta patrimoniale dovrebbe prelevare tra il 6,8 e il 15,3 per cento dai portafogli delle famiglie.
Già oggi la ricchezza finanziaria è soggetta, tra le altre, a una imposta patrimoniale, ipocritamente denominata imposta di bollo, nella misura dello 0,2 per cento annuo. Questo giusto per dare un’idea delle dimensioni di quello che significherebbe una patrimoniale ad hoc per ridurre il debito pubblico. Serve una certa mancanza di pudore per parlare di redistribuzione fiscale che darebbe slancio al Pil.
Le tasse patrimoniali sono la vera essenza del furto fiscale.
Esse riducono la propensione alla formazione del capitale ed al risparmio.
E non c’è scusa che tenga.
Sono un furto che serve solo ed unicamente alla politica per fare cassa, onde poter mantenere i privilegi ed l potere.
Altro , non c’è.