di FABRIZIO DAL COL
Renzi e Berlusconi: ormai sembra di assistere a una sfida tra due “finti” alleati, ovvero quella di chi sarà capace di demolire per primo i rispettivi partiti. Ma Renzi vuole chiudere questa partita prima del 31 di dicembre, e quanto a demolire i partiti, sa bene che sarebbe tempo sprecato e che basterebbe approvare la nuova legge elettorale perché si autodemoliscano da soli.
E’ un gioco pesante quello che hanno messo in campo, ovvero il gioco di approfittare del rischio default in cui è finita l’Italia per mettere in campo riforme che, così come sono, rischiano di non essere approvate. Contestualmente farebbero però vedere che vogliono azzerare quelle parti dei rispettivi partiti che, a loro dire, sono le vere responsabili delle frenate sul cambiamento, e così facendo da un lato si garantirebbero la loro restaurazione senza scossoni, e dall’altro avrebbero la garanzia di arrivare al voto facendo vedere agli italiani di aver azzerato una intera classe politica.
Nel bel mentre l’Italia rischia di finire commissariata, e magari anche controllata da quel protettorato che nel dopo guerra ha finanziato la sua ripresa, si profila uno scenario politico nuovo: per tutti gli indipendentisti del Veneto si aprirebbe la più grande delle occasioni, cioè l’opportunità di convocare gli “stati generali” di tutti gli indipendentisti veneti, e non solo, per sottoscrivere, tutti insieme, un “Manifesto Indipendentista Veneto” e stanare il presidente del Veneto. In pratica, Luca Zaia ha le elezioni regionali alle porte, e considerando che la legge vieta di indire un referendum nell’anno solare in cui si sono tenute le elezioni, se vuole vincerle lo si deve invitare agli “stati generali” per sottoscrivere il “Manifesto indipendentista Veneto” davanti a tutti. In sintesi si arriverebbe a una svolta che potremmo definire “Un presidente Veneto per il referendum Veneto”. E Luca Zaia davanti a tutto il popolo non rinuncerebbe di certo a mettere in pratica il cambiamento del corso della storia, divenendo persino colui che ha gettato le basi per tornare ad una Italia preunitaria.
Concludendo, l’Italia è finita in un “cul de sac”, e pena il pregiudicare definitivamente le ultime chance rimaste, altro non gli resterebbe da fare se non modificare definitivamente il suo modello di Stato unitario. Così facendo, la Ue finirebbe spiazzata, e tutti i vincoli posti sullo Stato Italiano cadrebbero per effetto delle modifiche statuali avvenute. L’Italia, potrebbe addirittura coinvolgere la Francia, che per le stesse ragioni, da Stato unitario qual è, potrebbe poi cavalcare e appoggiare con la stessa iniziativa l’operazione di rifondazione del proprio Stato.