di PAOLO L. BERNARDINI
Care amiche, cari amici, impegni di famiglia pregressi mi tengono in Liguria. Ma sono con voi tutti col cuore e colla mente, in questa bella giornata che potrebbe significare un nuovo inizio per il Veneto. Anche in un contesto laico, come giusto che sia in politica, vorrei intitolare il mio intervento di oggi un “atto di fede”.
Per raggiungere i nostri obbiettivi, non occorre credere per prima cosa alla bontà dell’autonomia, dell’autogoverno, dell’indipendenza. In questo senz’altro crediamo tutti. Ma occorre credere – prima di tutto – e con tutta la convinzione possibile, all’esistenza di un popolo veneto, di una identità veneta, e di quel legame fondante per ogni comunità, da sempre, che è quello con un territorio, una lingua, una serie di tradizioni uniche, ma non solo uniche, storicamente rappresentate da almeno 5000 anni di storia, di cui naturalmente la Serenissima è la porzione più nota, più grandiosa, ma non la più lunga.
Occorre un atto di fede, che, come ogni atto di fede, deve essere seguito dalle opere.
Il disastro in cui ci troviamo ora è davanti agli occhi di tutti, e non sta a me ricordarne tutti i foschi e grotteschi tratti, e i prevedibili sviluppi, poiché se ora le cose non vanno bene, è probabile che continuando così vadano solo peggio. “Non c’è limite al peggio”, scriveva il poeta della mia terra Eugenio Montale.
Una volta preso atto di una storia immensa e di una identità viva, ci si può interrogare sulla bontà dell’autogoverno. Non necessariamente è positivo. Pensate se fossimo governati da alieni che ci lasciassero in pace e ci chiedessero solo un modesto tributo. Da un buon governo, e non da un governo necessariamente proprio, nazionale, deriva il benessere di una società. Perché è vero anche che questi alieni un giorno potrebbero cambiare idea e sottoporci invece a vessazioni di ogni sorta.
Essere governati da se stessi è un bene infinito nel momento in cui il governante è una sola cosa col governato, nel momento in cui vi è una comunanza di interessi non sempre, anzi spesso tradita dalla democrazia rappresentativa. Perché i rappresentanti di un popolo si sono trasformati proprio negli alieni di cui sopra, lo hanno fatto troppo spesso, tradendo gli interessi della comunità a favore dei propri, personali, meschini.
Se abbiamo bisogno poi di punti di riferimento internazionali per orientare meglio la nostra battaglia, e non sentirci soli, ve ne offro quattro importanti.
Gli eventi di queste ore in Catalogna, che mostrano bene come i catalani non si siano affatto arresi e continuino nella loro battaglia con determinazione. Senza determinazione morale non esiste autodeterminazione politica.
Poi la Scozia: 200.000 hanno marciato a Edimburgo pochi giorni fa, un evento senza precedenti dal 2014, di solito gli scozzesi non scendono in piazza, ma dopo la Brexit è probabile che avremo presto un secondo referendum in Scozia.
Gli abitanti di Hong Kong che con estremo coraggio si oppongono da mesi alla dittatura cinese, Davide contro Golia (ma ricordatevi che l’Antico Testamento ci narra della vittoria di Davide).
E in ultimo i curdi, che dopo i massacri da parte dei turchi senz’altro ritorneranno a pensare alla loro indipendenza, magari sotto la guida dei curdi dell’Iraq, e del Kurdistan iracheno, regione a statuto speciale destinata a grandi sviluppi. Sono eventi di oggi, di queste ore, di questi minuti.
Prendere coscienza di essere un popolo; prendere coscienza della bontà dell’autogoverno, non in assoluto ma per quel che ci concerne qui e ora; prendere coscienza di non essere affatto i soli al mondo a lottare in questa direzione.
E credere. Prima di tutto in se stessi. E poi in un futuro di libertà.