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Ecco i cinque passi per aprire una web-tv

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di MARIO GRASSO*

Aprire un proprio canale televisivo sul web è veramente alla portata di mano e lontano dai costi faraonici delle televisioni nazionali. Sono cinque i punti sufficienti per poter trasmettere i propri servizi sulla Rete. 5 cose essenziali che ogni videomaker dovrebbe sapere.

Primo: fornirsi di un personal computer (va bene anche un portatile) o un Mac. L’importante e’ avere almeno 2 Gigabyte di RAM e un hard disk con alcune centinaia di gigabyte di memoria, visto che i filmati occupano diverso spazio. Con una spesa di circa mille euro (che si riduce a 600-700 euro per i portatili, con ottime prestazioni) si possono acquistare pc efficenti

Secondo: acquistare una telecamera. Meglio se digitale semiprofessionale. I costi si aggirano intorno al migliaio di euro. Volendo, si può arrivare a spenderne 3-4 mila euro per avrere ottimi risultati a livello di definizione e prestazioni. Alla telecamera si possono aggiungere uno o più microfoni, un trepiedi e qualche faretto. In quest’ultimo caso superiamo le aspettative di una semplice webtv “fatta in casa”.

Terzo: il software per il montaggio. Occorre scegliere se puntare su programmi freeware o andare sui classici Adobe Premiere, Avid o Final Cut (per Mac).

Esistono anche alcuni programmi semiprofessionali come Sony Vegas che offrono ottime prestazioni. La spesa varia dai 400 euro a oltre mille euro, se si aggiungono programmi per la creazione di effetti o lavorazione sui testi.

Quarto: registrare un dominio web. E qui le scelte non mancano. Tutto dipende dalle prestazioni e dal traffico che il sito può generare. Andiamo da una spesa di poco più di 10 euro all’anno fino a diverse centinaia di euro. Il costo di un buon hosting tuttavia può essere intorno ai cento euro annuali.

Buona regola è quella di considerare l’acquisto del servizio di backup (almeno settimanale) per non rischiare di perdere tutto il lavoro svolto. In particolare, il backup è utile in caso di affitto di bande ad hoc.

Quinto: pubblicare il contenuto su una piattaforma. Da Youtube a Ustream, non mancano i siti che offrono servizi gratuiti per la pubblicazione di contenuti multimediali. Sarà importante anche la condivisione dei filmati su altri social network come Facebook, Twitter o Pinterest, il tutto per creare una rete di relazioni efficace in grado di far rimbalzare il proprio messaggio tra i diversi utenti.

Dal punto di vista burocratico non ci sono grossi ostacoli.

A dettare le regole è l’Agenzia delle comunicazioni che con un’apposita delibera ha fissato i ‘paletti’ su come e quando bisogna richiedere l’autorizzazione. Sotto i 100 mila euro di fatturato, o con ricavi annui inferiori a 200 mila non si paga l’autorizzazione.

È necessaria invece – e obbligatoria – l’autorizzazione qualora si superi la soglia e chi apre la tv ha natura giuridica di società, di capitali o di persone, cooperativa, fondazione, associazione riconosciuta e non, persona fisica con oggetto sociale relativo all’esercizio dell’attività radiotelevisiva. L’autorizzazione è valida per 12 anni ed è rinnovabile entro 30 giorni prima della scadenza.

Inoltre, la delibera non prevede l’obbligo di autorizzazione se i palinsesti sono identificati da un unico marchio di durata inferiore a 24 ore settimanali, se i servizi audiovisivi sono a circuito chiuso per gruppi chiusi di utenti o in luoghi pubblici, se si tratta di siti web realizzati da privati o contenenti elementi multimediali accessori (giochi online, motori di ricerca, quotidiani online, ecc.).

*sindacatonetworkers.it

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4 COMMENTS

    • Perchè oggi come oggi non abbiamo risorse economiche e di conseguenza risorse umane sufficienti. Purtroppo un lavoro come questo non si costruisce sul semplice volontariato.
      gl marchi

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