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I pasti gratis esistono, ma solo per i keynesiani

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pastiera-napoletanadi MATTEO CORSINI

“Troppo facile ricorrere al torchio, direbbero gli scettici: non esistono pasti gratis in economia. Ma non è vero, pasti gratis esistono quando ci sono risorse inutilizzate: le misure giuste possono creare ricchezza dove prima non esisteva”. Non è una novità che Fabrizio Galimberti sia un sostenitore degli stimoli keynesiani come soluzione per la crisi che dura da anni. Verrebbe da dire “più keynesiani”, perché in realtà l’unica vera austerity, ossia la riduzione della spesa pubblica, non è stata finora praticata, checché ne dicano keynesiani e governanti vari.

Recentemente, dato che i ripetuti stimoli monetari non hanno avuto effetti miracolosi, è forte la spinta per aumentare la “flessibilità”, ossia per fare più deficit. Meglio se mediante un aumento della spesa pubblica, perché un semplice taglio delle tasse potrebbe dar luogo a risparmio precauzionale e non a un aumento di consumi e investimenti. Che in economia non esistano pasti gratis non lo dicono gli scettici, bensì le persone che hanno un minimo di buon senso. Qualsiasi intervento monetario e fiscale non fa altro che redistribuire ricchezza reale, a volte ponendo l’onere a carico di persone che pagano le tasse oggi, altre volte ponendo l’onere a carico di persone che le tasse le pagheranno in futuro. Tasse esplicite o implicite, ossia da inflazione monetaria.

Se ci sono risorse inutilizzate, spesso è perché esistono ostacoli politici all’aggiustamento dei prezzi che ne determinerebbe l’utilizzo. Le misure monetarie e fiscali auspicate dai keynesiani non fanno altro che redistribuire la ricchezza esistente, non creano ricchezza nuova, se non in termini nominali. Ma non è la stessa cosa. Galimberti ritiene peraltro che non ci si debba preoccupare del’inflazione: “E l’inflazione? Il pericolo c’è, ma ci sono anche gli strumenti per prosciugare, in un prosieguo di tempo, la liquidità creata con l’emergenza. Non è inutile, insomma, riflettere su un’altra “lezione della crisi”: tagli d’imposta o aumenti di spesa finanziati creando moneta – deficit senza debito – sono ammissibili in un’emergenza, purché si tratti di misure temporanee e pianificate, e si apprestino gli strumenti per prosciugare nel tempo la liquidità creata. Rinunciando ad appendere questi strumenti nelle panoplie della politica economica rischiamo di gettare via il bambino con l’acqua sporca.”

Ora, qui non si tratta di gettare il bambino con l’acqua sporca, bensì di guardare alla sostanza delle cose. Posto che è tutto da dimostrare che più deficit oggi sia compensato da meno deficit domani (perché il domani non diventa mai oggi per chi vede nel deficit la via alla crescita economica: oggi si tratta di far ripartire l’economia, domani di non “tarparle” le ali), il problema è dovuto alla definizione di inflazione.

La crescita dei prezzi al consumo non è inflazione, ma uno degli effetti dell’inflazione (ossia dell’aumento della quantità di moneta, che è dovuto alla politica monetaria espansiva). Se i prezzi al consumo non crescono (posto che potrebbero comunque scendere di più in assenza di interventi espansivi), ciò non significa che le politiche espansive non distorcano i prezzi relativi e i prezzi di beni non di consumo. Un solo esempio: l’azzeramento (o peggio) dei tassi di interesse rende ancora più preoccupanti le prospettive pensionistiche di chi oggi versa denaro in fondi pensione.

Non esistono, quindi, dei pasti gratis: qualcuno paga il conto, checché continuino a dire i keynesiani, che evidentemente contano sul fatto che chi paga per il pasto gratis altrui non se ne accorga.

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1 COMMENT

  1. Questo Gallimberti mi pare si arrampichi sugli specchi. Dovrebbe spiegare perché dopo anni ed anni di politiche keynesiane il mondo è nella situazione pre-fallimentare in cui si trova. E del giappone? Forse non è neppure colpa sua. Se non ci arriva , non ci arriva.

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