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Per Javier Milei il difficile viene adesso

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di MATTEO CORSINI

Al ballottaggio del 19 novembre per l’elezione del nuovo presidente dell’Argentina ha vinto Javier Milei, deludendo le speranze di tutti coloro che fin dall’inizio lo hanno bollato come inadeguato e finanche pericoloso.  Il tutto nonostante l’alternativa, il ministro dell’Economia uscente Sergio Massa, abbia dato (l’ennesima) prova sul campo di quanto disastrose siano le politiche ultrastataliste del peronismo argentino.

Va da sé che per coloro che con il peronismo hanno ottenuto piccoli o grandi benefici parassitari, peraltro con contropartita di debito o monetizzazione, sperassero di poter continuare a calciare avanti il barattolo, forse nell’illusione che fosse possibile sostituire la dipendenza dai prestiti del Fondo Monetario Internazionale con quelli della Cina e che questa fosse un creditore più “morbido” del FMI. Il che è del tutto inverosimile.

Riconoscendo la sconfitta, Massa ha subito detto che toccherà a Milei, ancor prima del suo insediamento ufficiale, che avverrà il 10 dicembre, fornire “garanzie sul funzionamento politico, sociale ed economico dell’Argentina”. Il che, detto da uno che ha fatto campagna elettorale elargendo mance a destra e a manca facendo correre l’inflazione, è quanto meno segno di mancanza di pudore.

Adesso per Milei viene il difficile, perché è indubbiamente vero che in una situazione deteriorata come quella dell’Argentina servono provvedimenti di liberalizzazione drastici, ma è altrettanto vero che decenni di assuefazione e dipendenza dallo statalismo (non scalfito dai momenti in cui al governo non c’erano peronisti) non saranno affatto facili da rimuovere nella mentalità di buona parte dei cittadini. Né è realistico aspettarsi miracoli nel giro di pochi mesi.

Personalmente dubito, ma spero di sbagliarmi, che anche una parte degli elettori di Milei abbia ben chiaro cosa comporti mettere in pratica provvedimenti volti a ridurre lo statalismo. Non sarà un pranzo di gala. In un contesto in cui, tra l’altro, gli ingranaggi della macchina statale prevedibilmente non saranno collaborativi, essendo legati a filo doppio con il peronismo.

L’elezione di Milei rappresenta un’opportunità storica di dare applicazione concreta, per lo meno parziale, a provvedimenti libertari. Fare peggio di chi lo ha preceduto è molto difficile, ma è certo che a Milei non sarà accordato lo stesso credito internazionale che il peronismo ha reiteratamente ottenuto, a discapito dei risultati disastrosi accumulatisi nei decenni scorsi.

Sarà quindi una sfida difficile, ma vale la pena tentare.

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