Le tasse in aumento, i consumi in calo perenne, le aziende che continuano a chiudere, i lavoratori lasciati a casa, quelli che stanno per esserlo con l’anno nuovo, e il ‘vampirismo’ che lo Stato continua a mettere in atto sui redditi degli italiani, sono la prova di un Paese avvitato su se stesso e senza più speranze. Ora, davanti a questi inarrestabili e cronici avvenimenti, che continuano imperterriti a ingigantirsi e ad acuirsi sempre di più, gli ultimi due governi non hanno prodotto assolutamente nulla per favorire una ripresa.
Davanti ad una crisi finanziaria annunciata, arrivata nel novembre del 2007, il potere politico italiano non ha saputo prendere nessun provvedimento che fosse degno di nota, anzi, ha solo continuato a fare quel che ha sempre fatto: la gestione della rendita del potere e degli affari. Di più, combattendo veramente la crisi avevano avuto l’occasione per riscattarsi dai disastri commessi nel corso degli anni, e invece hanno addirittura pensato a lucrarci politicamente prima che fosse troppo tardi. E’ sufficiente ricordarsi ciò che ci dicevano i politici nel 2009, 2010, 2011 e 2012: “vediamo la luce in fondo al tunnel”, “aumentano quelli che vanno in vacanza”, “i ristoranti sono sempre pieni” e così via. Martellavano gli italiani con montagne di balle, slogan idioti degni di un’analfabeta della politica e non passava giorno che non dicessero le solite parole vuote e senza contenuti: “tenuta dell’economia italiana”, “l’Italia è troppo grande per fallire”, “il patrimonio privato degli italiani è il più importante d’Europa”, quasi che lo stesso fosse già stato utilizzato come una sorta di garanzia alla Ue. Insomma, si infondeva fiducia agli italiani senza nessun dato certo, e l’unico riferimento utilizzato per garantire agli italiani la tenuta dei conti, quasi sempre andava sul buon andamento e la tenuta del turismo, che notoriamente è sempre stata la prima azienda italiana, e mentre si rifilavano queste “paccate di balle”, l’Italia dei disastri e del debito continuava invece la corsa verso il suo suicidio.
Infatti, i costi gestionali della politica hanno contribuito ad incentivare la corruzione e il malaffare e nel corso degli anni si sono rivelati il vero problema del paese, fino a diventare nei giorni nostri artefici primi della catastrofe alla quale sta per andare incontro oggi l’Italia. La Germania già da tempo studia l’ipotesi Grexit, cioè l’uscita della Grecia dall’euro, e chiunque sa che in Europa è più autorevole che Bruxelles. Ma Bruxelles, ovvero quella casbah di burocrati incapaci che non sa più che pesci pigliare, mentendo spudoratamente ribadisce che l’ingresso nel sistema monetario euro non prevede una procedura di recesso e che, quindi, eventi di uscita dall’euro non potrebbero mai verificarsi.
In sostanza, Bruxelles conferma la sua debolezza: infatti, basta leggersi i trattati per scoprire che la mancata determinazione di una procedura non può impedire a uno Stato sovrano di recedere da un accordo internazionale; quindi se Bruxelles rifila “polpette avvelenate” indirette agli stati che ancora devono aderire alla Ue, significa che a rischio potrebbe essere non solo la moneta unica ma la stessa istituzione Europea. La Grecia, se si decidesse per una exit strategy, ha già fatto sapere anticipatamente che l’uscita riguarderebbe solo la moneta unica e non l’Unione europea, quindi una posizione quasi identica a quella dello status della Polonia. Vincesse le elezioni Alexis Tsipras, diventerebbe realtà la possibilità del taglio di almeno del 50% del debito. La Germania, però, respinge l’ipotesi e contesta la ragione «storica» (il taglio del 50% del debito tedesco dopo la Seconda guerra mondiale) senza però tornare sui suoi passi. E’ dimostrato come l’uscita Greca dall’euro sia tecnicamente possibile e forse anche l’unica via praticabile visti anche i devastanti risultati ottenuti dalla «Troika» in Grecia (confermati più volte dal FMI), e dal rigore del «Fiscal compact» nel resto del Sud-Europa. Mentre la Grecia ha già deciso cosa fare, l’Italia continua con la litania delle parole vuote e senza nessun obbiettivo certo, solo che ora a Palazzo Chigi non possono più stare a guardare. Accetteranno che la troika adotti i gli stessi provvedimenti della Grecia?