David Rosenberg, capo economista e strategist presso Gluskin Sheff: “L’helicopter money è un QE plus, con il Tesoro che emette un bond perpetuo – o chiamiamoli anche centenari – del valore di $2 trilioni sul bilancio della Fed. Quando il bond scade, a quel punto siamo tutti morti, e il Tesoro può utilizzare quel denaro per stimolare la crescita”. Nel contesto post elettorale, con la vittoria di Trump, si assisterà (si sta già assistendo) a una revisione delle previsioni su ciò che accadrà o che farà la nuova amministrazione statunitense. A oggi mi pare che molti stiano, più che mai, tirando a indovinare, dato che non si aspettavano il successo di Trump, né le sue posizioni sono particolarmente chiare (ne ha sparate tante e di grosse, ma cosa effettivamente farà è un altro discorso).
Prima delle elezioni in diversi parlavano di helicopter money, ossia, in sostanza, del finanziamento monetario permanente della spesa pubblica. Tra questi David Rosenberg, appunto, secondo il quale la politica monetaria, anche nella veste meno convenzionale del QE, non è più sufficiente. Il consenso che sta maturando verso politiche fiscali espansive sotto forma soprattutto di spesa pubblica in infrastrutture sa molto di vecchio keynesismo, e non mi meraviglierei se, constatati gli effetti effimeri (e a lungo andare dannosi) anche di questi provvedimenti, si finisse per rispolverare perfino lo scavo di buche e la successiva ricopertura, giusto per “creare” posti di lavoro e sostenere la domanda aggregata.
Che la monetizzazione preveda l’emissione di un’obbligazione perpetua o a scadenza molto lunga da parte dello Stato a favore della banca centrale è solo un espediente contabile per evitare che il bilancio della banca centrale risulti tecnicamente in insolvenza, avendo aumentato le passività senza un corrispondente aumento di attività.
La sostanza, tuttavia, non cambia: l’idea di fondo è che, creando denaro dal nulla e spendendolo, si aiuti l’economia. Ovviamente si tratta solo di un effetto redistributivo, dato che la ricchezza non si crea dal nulla. Ma l’illusione a breve convince molti (soprattutto quelli che tirano a rimandare i problemi).
Lo stesso Rosenberg, candidamente, afferma: “So che verrò accusato di voler salvare con una operazione di bail-out chi ha peccato ma, Dio mio, lo abbiamo già fatto. D’altronde, nessuno è finito dietro le sbarre.” In effetti, tra un “salvataggio” e l’altro, sono quasi dieci anni che gli esperimenti monetari e fiscali si inseguono in modo progressivo, con l’unico tangibile effetto di rimandare e aggravare i problemi. Ma, come sosteneva Keynes, prontamente citato da Rosenberg, “nel lungo periodo saremo tutti morti”.
Quindi chissenefrega: spendiamo oggi soldi creati dal nulla aumentando debiti che altri dovranno gestire, e chiamiamo tutto questo “stimolo alla crescita”.
Io non mi stupisco che molti economisti, soprattutto nel settore finanziario, ragionino così. Sperano di riuscire a perpetuare la redistribuzione monetaria a loro favore. Però poi non mi stupisco neanche se, dopo anni di questa solfa, la gente manda Trump alla Casa Bianca.