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Perché la cura monti non è la soluzione

Da leggere

di STEFANO GAMBERONI

Ricapitolando quanto detto fin qui nei precedenti interventi su lindipendenza:
La statistica italiana tiene nascosta la realtà del paese
Cos’è il debito pubblico
– Il debito è la promessa dello stato che ci ridarà i nostri risparmi: quelli che direttamente abbiamo volontariamente prestato allo stato sottoscrivendo titoli, o indirettamente tramite banche e istituzioni previdenziali che hanno a loro volta volontariamente sottoscritto titoli di stato.
– Non ci sono scorciatoie, lo stato italiano ha raccolto ingenti capitali per finanziare le sue politiche e occorrono soluzioni politiche perché possa finalmente restituire i risparmi ai legittimi creditori.
– Il debito è così grande che la sua cancellazione, la sua svalutazione, la sua monetizzazione avrebbe effetti catastrofici sull’economia domestica e sul sistema finanziario globale.

Non è casuale l’interessamento delle istituzioni europee al caso italiano, così come verso altri paesi sull’orlo di una crisi di insolvenza. Negli anni passati lo stato ha ricevuto parecchi soldi dagli investitori esteri, che hanno creduto alla promessa che lo stato avrebbe reso capitale e interessi. Per questo motivo i risparmiatori non residenti e le banche estere, soprattutto in Europa, temono che l’Italia non mantenga la promessa fatta. Purtroppo percepiscono il rischio che i loro soldi non siano restituiti alla scadenza dei titoli e legittimamente fanno pressione sui loro governi e sulle istituzioni finanziarie internazionali al fine di costringere l’Italia a mantenere gli impegni presi. Queste pressioni hanno avuto l’effetto di mettere Mario Monti a presidente del consiglio, il quale ha cercato di porre in atto politiche che facessero vedere ai mercati una sensibile inversione di tendenza. Peraltro, di là dei titoli sui giornali, lo stato continua a spendere più di quanto incassa e non è assolutamente nelle condizioni di rimborsare nemmeno una parte del suo debito. Intanto il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto le stime di crescita globali e per l’Italia e ribadisce che il debito continuerà a salire tanto nel 2012 che nel 2013.

Anche per tutto il 2012 lo stato ha piazzato nuovo debito, necessario per sostituire i vecchi titoli giunti a scadenza e a coprire il suo sbilancio corrente. Per fare ciò da anni ricorre allo strumento consueto delle aste dei titoli di stato, nelle quali gli investitori e i risparmiatori ancora si fidano a prestare denaro fresco allo stato, sebbene chiedano tassi di rendimento crescenti. Già in un paio di occasioni recenti c’è stato il serio rischio che in queste aste lo stato non riuscisse a raccogliere tutti i capitali di cui ha disperato bisogno. Per fronteggiare questa drammatica eventualità la Banca Centrale Europea è intervenuta con soluzioni tampone, non tutte sempre evidenti. La prima tra dicembre 2011 e gennaio 2012 con l’erogazione a buon mercato di crediti alle banche, che hanno potuto acquistare con questi liquidi i titoli di stato dei rispettivi paesi. Recentemente con l’annuncio ancora più esplicito che comprerà direttamente titoli di stato dai paesi in difficoltà. Ripetiamo, per chi non l’avesse ancora capito, che comprare titoli di questi stati significa dare soldi a governi che spendono troppo. Se a comprare questi titoli è la Banca Centrale Europea significa che alcuni paesi dell’area euro stanno finanziando le spese eccessive dei paesi dell’Europa mediterranea. E’ ovvio che acconsentire a un simile trasferimento di risorse generi parecchi mal di pancia ai politici tedeschi olandesi e finlandesi. E’ per ciò che l’aiuto della BCE arriverà ma a precise condizioni. Infatti, l’impegno della Banca Centrale Europea verso gli stati insolventi implica l’ingerenza del controllo europeo nel giudicare le politiche fiscali adottate dai governi che riceveranno aiuti.

E’ probabile che il governo Monti-Napolitano stia cercando di garantire la restituzione del debito e di proteggere gli interessi degli investitori esteri per salvaguardare la rispettabilità del buon nome dell’Italia. Per inciso, sicuramente va solo a favore degli investitori esteri l’ultima trovata di Tremonti di agevolare i rendimenti del debito pubblico per favorire il riacquisto del debito da parte dei risparmiatori nazionali. Significa togliere le castagne dal fuoco agli investitori esteri e restare noi col cerino acceso in mano. Aver messo Mario Monti alla presidenza del consiglio è la garanzia più diretta per cui le politiche fiscali recentemente adottate siano state preventivamente coordinate con i governi europei. D’altronde Monti fa leva sulle conoscenze nazionali ed estere maturate nell’arco di una vita per conseguire un accordo preventivo alle scelte che sottopone al parlamento. Nel caso italiano, l’annuncio della Banca Centrale Europea di aiutare gli stati, condizionatamente al controllo europeo delle politiche adottate dai governi in difficoltà, oltre che un segnale mandato ai mercati, rappresenta anche un paletto ben piantato per vincolare i governi che verranno dopo Monti. Non dico che sia del tutto negativo, ma certamente non è una soluzione definitiva.

L’obiettivo necessario per stabilizzare l’Italia e la valuta europea è quella di avviare un percorso di riduzione della spesa pubblica che permetta di rimborsare metà del debito pubblico nell’arco dei prossimi anni. Significa che lo stato deve risparmiare negli anni a venire una cifra di circa 900 Miliardi e restituire questi soldi agli investitori, esteri e nazionali. Ma oltre ad annunci di orizzonti più radiosi, di crescita, occupazione e ritorno alla normalità, si può veramente dire che la cura Monti sia percorribile e risolutiva? In effetti, nonostante un 2012 veramente triste per i contribuenti e per i cittadini dello stato italiano, il debito pubblico non si è ridotto per nulla. In complesso l’economia non riparte, i soldi in tasca ai cittadini sono falcidiati dalle tasse, la burocrazia non accenna a mollare la presa e il dato assolutamente preoccupante è che la disoccupazione continua a salire perché le imprese chiudono. Ce n’è più che a sufficienza per essere molto preoccupati, e per essere pessimisti sul futuro nostro e quello dei nostri figli.

Ammettiamo pure, come puro esercizio di inguaribile ottimismo, che il 2012 grazie a Monti si chiuda con un miracoloso avanzo dopo gli interessi di 15 Miliardi (circa l’1% del PIL) e che finalmente lo stato cominci veramente a rimborsare il debito. Occorrerebbero 60 anni per raggiungere l’obiettivo di stabilità per mantenere in salute la nostra economia ed adempiere a quanto richiesto dai trattati europei. Il conto è presto fatto 900 miliardi / 15 miliardi l’anno = 60 anni! Ecco quindi in maniera molto semplice il futuro che ci stanno preparando. Abbiamo ben presente cosa è stato il 2012? Ecco! La stessa cosa fino al 2072!! Se guardiamo solo noi, che già lavoriamo (se va bene) e che forse possiamo beneficiare della ricchezza messa da parte dalle famiglie d’origine (se a loro è andata bene), la prospettiva di sessanta anni come il 2012, per intenderci quella offerta da Monti e Napolitano, ci appare comunque poco credibile e di scarso successo.

Perché è irrealizzabile? Perché può solo andare peggio. Il peso delle tasse è intollerabile, la fiducia dei risparmiatori molto sottile, l’economia in recessione, la disoccupazione in aumento, la competitività inesistente, la produttività in calo. Non c’è un indicatore che lasci intravedere una speranza di crescita e di miglioramento della  nostra situazione. L’unica cosa sicuramente in crescita sono le tasse! Le politiche di rigore all’italiana sono solo nuove tasse che, associate a uno scenario di crisi globale, portano un sistema economico sotto stress al tracollo. Se guardiamo cosa è successo agli altri stati in situazioni analoghe, possiamo convincerci che di troppo debito si può morire. Si è avviato un circolo vizioso che porterà alla distruzione del nostro sistema economico ed a un impoverimento di noi cittadini ben prima del promesso anno del riscatto… il duemilasettantadue (2072!!!).

Troppo tragico? Va bene, teniamo il respiro e convinciamoci che le politiche di Mario Monti possono essere sostenibili dal nostro sistema produttivo per 60 anni. Il pensiero va immediatamente ai nostri figli e ai nostri nipoti. Veramente possiamo auspicare una vita in una società, in un sistema economico, in uno stato che gli offre le opportunità come le abbiamo viste nel 2012? Detto in altri termini Monti e Napolitano stanno lavorando per togliere ai nostri figli qualsiasi prospettiva. Studiare, crescere, far famiglia e lavorare in uno scenario di crisi per tutta la loro vita! Ecco cosa li aspetta in Italia. L’alternativa percorribile per loro sarebbe l’emigrazione forzata per mancanza di alternative e di opportunità nella terra dove sono nati. E’ questa la ricetta della felicità? Purtroppo per noi privati cittadini, le politiche di rigore proposte da Monti e Napolitano sono quelle convenzionalmente adottate dagli stati europei. Sono politiche concordate tra i governi europei e con la BCE, aggravate dalla necessità di applicarle con l’appoggio del parlamento.

Il sistema italiano deve fare i conti con l’apparato che esso stesso ha costruito: il pletorico apparato burocratico e le organizzazioni politiche e parastatali sono un’oligarchia che rende irriformabile l’Italia. Non c’è da illudersi, un controllo più stretto imposto dalle cancellerie estere non migliorerà la nostra condizione. Semplicemente le ingerenze estere nella politica economica italiana serviranno alla classe politica nazionale come utile scusa per continuare la rapina coloniale ai danni delle regioni tosco-padano-venete.

Abbiamo una responsabilità nei confronti dei nostri figli e nipoti. Dobbiamo trovare una soluzione diversa al declino che pare inevitabile. Il fine è di mettere le basi per una società dove le medesime regole valgano per tutti anche per il governo, al pari di tutti i cittadini. Questo intendimento è un atto di rispetto verso coloro che ci hanno preceduto ed hanno sacrificato la loro vita per consegnarci una terra dove vivere, ricostruita col lavoro, l’impegno e i sacrifici dopo le distruzioni delle guerre mondiali. Essi non potevano certo immaginare che la sottomissione a uno stato (italiano) dal potere illimitato avrebbe portato la società democratica in cui essi credevano, ad un passo dal perdere tutto quanto faticosamente guadagnato.

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1 COMMENT

  1. lo stato italia non è una democrazia ma una dittatura dei partiti, incapaci, irresponsabili e voraci, che noi continuiamo a sostenere col voto col quale abbiamo l’illusione di contare qualcosa e invece continuiamo a fregare noi stessi… conclusione: disertiamo il voto!
    e pensiamo a costruire la nostra indipendenza.

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