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Permettetemi di essere controcorrente: io dico che bisogna andare a votare

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di GIANFABIO CANTOBELLI*

Come il più vigliacco dei dinamitardi Mario Draghi si è dato alla fuga per non restare coinvolto nella deflagrazione della distruttiva bomba economica e sociale da egli stesso innescata in continuità col piano di annientamento e svendita del paese inaugurato (sempre dal sullodato Draghi) nel 1992 sullo yacht Britannia e portato avanti con inesorabile, metodica e criminale efficienza nell’arco delle ultime tre decadi da classi dirigenti sopravvissute al golpe giudiziario di mani pulite.

Alla vigilia di un autunno gravido di tensioni, gli italiani vengono chiamati alle urne in una inusuale tornata settembrina confidando che le distrazioni feriali agostane (e la temporanea sospensione delle vessazioni nazi-sanitarie) risparmino ai partiti maggiori una più che probabile emorragia di consensi comprimendo, al tempo stesso, i tempi perché le cosiddette “forze antisistema” possano organizzarsi ed articolare una efficace proposta alternativa rispetto al desolante unanimismo di un parlamento ormai ridottosi a malinconico proscenio per guitti di second’ordine, recitanti copioni redatti nelle segrete stanze della grande usura globale cui è stata svenduta la sovranità popolare.

In questo contesto si dipana una campagna elettorale surreale in cui, ad una “sinistra” completamente disconnessa dalla realtà, starnazzante al “pericolo fascista” e sventolante, con inarrivabile improntitudine, la bandierina arcobaleno (rigorosamente di cachemire) dei “diritti delle minoranze” – dopo essersi fatta correa dell’ignobile apartheid vaccinale ed avere avallato le più turpi misure liberticide in ferreo sodalizio con un individuo dalla dubbia integrità psichiatrica come Roberto Speranza – si contrappone una sedicente “destra” riciclatrice di stantie parole d’ordine, promesse da venditori di pentolame e propugnatrice di un sovranismo retorico pronto a sbriciolarsi al primo rialzo dello “spread”.

Questa fosca commedia dell’assurdo (da far invidia al miglior Ionesco) i cui protagonisti, non dimentichiamolo, dovrebbero essere già ristretti nelle patrie galere per crimini contro l’umanità (a cominciare da quei “televirologi” passati all’incasso di candidature generosamente offerte in cambio della copertura “tecnica” fornita alla demolizione per via pseudosanitaria dei diritti costituzionali), offre a sempre più sparute tifoserie l’illusione di una diversità di posizioni ed alimenta un inane conflitto orizzontale tra capponi di Renzo funzionale alla perpetuazione – meramente formale – del rito democratico notoriamente inviso a quelle élites tecnocratiche che padroneggiano cinicamente l’emergenza permanente (sia essa sanitaria, climatica e, da ultimo, energetica) per ridefinire, con la complicità di esecutivi fantoccio, gli assetti sociali ed economici rispettivamente in senso autoritario e neofeudale.

Sullo sfondo si staglia sinistramente l’ombra di una catastrofe economica epocale diretta conseguenza dell’acritica adesione ad agende “green” di discutibile fondatezza scientifica nonché dell’autolesionista coinvolgimento dell’Italia nel conflitto russo-ucraino in servile aderenza agli input dei circoli guerrafondai dell’anglosfera (ben lieti di mandare al macello gli europei in una guerra per procura) ed in totale disprezzo sia dell’interesse nazionale che del dettato dell’art. 11 della costituzione.

Il sedicente “governo dei migliori” si è rivelato, alla prova dei fatti, un manipolo di lanzichenecchi capeggiato da un sicario economico celebrato da una stampa corriva, comprata a suon di sussidi pubblici.

Premiare col voto quelle forze politiche che, direttamente o indirettamente, hanno consentito all’esecutivo “uscente” (eppure attivo ben oltre i limiti della “gestione degli affari correnti”) di piantare i semi avvelenati della grecizzazione del paese (magari per mezzo della trappola usuraia del MES), di calpestare i diritti fondamentali, di disgregare il tessuto sociale suscitando divisioni e promuovendo discriminazioni ignobili, di trascinarci in un conflitto dagli esiti potenzialmente fatali (e non solo sotto il profilo economico) sarebbe manifestazione di inarrivabile masochismo civile e politico così come il rifugiarsi in un astensionismo che, lungi dal “delegittimare il sistema”, si risolverebbe nel consolidamento del potere di minoranze organizzate al guinzaglio di potentati sovranazionali tanto opachi quanto pericolosi.

La gaglioffa truffa politica del M5S (organizzata intorno al volgare voto di scambio meglio noto come “reddito di cittadinanza” e inabissatasi nella fetida palude autoritaria dei governi Conte e Draghi) ha avvelenato i pozzi della partecipazione democratica con le scorie tossiche del tradimento, della diffidenza e della disillusione rendendo vieppiù impervio il compito di coagulare una significativa base di consenso intorno a programmi autenticamente alternativi rispetto alla nefasta ortodossia euroatlantista metastatizzatasi nei partiti mainstream, tutti allineati al paradigma autodistruttivo del vincolo esterno.

La restaurazione di una effettiva dialettica democratica si manifesta di vitale importanza per contrastare l’erosione emergenziale dell’impianto costituzionale ed inaugurare una stagione di riconquista civile dopo la vergognosa stagione degli abusi di potere pandemici e del ducismo tecnocratico draghiano. Pur con tutti i limiti e le riserve del caso, il 25 settembre è quindi opportuno mobilitarsi nelle urne e dare un voto a quei partiti e movimenti che sin dall’inizio, senza ambiguità, hanno contrastato nelle piazze, nei tribunali, nel web e attraverso i canali della libera informazione la truffaldina narrazione pandemica e la natura eversiva delle misure “sanitarie”.

L’opposizione al progetto tecnocratico di destrutturazione digitale delle libertà fondamentali, di distruzione della classe media e predazione del risparmio privato (che questa è, nella sostanza, “l’agenda Draghi”) necessita di una rappresentanza parlamentare non meramente simbolica in grado di costituire il nucleo di una nuova resistenza costituzionale oggi più che mai necessaria.

*Il punto di vista dell’autore non rappresenta la linea editoriale di questa testata, ma il MiglioVerde, da sempre, offre spunti per il dibattito da sempre.

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6 COMMENTS

  1. e’ vero….si DOVREBBE TUTTI ANDARE A VOTARE ….MA….non cambierebbe nulla ….perche’ i giochi sono gia’ fatti ! il VOTO e’ solo una pantomima ….un orrido spettacolo per dimostrare cio’ che non e’ ! L’espressione taroccata di un diritto inesistente !

  2. Grazie avv.Cantobelli, finalmente un’analisi logica ben fatta!Se l’astensionismo può sembrare la scelta più pura e priva di compromessi,in queste specifiche elezioni,sarebbe in realtà il più grande regalo a questa ignobile classe politica,che dello schiaffo morale se ne frega altamente perché è senza onore e la morale non sa neanche cosa sia,venduta a interessi sovranazionali. Nel giro di pochi mesi,senza alcuna opposizione, perché hanno già realizzato il partito unico auspicato da Licio Gelli riuscirebbero a modificare la costituzione e a distruggere definitivamente questo paese. Si parte sempre dal presupposto che i 3 nuovi partiti non c’è la faranno a superare la soglia del 3%,cosa magari non vera perché se invece di astenersi,chi è contrario a questo governo andasse a votare forse ci sarebbero delle belle sorprese e prendendo anche atto che questi”nuovi” possano di nuovo tradire il loro mandato, probabilmente alcuni personaggi sono già venduti,in ogni caso non sarà peggio di quello che sarebbe se non venissero eletti. Inoltre se pochi votassero queste nuove opposizioni ,si dimostrerebbe che l’italiano è tutto parole e niente fatti,che non è nemmeno in grado di organizzare un opposizione reale e quindi a cadere nel ridicolo saremmo noi italiani,che ci mostreremmo facilmente manipolabili.Le elezioni politiche non sono i referendum che se non si raggiunge il quorum i risultati non valgono,qui chi vince prende tutto!Inoltre post elezioni ricominceranno con il tormentone vazzinale e con tutte le leggi più assurde possibili,che ora sono tenute in sordina,che metteranno ancora più l’Italia in ginocchio,stremata dal caro energia,che viene gestito da chi è al governo.Ricordo che ci sono medici radiati perché si sono opposti a questo regime anche per loro è giusto votare.Votando non c’è nulla da perdere,forse qualcosa da guadagnare e in ogni caso, intanto si possono comunque costruire realtà parallele,una cosa non esclude l’altra.I politici non sono gli amici da cui possiamo rimanere delusi,questo concetto della delusione ,che è più che giusto, è estraneo alla politica,come ben detto da Cantobelli,i 5stalle sono serviti per fare perdere ogni fiducia nella capacità di creazione di una politica più pulita e a base popolare.Preso atto di questo ,bisogna tentare,tentare,tentare e continuare ad andare avanti.I diritti civili,che ora stiamo sempre più perdendo,sono stati guadagnati con la lotta,non perché qualcuno, li abbia regalati.

  3. Mi consenta, avvocato Cantobelli, un’ulteriore considerazione. Lei sostiene che i protagonisti di quest’assurdità dovrebbero essere ristretti nelle patrie galere. E i magistrati che non li condannano? I sostituti procuratori che non procedono d’ufficio e che in caso di denuncia preannunciano archiviazioni e richieste di proscioglimento prima ancora di leggere le carte? Dove dovrebbero essere ristretti? Quale legislatore eletto tra le liste cosiddette antisistema avrebbe il coraggio di sollevare pubblicamente tale grave anomalia? Non credo che questo tipo di coraggio lo si possa attendere da chi nel recente passato ha cavalcato la tigre giustizialista.

  4. «Siamo di fronte a un cambio di paradigma. La gestione autoritaria di economia e società si impone come condizione necessaria alla sopravvivenza (distopica) del capitalismo stesso, che non è più in grado di riprodursi attraverso il lavoro salariato di massa e l’annessa utopia consumistica. L’agenda che ha partorito il fantasma della pandemia come religione sanitario-vaccinale nasce dalla percezione della sopravvenuta impraticabilità di un capitalismo a base liberal-democratica. Mi riferisco al crollo di redditività di un modello industriale reso obsoleto dall’automazione tecnologica, e per questo sempre più vincolato a debito pubblico, bassi salari, centralizzazione di ricchezza e potere, stato d’emergenza permanente, e alla creatività del settore finanziario, dove il denaro si moltiplica da sé, per partenogenesi». «Lo scenario che ci si prospetta, se solleviamo il velo di Maya, è di carattere marcatamente neo-feudale. Masse di consumatori sempre meno produttive vengono regimentate, semplicemente perché i nuovi globalizzatori non sanno più che farsene. Insieme ai sottoccupati e agli esclusi, il ceto medio impoverito diventa un problema da gestire con il bastone del lockdown (a breve anche in versione climatica), del coprifuoco, della propaganda, e della militarizzazione della società, piuttosto che con la carota del lavoro, del consumo, della democrazia partecipativa, dei diritti sociali (sostituiti nell’immaginario collettivo dai diritti civili delle minoranze), e delle meritate vacanze». (D. Rossi “L’economia delle emergenze”)

  5. Più che controcorrente, difforme da quanto pensa la maggioranza dei libertari. Perché il resto del mondo politico si dichiara favorevole alla partecipazione al voto. Draghi è andato anche a dirlo a Rimini, in maniera ipocrita perché se veramente ci tenesse alla partecipazione popolare non avrebbe indetto una sola giornata di operazioni di voto (e avrebbe ancora il tempo di prolungare a lunedì 26! Ma è impegnato a darsi i poteri speciali a partire da sabato 24). Così come avrebbe potuto spostare il voto stesso di qualche settimana. Capisco le motivazioni partecipazioniste che ritengono l’astensionismo inutile e controproducente. Il problema è che anche il voto è inutile: le liste antisistema non otterranno alcun seggio. Quand’anche superassero la soglia di legge, ci siamo chiesti da chi sono formate? Da coloro che ritengono vi sia un eccesso di presenza del privato e una carenza di potere pubblico. Le meno distanti da questa concezione sono sicuramente la lista Vita e quella Italexit che però si presentano “intelligentemente” separate. E comunque sia Gianluigi Paragone che Sara Cunial, attribuiscono gli attuali danni a una presunta economia liberista che solo loro riescono a vedere attualmente applicata. Per non parlare della loro da non molto tempo passata appartenenza a quella forza politica fanaticamente giustizialista che viene giustamente accusata da Gianfabio Cantobelli di voto di scambio e di truffa gaglioffa. Il male minore? Forse. Ma chi ce lo garantisce, visti i precedenti? Perché non si dovrebbe puntare a una testimonianza politica che riesca a superare il cinquanta per cento di astensioni esprimendo una sanzione morale all’attuale mondo politico? Le elezioni sarebbero comunque valide? Certamente. Ma almeno non saremmo complici.

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