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Piemonte stato: d’italia si muore come allora

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piemontedi REDAZIONE

Abbiamo parlato con Sonia Turinetti, presidente di Piemonte Stato, movimento politico-culturale che ha come fine l’indipendenza del Piemonte, sul tema delle “Giornate di sangue” del 21 e 22 settembre 1864 a Torino.

Vuole chiarire ai Lettori di “Civico20News” le finalità del movimentoPiemonte Stato?

Piemonte Stato si definisce movimento politico-culturale che ha come fine l’indipendenza del Piemonte perché le due cose, secondo noi sono inscindibili, e cioè, dal nostro punto di vista, per fare una buona politica bisogna avere una buona conoscenza del territorio e delle sue potenzialità sul lato economico. Della sua storia, dei suoi usi e costumi, della sua lingua, della sua natura… in una parola, appunto, la sua cultura.

È tra l’altro evidente che se siamo arrivati a questo punto è proprio perché le persone preposte a governare la nostra regione non avevano e non hanno tutt’ora la benché minima conoscenza del territorio. Il nostro movimento è anche ideologicamente trasversale, perché secondo noi il punto principale è arrivare all’indipendenza, e solo dopo, una volta raggiunta la completa sovranità, i cittadini della neonata (rinata) nazione decideranno che schieramento eleggere per scegliere in quale maniera essere governati.

Piemonte Stato quale “lettura” dà delle “Giornate di sangue” di Torino del 21 e 22 settembre 1864?

Quest’anno si sono commemorati i 150 anni della strage di Torino e una riflessione ci sembra d’obbligo farla. Prima di tutto è doverosa una premessa fondamentale, senza la quale perderebbe o sarebbe comunque travisato il senso di questa giornata.

Noi quel giorno siamo andati a celebrare e ricordare i nostri morti uccisi dallo stato italiano, per mano di carabinieri italiani mandati a Torino da tutta Italia proprio per tale scopo…punto! Il motivo (spostamento della Capitale ) non ci interessa ed è quello che gli italianisti usano per far passare la commemorazione come “italiana“ mentre per noi conta solo il fatto che (ribadiamo!) dei piemontesi sono stati uccisi dallo stato italiano.

Come considera la commemorazione di domenica 21 settembre?

Della commemorazione di domenica non possiamo che essere più che soddisfatti, e questo per due motivi:

il primo è che, nonostante il boicottaggio dei grandi organi d’informazione, la partecipazione è stata notevole. Questo sia nel momento celebrativo in Piazza San Carlo sia nel bellissimo e fiero corteo che si è snodato fino alla Cavallerizza Reale quando, nel momento del ricompattamento in Piazza Castello si è vista una grande macchia di bandiere rosso crociate come mai era successo prima.

il secondo è che il nostro striscione “D’Italia si muore ora come allora” ha trovato il consenso unanime dei partecipanti, tant’è che dietro di esso si è sfilato in Piazza San Carlo prima verso il Caval ëd Brons e poi verso la lapide commemorativa. Il messaggio era chiaro e forte, non certo diplomatico, e la sua matrice era evidente dato il logo del nostro movimento che campeggiava su di esso.

Come vedete il futuro dei movimenti identitari e indipendentisti?

Quanto avvenuto domenica 21 settembre ci fa ben sperare per il futuro, sperare che una nuova coscienza identitaria e indipendentista stia crescendo e, non più timorosa ma anzi orgogliosa voglia rivendicare la voglia di sovranità della propria terra, che dopo 153 anni di coma ha riaperto gli occhi.

QUI L’ARTICOLO ORIGINALE

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