di GILBERTO ONETO
A usare l’architettura a fini politici sono di solito i regimi illiberali: esiste una architettura sovietica, come esiste – ancora più inequivocabilmente – uno stile fascista facilmente riconoscibile. Non ha scherzato neppure l’Italia unita uniformando per tutta la penisola gli interventi di edilizia pubblica: un esempio per tutti sono gli orribili scatoloni di cemento progettati dal fratello del senatore Spadolini che le Poste hanno piazzato un po’ dappertutto, senza alcun rispetto per i diversi contesti ambientali.
In generale però, a parte i casi estremi, l’utilizzo dello strumento urbanistico-architettonico-ambientale è molto più subdolo, e la devastazione dei paesaggi percepiti risulta più una conseguenza che uno strumento di annientamento culturale. Viviamo oggi una situazione che è il frutto avvelenato dell’effetto combinato di interventi ideologici consapevoli e di comportamenti che derivano da una condizione socio-economica e cultura
Comments are closed.