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Povertà, libertà individuali e Stato autoritario

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di ALEX SWAN

Vi siete mai chiesti perché a Cuba, le persone vivono in baracche fatiscenti, sopravvivono tramite espedienti, e scavano nella spazzatura? La stessa domanda possiamo porcela per tutte le altre nazioni del terzo e quarto mondo e credo che a breve dovremo chiedercelo anche per il secondo e primo mondo. Perché? Di chi è la colpa?

Perché alcune realtà vivono un generale e diffuso benessere mentre altre annaspano nella miseria nera, con popolazioni talmente povere da non avere nemmeno la possibilità di avere accesso alla”acqua potabile? Ripeto, perché alcuni hanno raggiunto l’eldorado, mentre altri vivono ancora oggi in povertà, senza acqua né cibo, come se i progressi medico scientifici, la rivoluzione industriale, la libertà e l’indipendenza economica non fossero mai comparse sul pianeta? Perché?

Perché queste persone vivono ancora in schiavitù data dalla totale povertà economica? La risposta sta nella domanda.

Perché non sono liberi, ma schiavi dello stato sociale e socialista. Le popolazioni degli stati poveri, non sono libere ma vivono sotto il pesante ombrello statale, che limita e impedisce la libera iniziativa privata. Stati a chiara vocazione dirigista che non hanno nessuna convenienza affinché le masse si liberino dal giogo dato dal ricatto della redistribuzione sociale.

È chiaro che, se pochi eletti hanno accesso e gestiscono le intere ricchezze di una nazione, le classi politiche dominanti non avranno nessuna convenienza a spartire quelle ricchezze, consentendo ai poveri di liberarsi. La chiave di volta è come sempre la libertà. Libertà significa poter vivere degnamente.

La condizione economica di ciascuno di noi è strettamente legata all’indice di libertà individuale. Più le libertà individuali saranno preservate e tutelate, più quella comunità potrà godere dei frutti dell’albero della vita in modo diffuso e trasversale. É una equazione comprovata e consolidata.

Per questo vogliono toglierci la libertà. Per questo l’obiettivo è che per raccogliere i frutti dell’albero serva una patente, un certificato di abilitazione, oppure un green pass.
Più l’accesso all’albero da frutto sarà limitato, più frutti potranno godere coloro i quali avranno il permesso di accedervi.

Per sconfiggere la povertà cronica di una “Repubblica democratica del Congo”, non serve la vostra carità estemporanea, serve che voi capiate che i congolesi sono poveri perché sono governati da criminali che si rifiutano di applicare le leggi dell’economia di libero mercato, che potrebbero permettere ai loro cittadini di raggiungere il benessere dato dalla libertà economica.  I loro governanti, preferiscono restino poveri e ricattabili, li preferiscono schiavi e ovviamente raccontano loro i pericoli che correrebbero in una società liberista senza garanzie sociali. Raccontano loro (ma lo fanno pure con noi) una realtà distopica.

Se non si afferra pienamente che gioia, salvezza e benessere sono direttamente proporzionali al grado di tutela delle libertà individuali, è ovvio che non possiate capire la battaglia di chi oggi combatte contro il green pass o altre norme liberticide dello stato di diritto. Non si tratta di essere complottisti, terrapiattisti o antiscientifici.

Purtroppo, la realtà fattuale è ben peggiore della fantasia e il nostro recente passato dimostra che nessun individuo, in nessun angolo della terra può ritenersi davvero al sicuro dall’aggressione coercitiva degli stati. Nessuno è al sicuro. Lo stato non è etico per convinzione ma lo è per convenienza della ricerca del consenso. Consentire ad uno stato di togliere alcune libertà inviolabili universali, equivale all’accettazione dello stato autoritario, a premessa dello stato totalitario di regime.

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