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A proposito di banche e bugie, ecco a voi ancora matteo renzi!

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di MATTEO CORSINI

Quando Matteo Renzi discute con chi lo contesta, ne escono siparietti grotteschi. Per esempio, un azionista di Banca Etruria ha detto rivolgendosi a Renzi: “Avete salvato i banchieri e io ho perso i miei risparmi: spero che qualcuno si ricordi di quello che avete fatto, prima di mettere una crocetta”.

Pronta la replica renziana:Io? Non me lo dici che ho salvato i banchieri, ma migliaia di correntisti”, aggiungendo che “ci sono un sacco di bugie in rete e questa questione mi sta a cuore più di ogni altra cosa”. Ancora: Noi non abbiamo salvato nessuna banca. Noi abbiamo riformato le banche popolari, con una riforma che non riguardava Banca Etruria, perché era già quotata in borsa, ma era fondamentale per andare a scoprire le schifezze di Banca di Vicenza e di tutte le altre. Etruria è stata citata per motivi politici, perché c’era il padre della Boschi, ma non c’entrava”.

Poi: Ti raccontano un sacco di bugie, ma sulla vicenda delle banche noi abbiamo fatto chiarezza e ieri abbiamo proposto il fondo anche per azionisti e subordinati se ci sono delle caratteristiche. Quando mi viene detto che ho salvato i banchieri, caro mio, sappi che noi abbiamo salvato i correntisti”. E per finire: Se non c’era quel decreto legge morivano migliaia di persone che avevano i conti corrente. Perché gli azionisti sono affossati? Studia quale governo ha voluto il ‘bail in’, non il mio”.

L’azionista di Etruria in questione avrà certamente sentito bugie in passato, ma anche in questa conversazione con Renzi il suo interlocutore gli ha fornito una versione dei fatti che, se non la si vuole definire mendace, si deve quanto meno sottolineare che non collima perfettamente con la realtà storica.

In primo luogo, Renzi e il suo governo non hanno salvato alcun correntista. Tutti gli oneri derivanti dal decreto del novembre 2015 che stabilì la risoluzione delle quattro banche, tra cui Banca Etruria, fu a carico delle altre banche. Quindi, in ultima analisi, degli azionisti (e in parte dei clienti) di queste ultime. In buona sostanza, come sempre quando un governo “salva” qualcuno, compie un esercizio di omosessualità passiva usando il posteriore altrui.

In secondo luogo, Renzi fa confusione sul contenuto della stessa riforma delle banche popolari di cui mena vanto. Il punto fondamentale della riforma consisteva nella trasformazione in società per azioni delle banche popolari con oltre 8 miliardi di attivi. In sostanza, si trattava del passaggio dalla forma cooperativa ispirato al principio che ogni socio dispone di un voto a prescindere dalla sua partecipazione al capitale sociale, a quello in base al quale i voti sono proporzionali al numero di azioni.

La circostanza che alcune banche popolari (tra cui Etruria) fossero quotate in borsa non c’entra nulla. La riforma, infatti, non imponeva la quotazione in borsa. Vero è che, nel caso delle popolari non quotate (tra cui le due venete), il meccanismo di formazione del prezzo di sottoscrizione e scambio delle azioni, deliberato dall’assemblea su proposta del consiglio di amministrazione, spesso finiva per far sì che quei prezzi esprimessero multipli sul patrimonio netto ben superiori a quelli delle banche quotate.

Quanto alla direttiva BRRD, che contiene la disciplina del bail-in, fu recepita dal governo precedente a quello di Renzi. Il quale, però, all’epoca non viveva su Marte, né era all’opposizione, bensì militava nel principale partito della maggioranza che sosteneva tale governo.

Quindi i casi sono due: o Renzi ha qualche problema di memoria, oppure le bugie quell’azionista di Etruria non le ha sentite solo in passato.

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