di MATTEO CORSINI
Come ho scritto più volte, tendo a diffidare dei proclami di tagli alla spesa pubblica, perché si tratta di una sostanza che crea dipendenza tanto nei percettori delle elargizioni, quanto in chi le effettua. E la permanenza al potere di questi ultimi dipende a volte in modo significativo dal voto dei primi. Di conseguenza, credo che solo in casi disperati, quando cioè lo Stato arriva sull’orlo della bancarotta e spremeRE risorse mediante ulteriore tassazione è impraticabile, si possa vedere qualche taglio di spesa che non sia solo simbolico.
Sono quindi abbastanza scettico, sperando di essere smentito dai fatti, sui risultati che concretamente otterrà il Department of Government Efficiency (DOGE), affidato da Donald Trump a Elon Musk con l’obiettivo di ridurre la spesa federale per trilioni di dollari. Le azioni del DOGE sono state finora caratterizzate da dichiarazioni roboanti e rivendicazioni di tagli per decine di miliardi alla volta, ma sulla effettività dei risparmi non vi è consenso.
Ciò che invece, come prevedibile, è puntualmente arrivata è la marea di lamentele per i danni che questi tagli farebbero. Si arriva perfino a mettere in evidenza che i licenziamenti di lavoratori pubblici e di aziende che operano solo come fornitori di enti pubblici faranno male al Pil. Il che fa capire quanto sia diffusa la mentalità keynesiana (che alcuni adepti continuano ridicolmente a ritenere essere minoritaria) per cui, fino a quando ci sono disoccupati, ha senso per lo Stato assumerli per scavare buche e poi riempirle. Ragionamento che, ovviamente, perde di vista il fatto che il denaro necessario a pagare questi signori dovrebbe arrivare dalle tasse (anche implicite, ossia inflazione) pagate da qualcun altro, anche in futuro, e che i pagatori di tasse dovrebbero pertanto rinunciare a fare di quel denaro un uso certamente più utile, essendo l’utilità un concetto soggettivo.
E si finisce anche per assistere a proteste che a me sembrano grottesche, come quelle contro “l’attacco alle terre pubbliche degli Stati Uniti”, che si sostanzierebbe, secondo i manifestanti, con il licenziamento di 1000 dipendendi del National Park Service. Cosa che metterebbe a rischio la sicurezza di alpinisti ed escursionisti, soprattutto in alcune aree del Paese. Ora – e lo dico da praticante – che il soccorso alpino e la guardia forestale siano due occupazioni che possono essere fornite solo da dipendenti pubblici è ridicolo.
Che poi faccia comodo a chi protesta che il costo sia per lo più a carico della generalità dei pagatori di tasse è un altro discorso, ma credo che servirebbe un minimo di senso del pudore. Che evidentemente non c’è.