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Qatargate: il richiamo all’etica dei politici fa semplicemente ridere

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di MATTEO CORSINI

Dove si esercita potere politico e si può decidere su faccende con impatti economici significativi facendone ricadere le conseguenze (i costi) su altre persone, è inevitabile che vi sia corruzione. Non deve quindi stupire ciò che sta emergendo in questi giorni in merito al cosiddetto Qatargate.

A me non stupiscono neppure le reazioni, ancorché non condivisibili. Si va dalla difesa dell’istituzione considerando i presunti colpevoli come pecore nere in mezzo a un gregge di pecore immacolate, a invocare l’istituzione di organismi a controllo dell’etica, che francamente aumenterebbero i costi senza risolvere il problema.

Una proposta del genere viene, per esempio, sponsorizzata dalla ministra tedesca con delega su Europa e Clima, Anna Lührmann, che auspica la creazione di un “organismo etico europeo” che “potrà aumentare la trasparenza per l’integrità della nostra istituzione”. In teoria anche uno dei veicoli che pare siano stati utilizzati dalle persone al centro dell’indagine avrebbe dovuto essere “etico”, trattandosi di una ONG denominata “Fight Impunity”.

Nulla potrà mai garantire che i tutori dell’etica siano a loro volta degli angeli. Al contrario, riducendo i poteri esercitabili dai soggetti potenzialmente corruttibili, si ridurrebbe la potenziale corruzione. In sostanza, invece di tendere a una costante espansione dell’intervento statale e sovrastatale, si dovrebbe fare l’esatto contrario.

Non succederà, ovviamente. Ma, altrettanto ovviamente, nessun organismo a tutela dell’etica sarà risolutivo. L’unica certezza sarebbero i costi a carico dei pagatori di tasse europei.

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