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Quanta ignoranza circola sulla banca d’italia

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depositi-bancaridi MATTEO CORSINI

“Se la Bundesbank avesse una struttura proprietaria come quella della Banca d’Italia, Deutsche Bank ne sarebbe il primo azionista e sicuramente si opporrebbe all’ipotesi di Coeure. Ma la Banca centrale tedesca è interamente di proprietà della Repubblica Federale Tedesca, che al momento tiene molto alla sopravvivenza dell’euro”. In un articolo su MF, Marcello Bussi dà conto delle critiche alla politica monetaria della BCE avanzate su Handelsblatt da John Cryan, amministratore delegato di Deutsche Bank.

Critiche riguardanti gli impatti deleteri dei tassi negativi sui margini di interessi delle banche, nonché su assicurazioni e fondi pensione, oltre che sui risparmiatori. I quali non sono indotti a spendere di più, bensì a risparmiare maggiormente, dato che le somme accantonate non rendono nulla. Le imprese, dal canto loro, non aumentano gli investimenti per via dell’incertezza generata da una politica monetaria che non fa altro che segnalare che l’economia non è affatto in ripresa.

Posto che a me sembrano critiche di buon senso, Bussi ha richiamato le affermazioni di Benoit Coeure, membro del Comitato esecutivo della BCE, secondo il quale “se non accadrà molto sul fronte delle riforme strutturali e della politica fiscale, allora la Bce farà di più”. Aggiungendo poi la frase che ho riportato, che solitamente è un cavallo di battaglia di signoraggisti e altri ignoranti (tecnicamente parlando) monetari di varia natura.

Il fatto che la Banca d’Italia sia formalmente di proprietà di soggetti privati (in gran parte banche), non significa che prenda ordini dai proprietari, come avverrebbe in una normale società di capitali. Tecnicamente è perfino improprio parlare di azionisti in riferimento a chi detiene le quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia (ancorché sia comprensibile che così li si definisca nel linguaggio comune), dato che si tratta di un istituto di diritto pubblico (il che dovrebbe rassicurare chi vede nella parola “pubblico” la fonte di ogni bene). Quindi la posizione assunta dal Governatore della Banca d’Italia in seno al Consiglio direttivo della BCE (e lo stesso vale per tutti gli altri esponenti della Banca d’Italia quando operano nelle strutture della BCE) non è dettata dai cosiddetti azionisti.

D’altro canto, se veramente i proprietari privati avessero potere decisionale, come si spiegherebbe il fatto che gli esponenti del Direttorio non sono nominati dai soci e che la gran parte degli utili non viene destinata a dividendi, bensì retrocessa al Tesoro? Nel 2015, per esempio, la Banca d’Italia ha versato allo Stato 1.012 milioni di imposte (e fin qui rimaniamo nell’ambito della tassazione) e, su un utile netto di 2.797 milioni, 2.157 milioni (pari al 77%) sono stati retrocessi allo Stato, 300 milioni sono stati accantonati a riserva ordinaria e solo i restanti 340 milioni sono stati destinati a dividendi.

Quale proprietario, se avesse potere decisionale, farebbe nominare i vertici ad altri (di fatto, a chi governa) e ripartirebbe l’utile in quel modo?

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