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Quanto costa una rotonda? neanche in svizzera si può sapere

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svizzeradi  PAOLO PAMINI*

Siamo in auto in una rotonda, guardiamo a sinistra, mettiamo la freccia, svoltiamo e proseguiamo il nostro cammino. Qualcosa non quadra: la colorita aiuola, la bella erbetta, la decorazione al centro. Ma quanto mai saranno costati? Arriviamo a Bellinzona, costeggiamo il nuovo megapalazzone dei funzionari cantonali. E quello lì quanto mai lo avremo pagato? Ci rimettiamo al volante, incolonnati a causa di un cantiere: aprono e chiudono la strada per rifare le tubature.

A che prezzo per il contribuente? Siamo sinceri: chi di noi sa dire quanto costano le opere pubbliche, se non chi ha allestito il capitolato e chi ha poi vinto l’appalto? Per non parlare dei servizi dello Stato, in primis la scuola ma anche un semplice sportello pubblico o la cala neve. Qualche cifra, soprattutto ora che siamo in campagna elettorale, il contribuente la sente. Si sa, per esempio, che il Cantone consuma ormai fr. 3.5 mrd. l’anno in spesa corrente. Significa in sostanza fr. 10.000 per ogni abitante. Son bei soldini, chi paga infatti più di fr. 10.000 di imposte all’anno solo al Cantone? Ma queste sono cifre astratte. In quali progetti finiscono i soldi dei contribuenti? Una proposta molto semplice sarebbe di fare esattamente quanto avviene nei negozi: etichettare la mercanzia.

In altre parole, applicare perlomeno sui manufatti pagati con le nostre imposte dei grandi cartelli con su il prezzo pagato. Ti piace la rotonda? Fr. 2.300.000. Bello il palazzone dello Stato, vero? Etichetta da fr. 70.000.000 (gli zeri si pagano). Per non sbagliare, si potrebbe anche pitturare il prezzo o colarlo nel cemento, come l’anno di costruzione sui portali delle gallerie. Sempre che ci sia spazio sufficiente. Per generare la consapevolezza che nulla è gratis e che qualcuno paga, anche quello che ci appare gratis perché è pubblico, ci vuole informazione ed educazione. Anche i servizi dello Stato hanno un costo ed un prezzo, anche le sue infrastrutture sono costate sacrificio a chi ha pagato le imposte, rinunciando a qualche vizio o desiderio. Si fa un gran parlare dei conti pubblici in disequilibrio e di meccanismi di controllo della spesa o di aumento del prelievo d’imposta (ahimé da un anno in Ticino realtà). Si aprono inchieste ed esplodono scandali sul malimpiego dei mezzi pubblici. Ma non si fa nulla di concreto per far circolare tra i cittadini-contribuenti l’informazione fondamentale: quanto costa un determinato servizio o bene pubblico. Sembrerebbe una proposta logica e semplice, no?

Inoltrata in Gran Consiglio il 18 aprile 2012 da AreaLiberale una mozione proprio in tal senso, il 30 gennaio 2013 il Governo ticinese propone al Parlamento di bocciarla, cosa che prontamente avviene. Questo è il numero 23 (“buon governo, cultura dei costi e della parsimonia”) di 44 concreti atti parlamentari di AreaLiberale che il cittadino può leggere in un libretto appena dato alle stampe e ordinabile gratuitamente su www.paolopamini.ch. La visione del mondo che sta alla loro base è quella spesso descritta e commentata in questa rubrica: più sussidiarietà, più solidarietà (anziché socialità), maggior consapevolezza e rispetto dei sudati soldi prelevati ai contribuenti, e naturalmente la massima parsimonia nelle economie pubbliche. In una repubblica, affinché sia nella condizione di decidere è centrale che il sovrano sia informato. Da noi, per il momento il sovrano è ancora il cittadino.

* La Destra (AreaLiberale) e Liberales Institut

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