di ROMANO BRACALINI
C’è sempre negli innovatori e nei “rivoluzionari” il pericolo di assomigliare al modello che si vorrebbe abbattere. Ogni rivoluzione sempre ha finito per divorare se stessa. E tuttavia dell’esperienza qualcosa resta e tutto non è mai come prima. Il percorso della Lega si è interrotto molto lontano dall’obiettivo. Una rivoluzione che col tempo ha perduto lo slancio originario. C’è stata una mutazione genetica che ha trasformato il movimento in sistema di potere che non si discostava troppo da un altro. In nessun altro partito è avvenuto un passaggio altrettanto vorticoso di uomini che dopo una breve stagione se ne andavano, sparivano, senza una ragione apparente, come bollati da un marchio d’infamia che veniva taciuto ai militanti, i quali, per dedizione o timore, avevano il torto di non pretendere spiegazioni. Gli uomini nuovi che arrivavano erano forse più ubbidienti ma non migliori. Lo stesso carattere “nordista” della Lega ha perso via
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