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Rating e agenzie di rating, piovono le solite sciocchezze

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di MATTEO CORSINI

“Valutare il debito di un paese che non ha il potere di creare la sua moneta significa lasciare campo alla speculazione”. All’indomani della decisione dell’agenzia di rating DBRS di abbassare il giudizio sul merito di credito della Repubblica italiana, non poteva mancare un’intervista a Jean-Paul Fitoussi, economista francese molto ascoltato (per lo meno dai giornalisti) in Italia. Ebbene, Fitoussi arriva a sostenere che andrebbe vietato alle agenzie di rating di esprimere giudizi sul debito pubblico di un Paese privo di sovranità monetaria, per non “lasciare campo alla speculazione”.

Sulle agenzie di rating i giudizi sono per lo più negativi, soprattutto a seguito della crisi che ha avuto inizialmente come oggetto le cartolarizzazioni su mutui sub-prime, le cui tranche senior erano state generosamente valutate con parecchie A. Molto critiche sono state le banche centrali, per esempio. Tra le quali la BCE, che, per “punire” queste società operanti in oligopolio, ha pensato di rendere obbligatori almeno due rating (invece di uno solo) per le cartolarizzazioni che possono essere utilizzate come collaterale per ottenere finanziamenti da parte delle banche, oltre a rendere, di fatto, molto difficile l’accesso al mercato a nuove agenzie. In pratica, ha assicurato alle agenzie oligopoliste ulteriore giro d’affari a parecchi zeri.

All’inizio del Novecento questo servizio di valutazione del merito di credito si sviluppò come tanti altri servizi di mercato. A far degenerare la situazione fu la istituzionalizzazione del rating da parte delle autorità di vigilanza, che introdussero via via l’obbligatorietà di questo strumento per diversi prodotti finanziari. Fino, appunto, al paradosso di criticare pesantemente le agenzie per via dei rating attribuiti alle cartolarizzazioni con sottostante i mutui sub-prime, procedendo al tempo stesso a fornire loro molto più lavoro grazie all’estensione dell’obbligatorietà di avere più rating per lo stesso prodotto. Uno strano modo per ridimensionare il peso di soggetti il cui operato è stato giudicato negativamente.

In questa sede non intendo esprimere un parere sull’operato delle agenzie di rating, bensì commentare l’affermazione di Fitoussi, secondo il quale, in sostanza, andrebbe vietato alle agenzie di esprimere un giudizio sugli Stati che non possono monetizzare direttamente il loro debito. Non vedo per quale motivo trattare gli Stati diversamente dagli altri emittenti, che generalmente non hanno il potere di monetizzare le proprie passività.

Ma basta tirare in ballo la “speculazione” per poter affermare qualsiasi sciocchezza. Come se il termometro fosse responsabile della febbre.

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