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Reato fiscale presunto? lecito il sequestro preventivo dei beni

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schiacciatodi ARTURO DOILO

“Il Facta è diventato il modello per la cooperazione intergovernativa per la caccia sistematica ai redditi. L’OCSE, quell’inutile carrozzone europeo con la missione istituzionale della cooperazione e sviluppo (!), dopo aver recepito il Facta, ha subito approntato e con zelo, un altro strumento, il Common Reporting Standard per abolire completamente la privacy. Ogni individuo che crea attività all’estero è ormai un potenziale indagato”.

Non sbaglia Gerardo Coco quando ci mette in allerta sull’avanzata senza sosta della tirannia fiscale. Ieri, il notiziario delle Piccole Medie Imprese, titolava così: “Conto in Paesi Black List? Sequestro preventivo”. Ergo, diventa lecito il sequestro preventivo per reato tributario presunto (si noti il termine presunto!), se non si dichiarano i movimenti bancari in paesi Black List.

Insomma, disporre di denaro in Paesi facenti parte della Black List (qui l’elenco) può integrare la presunzione di reato tributario (vedi qui) e, di conseguenza, giustificare la richiesta di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente. E’ la solita Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5733 dell’11 febbraio 2016, ad averlo deciso. La stessa corte che ammette il “solve et repete” e che ritiene che della “privacy” lo Stato può farne strame se il Fisco ha fame ed ha bisogno dei vostri averi!

La sentenza è il frutto di una contestazione di un contribuente contrario al fatto che le presunzioni tributarie non possono costituire fonte di prova del reato, ma dalla verifica della Guardia di Finanza erano emerse movimentazioni in danaro tramite due intermediari residenti nel Regno Unito e in Svizzera, senza indicare tali attività nelle dichiarazioni citate. Nel caso in oggetto – spiega il sito pmi.it – al contribuente veniva contestata l’omissione di indicazione in dichiarazione dei redditi (art. 4, D. Lgs. 10 marzo 2000, n. 74) di elementi attivi (conto corrente presso banca svizzera), evadendo la relativa imposta.

In sintesi, se lo Stato presume non ci sono più vie di scampo. Lo schiavo fiscale è definitivamente, e democraticamente, una realtà.

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